2021-08-16
Sconti sulle surrogate per chi abbraccia l'ideologia gender
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Un atto di amore e, ora, anche di «giustizia sociale». La novità nell'universo della maternità surrogata va a braccetto con l'identità di genere con le cliniche di surrogazione di maternità che propongono ai futuri genitori di non registrare il sesso del bambino per «rispetto delle sue volontà future». E accettando l'ideologia gender, si ottiene uno sconticino sulle pratiche: fino a 1.000 dollari in meno per la preparazione delle pratiche. She/her. He/his. They/their. I pronomi - da aggiungere al proprio nome rigorosamente in inglese - sono ormai qualcosa a cui i social network e la generazione Z ci hanno abituato da tempo. Ma che dire dei neonati? Come può un bimbo, nato maschietto o femminuccia, sapere cosa sarà in un futuro? E, soprattutto, capire il significato dietro questa scelta?A queste domande hanno pensato bene di rispondere alcune cliniche di maternità surrogata a stelle e strisce che hanno scelto di applicare la politica del genderless e del politicamente corretto anche ai piccoli non ancora nati. Chi pensava che il grembo materno fosse il luogo più sicuro al mondo, lo scudo contro qualsiasi ingiustizia o follia, si sbagliava. Ma da dove è partita questa ennesima follia? La moda è nata in modo un po' particolare nello stato di New York che ha copiato una legge, emanata in Ohio, che prevede la possibilità per le persone trans di modificare il proprio sesso anche sul certificato di nascita. Un passo in avanti per la comunità LGBTQ+ subito adottato anche dalle cliniche di maternità surrogata sempre alla ricerca di nuove tendenze per attirare madri surrogate e potenziali genitori. Una scelta, quella di rendere i certificati di nascita genderless, approvata anche dall'AMA, l'American Medical Association, che ha raccomandato che la designazione del "sesso" sia rimossa dalla parte pubblica dei certificati di nascita dei bambini, riservando questa informazione solo ed esclusivamente ai professionisti medici. Il motivo è semplice: «assegnare il sesso usando una variabile binaria e metterlo sulla parte pubblica del certificato di nascita perpetua una visione che è immutabile e designare i bambini come "maschio" o "femmina" alla nascita non riconosce lo spettro medico dell'identità di genere».Secondo le cliniche, molte delle quali offrono la possibilità di seguire il percorso dei bambini nati attraverso maternità surrogata fino ai 10 anni, «l'attuale requisito di elencare il sesso binario o la categoria di genere di un bambino nella documentazione disponibile al pubblico può portare a molti problemi e a un impatto con la realtà del proprio genere sproporzionato sulle persone trans, non binarie e intersessuali». Un esempio? I bambini la cui identità di genere non corrisponde al sesso sul loro certificato di nascita possono sperimentare discriminazione o imbarazzo quando si iscrivono a scuola. A far eco alle cliniche, l'AMA che ha aggiunto come «i certificati di nascita sono stati storicamente utilizzati per discriminare, promuovere gerarchie razziali e proibire la miscegenazione. Per questo motivo, la razza dei genitori di un individuo non è più elencata nella parte pubblica dei certificati di nascita. Tuttavia, la designazione del sesso è ancora inclusa nella parte pubblica del certificato di nascita, nonostante l'elevatissimo potenziale di discriminazione».Dall'Ohio a New York, questa nuova moda che affligge ancora una volta anche dei neonati, incapaci di ribellarsi alle teorie gender, corre veloce e attraversa gli Stati Uniti da Est a Ovest. Se nella apertissima e arcobaleno California, la pratica sembra ormai consolidata, gli stati del Sud sembrano più restii a questa nuova frontiera che unisce l'identità di genere alla maternità surrogata. Sono le stesse mamme surrogate a domandarsi il perché di questa scelta, e a trasmettere il dubbio ai futuri genitori che vengono invogliati ad accettare grazie a sconti - fino a 1.000 dollari - sulla compilazione delle pratiche per la chiusura del rapporto di surrogazione di maternità. In bilico tra l'aderire a questo nuovo trend e respingerlo con forza, il Vermont ha ben pensato di "salvarsi" dall'ideologia scegliendo di non definire più i nuovi nati attraverso maternità surrogata attraverso il nome ma con un numero. L'annuncio è arrivato su social dalla clinica numero uno dello Stato che ha esordito, a inizio luglio, con un messaggio alquanto bizzarro: «Diamo il benvenuto ai bimbi #41 e #42, una coppia di gemelli nata dalla nostra surrogata Joyce». A domanda posta sul perché dell'utilizzo del numeri l clinica ha prontamente risposto con il solito ritornello: «la maternità surrogata è un dono prezioso che una donna fa a una coppia o a una persona in difficoltà. Poco importa che i bambini si identifichino con nome maschile o femminile, quel che conta è celebrare la nascita». Il passo verso la lista con gli asterischi al posto delle consonanti nei nomi sembra ormai breve. Anzi, brevissimo.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)