2019-11-22
Suona l’ottava proroga di Alitalia. Altri soldi pubblici per farla volare
Dopo lo stop di Lufthansa, i commissari non possono che chiedere più tempo. Luigi Di Maio minaccia i Benetton: «Nessun baratto con le concessioni autostradali». Però sono stati proprio i 5 stelle a consegnarsi ad Atlantia.Non c'è nulla di più definitivo del provvisorio. In Italia è così. E i giallorossi sono diventati maestri nel posporre tutto. O meglio tutto tranne le tasse. E quindi dopo la mossa di rottura (in realtà attesa) di Lufthansa e il gioco sul filo del rasoio di Atlantia, al governo guidato da Giuseppe Conte non resta che avviare Alitalia verso l'ottava proroga di un prestito ponte dal valore già superiore al miliardo. Per la precisione si tratta di 1,2 miliardi che i contribuenti italiani non rivedranno mai indietro. La società legata alla famiglia Benetton che dovrebbe iniettare nella nuova società 300 milioni è ormai l'ago della bilancia. Fs durante il cda di mercoledì, ha confermato la propria intenzione di andare avanti e individua in Delta l'unico partner industriale necessario all'operazione. Non solo perché Lufthansa che ha confermato il mero interesse commerciale chiedeva 6.000 esuberi senza mettere un euro, ma anche perché la compagnia Usa si pone come socio strategico. Ieri sera gli americani hanno confermato la loro idea e di avere pronto l'assegno da 100 milioni. Così il pallino torna in mano ad Atlantia che però non vuole esporsi finché non ha la garanzia di avere in mano il rinnovo delle concessioni autostradali. Per l'azienda sembra trattarsi di una partita di giro, solo che senza l'equity dei Benetton la partita non si chiude: se salisse il Mef o altra partecipata si rischia lo stop Ue per via dei limiti dell'aiuto di Stato. D'altro canto il governo non può strappare, significherebbe dichiarare il crac e mettere a terra personale e velivoli. Ieri, non a caso Conte ha ripetuto il solito carosello: «Ci deve essere una via d'uscita, dobbiamo trovare una soluzione». La strada al momento sembra quella di concedere altro tempo, probabilmente altre tre settimane: decideranno i commissari e il ministero dello sviluppo. Nel frattempo su Atlantia cala nuovamente la scure del leader grillino Luigi Di Maio, che avverte, niente «baratti» con la concessione. Peccato che sia stato sempre lui assieme all'ex Danilo Toninelli a consegnarsi mani e piedi ad Atlantia. «Se pensavano che entrando in Alitalia non gli avremmo tolto le concessioni si sbagliavano: i morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno», ha aggiunto sempre ieri il ministro. Mandando un messaggio anche al ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che avverte: chi ha in custodia un bene pubblico come una strada, un ponte, una galleria, deve assumersene la responsabilità, altrimenti «o fa altro o la deve pagare». Solo che la minaccia di Di Maio non fa nemmeno sollevare il sopracciglio ai vertici di Atlantia che potrebbero subire invece la moral suasion del capo dello Stato, pronto a intervenire anche sull'ex compagnia di bandiera. Per il resto si attende anche l'esito della relazione tecniche sullo stato di Alitalia al momento dell'addio di Etihad. Si ipotizza un buco di 400 milioni e il 15 dicembre prossimo è l'ultimo giorno per chiedere il rinvio a giudizio. Una strada piuttosto che un'altra intrapresa dai pm laziali potrebbe anche influire sulle casse dell'attuale Alitalia. Agli italiani non resta che sperare che almeno i soldi li metta Atlantia (finanziata tra l'altro dai pedaggi che pagano gli stessi contribuenti quando circolano in auto) piuttosto che rinfilarsi nei vicoli ciechi delle amministrazioni straordinarie. Basti pensare che quella relativa al crac del 2008 ha avviato la fase di liquidazione finale solo nel 2017 e non l'ha ancora terminata. A fronte di circa 3,1 miliardi di passivo quella bad company ha raggranellato poco più di 1 miliardo di attivo. Sono stati pagati praticamente solo gli scivoli dei dipendenti e un pugno di debiti. A maggio del 2017 si stava cercando ancora di vendere gli immobili di proprietà a Barcellona, mentre a oggi ci sono ancora delle filiali da chiudere in alcuni Paesi come Nigeria, Siria, Perù, Senegal, Uruguay e Venezuela. In alcune di queste nazioni si trascinano cause da ormai più di un decennio. Ad esempio Abuja non avrebbe versato un debito e così si tiene aperta la società. Facile immaginare come può essere gestire Paesi collassati come Siria, Libia e Venezuela. Fatto sta che la gestione diventa un calvario e non si chiude. Speriamo che non accada che Alitalia fallisca di nuovo perché ci troveremmo con tre commissariamenti in uno.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.