2022-06-28
Sul tetto al gas Draghi prova il blitz nell’ultima curva
Oggi la decisione al G7 in Baviera: i margini sono strettissimi Kiev invoca ancora armi e allontana i negoziati con Mosca.Missili russi sul centro commerciale. La Nato vuole 300.000 militari a Est. Finlandia e Svezia in ginocchio da Recep Tayyip Erdogan per l’ok all’adesione. Donbass quasi perso.Lo speciale comprende due articoli. Si chiuderanno oggi i lavori del G7 ad Elmau in Baviera: e realisticamente sarà l’ultimo meeting tra i leader, stamattina, a sciogliere alcuni nodi non marginali, prima che gli stessi protagonisti – insieme ai rappresentanti di molti altri Paesi – raggiungano la Spagna dove è in programma un vertice Nato.In particolare, ieri, si è discusso sia di Ucraina sia di energia. E le incognite riguardano proprio questo secondo tema. Da un lato, infatti, gli Stati Uniti insistono per la fissazione di un tetto al prezzo del petrolio russo: e allora, dall’altro lato, Mario Draghi sta cercando di aprire un varco anche per la sua tesi, quella di un price cap da imporre pure al gas di Mosca.Al momento, il nodo non è sciolto: è evidente che, se stamattina passassero entrambe le ipotesi, Draghi segnerebbe indubbiamente un punto a favore della sua posizione; se invece ci si limitasse solo al petrolio, il governo italiano non potrebbe rivendicare un successo. Al massimo, potrebbe considerare la decisione del G7 sul greggio come «segnaletica» rispetto alla possibilità di fare altrettanto sul metano, prima o poi.A onor del vero, già la scorsa settimana, un curioso e forse eccessivamente zelante coro mediatico aveva accompagnato il (poi non riuscito) tentativo di Draghi, sempre sul tetto del gas, in sede di Consiglio europeo: con diverse testate che, pur di non fare i conti con il no opposto dagli olandesi al price cap (e realisticamente l’Olanda dava voce pure alle perplessità tedesche, secondo uno schema collaudatissimo), avevano presentato come una «vittoria italiana» il solo fatto che l’inquilino di Palazzo Chigi avesse chiesto ai colleghi Ue (pare spalleggiato da Emmanuel Macron) la fissazione di un’altra riunione, il mese prossimo, da dedicare al tema. Operazione un po’ acrobatica: descrivere come un successo un ennesimo no incassato, in cambio – al massimo – della fissazione di un futuro meeting apposito. Come si sa, nemmeno quella ciambella è riuscita col buco, e tutto è stato vagamente rinviato all’autunno.Quanto invece al tema della guerra in Ucraina, ieri i sette grandi si sono collegati con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale, secondo una sintesi fornita dalla delegazione francese, avrebbe ribadito che «oggi non è ancora il momento di negoziare». Secondo la delegazione italiana, Zelensky avrebbe rinnovato le sue richieste delle scorse settimane: fornitura di sistemi di difesa antiaerea; aiuto per sbloccare l’export di grano; garanzie per la ricostruzione del suo Paese.A parole, tutti si sono detti concordi. Secondo Ursula von der Leyen, i Paesi del G7 staranno «con l’Ucraina per tutto il tempo necessario». Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il G7 «resta unito al fianco dell’Ucraina» e «continuerà» a darle «supporto». Non solo: «Dobbiamo prendere tutte le decisioni dure, ma necessarie». Il premier britannico Boris Johnson si è detto «impressionato dall’unità» del G7. Poi Johnson ha aggiunto: «Non c’è un accordo che il presidente Zelensky possa realmente fare, così, in queste circostanze: il G7 e chi sostiene l’Ucraina nel mondo deve continuare ad aiutare gli ucraini a ricostruire l’economia, a esportare il grano e a proteggersi». Il premier britannico ha riconosciuto che la situazione nel Sud-Est è «molto difficile», ma ha anche sostenuto che gli ucraini hanno già mostrato «una capacità incredibile di resistere e di modificare la situazione a livello militare». Quanto a Draghi, ha ribadito che Vladimir Putin «non deve vincere. Siamo uniti perché se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono, e sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace». Nella bozza di documento finale circolata ieri, si legge questo passaggio: «Continueremo a garantire supporto finanziario, umanitario, militare, diplomatico e staremo al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario». Nel testo, troverebbe posto anche un impegno «ad aiutare l’Ucraina per la fine della guerra della Russia, a mantenere la sovranità e l’integrità territoriale, a difendersi e a scegliere il suo futuro», accanto a una netta condanna «dell’aggressione brutale, non provocata, ingiustificabile contro l’Ucraina dalla Russia, aiutata dalla Bielorussia». Più avanti, la parte su economia e sanzioni: «Continueremo il nostro uso mirato di sanzioni coordinate per tutto il tempo necessario, agendo all’unisono in ogni fase. Rimaniamo inflessibili nell’impegno verso sanzioni coordinate e senza precedenti in risposta all’aggressione russa. Siamo impegnati ad aumentare la pressione sul regime del presidente Putin e i sui complici in Bielorussia». Nella bozza trova posto anche un’ampia parte sull’«enorme responsabilità (della Russia) per le crescenti minacce a livello globale alla sicurezza alimentare a seguito del conflitto». Il G7 chiede dunque a Mosca «di far cessare urgentemente, senza condizioni, i suoi attacchi a infrastrutture agricole e di trasporto e di consentire il libero passaggio del trasporto agricolo dai porti ucraini nel Mar Nero». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sul-tetto-al-gas-draghi-prova-il-blitz-nellultima-curva-2657570540.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="missili-russi-sul-centro-commerciale-la-nato-vuole-300-000-militari-a-est" data-post-id="2657570540" data-published-at="1656359687" data-use-pagination="False"> Missili russi sul centro commerciale. La Nato vuole 300.000 militari a Est Caduta Severodonetsk, ad entrare nel mirino delle forze russe è stata subito la città-gemella di Lysychansk. La battaglia infuria nei suoi sobborghi meridionali e nell’area industriale, oltre che attorno a Volcheyarovka. Volcheyarovka è un centro strategico perché consente di dominare la vicina raffineria di Lysychansk, dove sono asserragliate diverse unità dell’esercito ucraino. Insomma, c’è da supporre che, dopo Azot e Azovstal, un’altra struttura industriale diventerà l’ultimo rifugio per evitare la presa di una città. Da Volcheyarovka, che secondo fonti ancora non confermate sarebbe già sotto controllo russo, si riesce a tenere d’occhio anche l’autostrada T1302, che consente il rifornimento delle forze ucraine nel settore di Lysychansk e che dunque i russi intendono «tagliare». La nuova linea del fronte corre proprio lungo la T1302, a partire dalle città di Bakhumt e Soledar, dove le forze russe ancora non riescono a sfondare. Che la situazione a Lysychansk sia «molto difficile» lo ammette anche il governatore di Lugansk, Sergei Haidai, che ha invitato i civili a lasciare la città. «Cari residenti, a causa della minaccia reale alla vita e alla salute, facciamo appello ad un’evacuazione immediata della città, dove la situazione è molto difficile. Salvate voi stessi e i vostri cari, prendetevi cura dei vostri bambini», ha detto Haidai. Intanto resta in bilico la sorte di chi è rimasto a Severodonestk. Sono circa 500 i civili che potrebbero trovarsi ancora nell’impianto chimico Azot, secondo l’ambasciatore della Repubblica Popolare di Lugansk in Russia, Rodion Miroshnik. La situazione andrà monitorata. I russi, comunque, dopo aver quasi del tutto sopraffatto il Lugansk, anche attraverso 49 attacchi nelle ultime 24 ore, si stanno concentrando sul Donetsk per completare l’assalto al Donbass. Una ventina di attacchi sono stati condotti contro 12 insediamenti nella regione. «Abbiamo ripetutamente affermato che il futuro delle repubbliche di Lugansk e Donetsk e altri territori dell’Ucraina dovrebbe essere deciso dagli abitanti. La loro decisione è sovrana», ha continuato a tuonare il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Neanche l’Ucraina centrale è stata risparmiata da attacchi. Razzi sono stati lanciati contro la città di Kremenchuk, nella regione di Poltava. «Gli occupanti hanno mirato a un centro commerciale, dove c’erano più di mille civili», ha affermato il presidente Zelensky, secondo il quale l’edificio non aveva nessun valore strategico. L’attacco russo «è avvenuto in un luogo molto affollato, per questo ci sono morti e feriti», ha riferito il sindaco della città Vitaly Maletsky. A Mariupol si fanno nuove, tristi scoperte. «Durante l’ispezione degli edifici nel distretto di Livoberezhny in una casa distrutta dall’esplosione di una bomba sono stati trovati più di 100 corpi. I cadaveri sono ancora sotto le macerie», ha scritto il consigliere del sindaco di Mariupol, Andryushchenko. Mentre il campo di guerra offre questo scenario, si apre oggi a Madrid il vertice della Nato che punterà proprio sul tema della guerra e sulla richiesta di adesione all’Alleanza di Svezia e Finlandia. I leader dei due Paesi incontreranno il presidente turco Erdogan nel tentativo di convincerlo a lasciar cadere le obiezioni alla loro adesione alla Nato. La Turchia sta bloccando le domande di adesione dei due Paesi che accusa di fornire protezione al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato da Ankara un’organizzazione terroristica. L’Alleanza parlerà poi della decisione di rafforzare lo schieramento militare alleato in Europa Orientale. Le truppe Nato schierate ad Est diventeranno oltre 300.000. «Trasformeremo le forze di risposta della Nato e accresceremo il loro numero per rafforzare la nostra difesa», ha anticipato il segretario Nato Jens Stoltenberg.