2022-04-07
Sulla testa di Macron piove lo scandalo delle consulenze d’oro
Inchiesta per riciclaggio e frode su McKinsey, che vanta il record di contratti con lo Stato. Colpo al presidente, in calo nei sondaggi.Il cammino di Emmanuel Macron alla rielezione all’Eliseo si fa più ripido. Ieri la Procura nazionale finanziaria francese (Pnf) ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sulle società di consulenza delle quali le istituzioni transalpine hanno fatto ampiamente uso, soprattutto nell’ultimo quinquennio. Tra queste spicca la presidenza della Repubblica. L’accusa è di «riciclaggio aggravato da frode fiscale». L’inchiesta riguarda McKinsey in merito alla «questione del suo regime fiscale in Francia». Il fascicolo è stato aperto il 31 marzo scorso ma il procuratore capo della Pnf, Jean-François Bohnert, ne ha parlato solo ieri. McKinsey si trova così ancor più coinvolta nelle polemiche scatenate - il 16 marzo scorso - dalla presentazione di un rapporto sul ricorso alle società di consulenza, da parte dello Stato. Un rapporto che evidenziava la «reale influenza nella presa di decisioni» nell’adozione di politiche da parte dei ministeri d’Oltralpe. La commissione - guidata dal senatore di destra Arnaud Bazin e da quella di comunista Éliane Assassi - aveva provato come, durante la presidenza Macron, le consulenze realizzate per i dicasteri parigini fossero «più che raddoppiate dal 2018, per arrivare a 893,9 milioni di euro». Ma va anche detto che se a questo importo si aggiungessero anche le consulenze informatiche e quelle degli uffici per l’impiego transalpini, verrebbe «superato il miliardo di euro». La cifra è impressionante. Questo anche perché non è chiaro perché i ministeri di Parigi abbiano dovuto ricorrere ai servizi di consulenza. In effetti la commissione senatoriale ha chiesto ai dicasteri di spiegare quali fossero le reali motivazioni delle missioni delle società esterne ma l’80 percento di questi non è stato in grado di rispondere. Si sa però che i consulenti esterni hanno lavorato sulla riforma delle pensioni e, durante la crisi del Covid, sulla distribuzione delle mascherine e nella campagna vaccinale. I senatori avevano anche sollevato dei dubbi sul possibile ricorso all’ottimizzazione fiscale da parte di McKinsey. La società di consulenza americana è «fiscalmente soggetta all’imposta societaria (Is) in Francia» tuttavia «i suoi versamenti sono pari a zero euro da almeno 10 anni» si leggeva nel rapporto. Eppure, nell’audizione davanti alla commissione del 18 gennaio scorso Karim Tajeddine - direttore della filiale francese di McKinsey e vicino a Macron - aveva dichiarato: «Lo dico molto chiaramente, abbiamo pagato l’imposta societaria in Francia e tutti i dipendenti sono in una società di diritto francese». Per questo i parlamentari della Camera alta francese si sono rivolti alla giustizia anche per un «sospetto di falsa testimonianza».Come si può facilmente immaginare, nel mezzo della campagna presidenziale, le conclusioni del rapporto senatoriale e l’inchiesta aperta dalla Pnf hanno incendiato il dibattito politico. Il candidato del Partito comunista francese, Fabien Roussel ha apprezzato l’arrivo nel dibattito elettorale del tema della frode fiscale. Invece il candidato sovranista di Debout la France, Nicolas Dupont-Aignan ha auspicato l’apertura di un’inchiesta anche «sugli eventuali conflitti d’interesse tra Macron e le società di consulenza» e «sul suo patrimonio». Pare infatti che, in occasione della campagna presidenziale del 2017, dei dirigenti di McKinsey avessero lavorato gratuitamente per il partito del futuro capo di Stato, En Marche!. Come rivelato a fine marzo dalla Verità, dei dubbi sul patrimonio del presidente francese uscente erano invece stati sollevati dal documentario intitolato Patrimonio di Macron: dove sono finiti i milioni?, diffuso il 29 marzo scorso sul sito media francese indipendente Off Investigation. Seguendo un copione ripreso in varie occasioni durante il mandato di Emmanuel Macron - come ad esempio ai tempi dell’affaire di Alexandre Benalla - i suoi luogotenenti hanno cercato di far passare il presidente francese come una vittima. Domenica scorsa l’ex ministro dell’interno, Christophe Castaner, aveva definito la vicenda «un’operazione politica» mentre il ministro conti pubblici Olivier Dussopt, aveva dichiarato su Radio J: «Assumiamo [queste scelte]. Lo Stato ha sempre fatto ricorso a delle società di consulenza dall’inizio degli anni 2000». Anche Amélie de Montchalin - ministro della trasformazione della Pubblica amministrazione - ha parlato, con sufficienza, di «attacchi sempre più forti e sempre più grossolani». Ma quello che ha avuto l’atteggiamento più tracotante è stato lo stesso Emmanuel Macron che, pur continuando a rifiutarsi di partecipare a dibattiti elettorali insieme ai suoi concorrenti, parlando di McKinsey sempre domenica, ha detto: «Se ci sono prove di manipolazione, che si vada in sede penale». É stato accontentato. Nel frattempo solo tre o quattro punti percentuali separano nei sondaggi Macron (26-27%) da Marine Le Pen (22-23%). I due sono intervenuti ieri al Tg di TF1, dopo la chiusura di questa edizione.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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