2022-09-08
Attacco jihadista contro i missionari. Uccisa suora italiana in Mozambico
Il presidio dei Comboniani in fiamme. Nel riquadro Maria De Coppi in Mozambico (Ansa)
Commando di al Shabaab fa irruzione nel presidio dei comboniani: colpita a morte suor Maria De Coppi. Aveva 83 anni e operava in Africa dal 1963. Altri religiosi sono fuggiti nel bosco, due consorelle forse rapite. Una religiosa comboniana della diocesi di Vittorio Veneto (Treviso), suor Maria De Coppi, 83 anni, è stata uccisa nel corso di un attacco terroristico in Mozambico, dove operava dal 1963. L’annuncio è stato dato dal settimanale diocesano vittoriese L’Azione: «In base alle notizie giunte sembra che l’assassinio sia stato perpetrato da alcuni terroristi che hanno agito nella missione dove suor Maria prestava servizio, nel barrio Muatala, nella provincia di Nampula», che si trova circa 300 chilometri dall’area di Cabo Delgado che dal 2017 è il bersaglio fisso della branca locale dell’Isis, con 3.000 morti e oltre 800.000 profughi da inizio conflitto. Cosa è accaduto nella missione dei comboniani? É possibile che siano stati trascurati gli allarmi degli scorsi giorni? Secondo l’africanista Matteo Giusti, profondo conoscitore della regione, «l’attacco notturno alla missione di Chipene non era così inaspettato. Il giorno precedente i missionari comboniani avevano notato movimenti sospetti e parlando con i confratelli in Italia avevano lanciato un allarme». Cosa è successo quando i jihadisti sono arrivati alla missione? «Il commando ha agito con metodi militari, incendiando e distruggendo gli edifici della missione, senza però attaccare i dormitori. Nei concitati momenti dell’assalto, mentre i due sacerdoti don Lorenzo Barro e don Loris Vignandel riuscivano a nascondersi nella boscaglia con alcuni giovani, suor Maria De Coppi veniva uccisa a colpi di arma da fuoco. Nella prima ricostruzione sembra che la religiosa abbia lasciato il dormitorio femminile per andare a vedere cosa stesse accadendo e proprio in questo spostamento sarebbe stata colpita a morte. Un’altra suora avrebbe trovato rifugio nella foresta con alcune giovani, mentre di altre due consorelle non si sa nulla, ma c’è il rischio che siano state rapite dagli assalitori per ottenere un riscatto». Qui, precisamente nella penisola di Afungi, si trova il più importante bacino di estrazione di gas naturale dell’intera Africa. Scoperto nel 2010, ha sconvolto per sempre le dinamiche politico-sociali dell’area. Anche perché l’estrazione di idrocarburi vale qualcosa come 150 miliardi di dollari e la prima produzione di gas naturale liquefatto (prevista per il 2024) è stimata in non meno di 43 milioni di tonnellate l’anno. Qui operano i jihadisti del gruppo chiamato Al-Sunna wa Jama’a (Aswj) anche noti come al-Shabaab (i giovani). Nonostante si facciano chiamare come i jihadisti somali (fedeli ad al-Qaeda) gli al-Shabaab mozambicani hanno sempre ostentato fedeltà all’Isis, tanto che nella loro produzione mediatica si sono sempre fatti riprendere con le bandiere nere dello Stato islamico. Nonostante questo, l’Isis non sembra controllare effettivamente gli insorti mozambicani, anche se ci sono prove che abbia inviato addestratori. Il Presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Nyusi, ha confermato nel pomeriggio di ieri gli attentati terroristici degli ultimi due giorni in alcuni villaggi dei distretti di Eráti e Memba, nella provincia di Nampula che da venerdì scorso è stata presa di mira dai jihadisti. Nyusi ha spiegato che «gli attacchi sono stati effettuati da gruppi di tre-cinque elementi in fuga da Cabo Delgado, a causa dell’inasprimento dell’assedio da parte delle Forze di difesa e sicurezza mozambicane e delle loro controparti della Sadc e del Ruanda». Filipe Nyusi ha assicurato che «i combattimenti continueranno fino alla completa espulsione dei terroristi nei due distretti e a Nampula». In verità le autorità del Mozambico hanno più volte detto di aver vinto la guerra contro i fondamentalisti specie dopo le dure offensive contro il gruppo terroristico. In realtà i successi sono stati molto limitati, visto che i territori occupati dai jihadisti che erano stati riconquistati dopo poco tempo sono ritornati nelle mani degli insorti. E così, vista l’impossibilità di sconfiggerli a Maputo, hanno pensato bene di ingaggiare a peso d’oro dei mercenari provenienti dall’estero: i russi del Wagner Group e dei mercenari provenienti dal Sudafrica. Risultati? Come avvenuto in Mali: zero. Anche i mercenari hanno fallito e ora il governo aldilà delle dichiarazioni non pare essere in grado di contrastare la minaccia. Un problema enorme per la popolazione ma anche per tutte quelle multinazionali che qui hanno decine di miliardi di dollari per l’estrazione del gas e che ora che hanno dovuto fermarsi vista la situazione. Per loro le perdite sono milionarie e sta montando la rabbia contro le autorità che non riescono a proteggere gli investimenti. Ora a Maputo hanno archiviato la fase dei mercenari, tanto che il governo ha chiesto aiuto ai Paesi vicini ma tutto questo non sarà né facile né gratis. Intanto in Mozambico si muore ogni giorno al grido di «Allah è grande» e i cristiani sono il bersaglio preferito dei jihadisti.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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