2019-05-01
Sul taxi del mare di Casarini è salito anche un pretino
Don Mattia Ferrari, 25 anni, è il «cappellano di bordo» della Mare Jonio, la nave di Luca Casarini e dei centri sociali che sfida il ministro dell'Interno. Una iniziativa benedetta da ben tre vescovi, da Avvenire e dalla fondazione Migrantes della Cei.Sulla nave Mare Jonio c'è un pretino in più. Si chiama don Mattia Ferrari, 25 anni, ordinato sacerdote poco meno di un anno fa e vicario parrocchiale di Nonantola, in provincia di Modena. A quanto pare, dalle sue parti il lavoro mancava, così «don Ong» (dong per gli amici) ha deciso di imbarcarsi con gli attivisti della Missione Mediterranea. A guardarlo - capello in puro stile oratorio, sguardo basso, espressione timida - don Mattia non sembra certo un prete operaio o una replica di don Gallo. Ma di certo non gli manca il profano fervore politico. Domenica ha detto messa sull'imbarcazione che se ne va per il Mediterraneo in cerca di barconi da recuperare, e ha trovato anche il tempo per parlare con i giornalisti. «Sono qui perché abbiamo un'amicizia da tanto tempo con Tpo e Làbas, due realtà bolognesi che sono tra i fondatori di Mediterranea», ha spiegato a Repubblica. Per chi non lo sapesse, Tpo e Làbas sono due centri sociali particolarmente battaglieri. Del resto è da questi ambienti che provengono gli attivisti di Mediterranea, tra i quali spicca Luca Casarini, ex leader delle tute bianche che a marzo è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, proprio per via della sua presenza sulla Mare Jonio. Per lo stesso reato, non a caso, è stato indagato anche il comandante della nave, Pietro Marrone.«In effetti qui sono tutti atei e agnostici», ha detto don Mattia, sempre a Repubblica. «Ma c'è un bel clima di fratellanza, i ragazzi di Mediterranea hanno un gran rispetto per papa Francesco. E un fatto è certo: il Vangelo, oggi, passa anche dal Mediterraneo».«Sono il cappellano di bordo», ha aggiunto il sacerdote. «Il mio compito è rappresentare la vicinanza della Chiesa sia a questi ragazzi che rischiano la vita per qualcosa in cui credono, sia ai migranti che arrivano dalla Libia. Siamo le prime persone che vedranno. Io voglio portare amicizia, sostegno spirituale e consolazione». Intendiamoci: non è certo la prima volta che un prete fa comunella con gli antagonisti. Il caso di don Mattia, tuttavia, è un po' diverso dai precedenti. Il nostro pretino, infatti, non è la solita mina vagante in tonaca che le gerarchie tollerano. Non è, per intendersi, un don Biancalani. Al contrario è una specie di testimonial della Chiesa in versione Ong, giovane, pulitino e così buono da essere buonista. Il viaggio in barca non è una sua iniziativa personale, ma ha la benedizione di ben tre arcivescovi. Il primo è il modenese Erio Castellucci (già noto per le prediche pro migranti), che don Mattia ha voluto ringraziare sentitamente. Poi c'è monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna. Giusto un anno fa, Zuppi fece scalpore perché decise di partecipare a un incontro organizzato proprio dagli antagonisti del Tpo: «Mi sento libero di andare dove mi invitano e di dialogare con tutti, nel nome del bene comune», disse. Solo che stavolta il vescovo non si limita a «dialogare», ma di fatto supporta l'iniziativa pro invasione dei centri sociali. Proprio come fa il suo collega palermitano Corrado Lorefice, che a proposito della Mare Jonio dichiara: «Mi sento di benedire e incoraggiare le persone di buona volontà che sono su quella nave. Ed è un bene che ci sia un sacerdote con loro, perché i valori del Vangelo e gli uomini di buona volontà si incontrano sempre».Ma certo, Casarini e gli altri compagni sono proprio dei chierichetti. Così li descrive pure Avvenire, entusiasta all'idea che ci sia un prete «a bordo con chi salva le vite». Secondo il giornale dei vescovi, «quelli di Mediterranea [...] tengono la Laudato Sì di papa Francesco, lo stanzino per i pasti è tappezzato di immagini sacre». Già, tengono i testi papali nella sacca, proprio vicino al diario segreto dove scrivono «Salvini merda»... Giusto ieri - giorno in cui la nave è ripartita da Marsala per dirigersi verso il Mediterraneo centrale - l'armatore Alessandro Metz ha annunciato di avere denunciato il ministro dell'Interno. «Ho presentato questa mattina una denuncia-querela per diffamazione aggravata e calunnia nei confronti della proprietà della Mare Jonio», ha scritto Metz sui social. «La direttiva ad navem fa delle affermazioni gravissime, calunniose e soprattutto false nei nostri confronti, dove si fa intendere che avremmo commesso il reato di immigrazione clandestina. Questo è falso. Diamo la possibilità al ministro Matteo Salvini di non scappare e affrontare il processo, dove potremo verificare se ha ragione quello che afferma la direttiva, oppure se è falso». (A questa intemerata Salvini ha replicato come al solito: «Altra medaglia!»). Per farla breve, i vescovi sostengono un'iniziativa politica condotta da Ong, attivisti dei centri sociali e da altri militanti che attaccano frontalmente il governo e il ministro dell'Interno. I prelati supportano le attività di personaggi finiti sotto indagine, che guidano una nave già sequestrata dalla Procura di Agrigento. Secondo don Gianni De Robertis, direttore della fondazione Migrantes della Cei, stare sui taxi del mare «fa parte della nostra missione. Nel volto dei migranti noi vediamo il Cristo che ci viene incontro e non possiamo non essere lì dove questi fratelli ci tendono le braccia». Più che altro, però, sembra che la «missione» sia quella di opporsi al governo e di favorire l'invasione. Con la benedizione degli arcivescovi e del loro pretino.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)
Il ministro degli Interni tedesco Alexander Dobrindt con il cancelliere Friedrich Merz (Ansa)
Massimo Cacciari (Getty Images)