2018-11-14
Sul tavolo del successore di Armani la grana delle consulenze russe Anas
Il comparto International dell'impresa in sei anni ha ottenuto commesse in mercati difficili e particolari. Sollevano dubbi due bonifici da oltre 20 milioni di rubli a una sconosciuta società poi girati a un altro gruppo.La Dama nera delle strade patteggia. L'Anas grazia l'ex dirigente: si accontenta di 170.000 euro di risarcimento. Lei si accorda per una condanna a 4 anni e 4 mesi (e 470.000 euro). Assolto l'ex sottosegretario Giuseppe Meduri. Lo speciale contiene due articoli.Dal momento che l'Anas, l'ente pubblico che dovrebbe curare la manutenzione delle strade, è notoriamente una delle eccellenze italiane, a giugno del 2012 l'abbiamo «internazionalizzata», come si dice nel gergo dei grandi manager. Con Mario Monti a Palazzo Chigi e Corrado Passera alle Infrastrutture, l'allora amministratore unico Pietro Ciucci tiene a battesimo Anas international enterprise spa per portare anche all'estero «i servizi integrati di ingegneria nel settore delle infrastrutture di trasporto, tra le punte di diamante del nostro gruppo», come si legge in una brochure ufficiale. Nella quale si precisa anche che «il capitale della società è interamente detenuto da Anas». Sei anni dopo, il reticolo delle partecipazioni estere, tra soci misteriosi e contratti fantasma, è finito sul tavolo di Danilo Toninelli, il ministro controllante, e dopo le dimissioni, la scorsa settimana, di Gianni Vittorio Armani, sarà compito del suo successore capirci qualcosa e fare chiarezza. Anche perché l'Anas, già al centro di varie inchieste per tangenti, di tutto ha bisogno meno che di un comparto estero con problemi di trasparenza. In questi sei anni di vita Anas international ha ottenuto commesse in Algeria, Libia, Qatar, Colombia, Uruguay, Argentina, Iran e Russia. Tolti i due Paesi sudamericani, tutti mercati non facili e abbastanza peculiari. Un primo faro del ministero, in particolare, si è acceso sulla Russia. A marzo di quest'anno, poco dopo le elezioni del 4 marzo, la Simest (Cdp) rileva il 49% di Anas international enterprise Russia per 2,5 milioni di euro. L'investimento è destinato alla gestione dei lavori di costruzione e manutenzione di 228 chilometri di autostrada sulla direttrice Mosca-Novorossiysk, sul Mar Nero. Anas Russia era nata un anno prima, nell'estate del 2017, e attraverso la neonata società sarebbero passati due bonifici da 20,6 milioni di rubli (1,2 milioni di euro) sulla filiale russa di Unicredit, destinati alla società di consulenza Legalvest partners per un contratto di «consulenza finanziaria» che porta la data del 28 agosto 2017. Questi fondi sarebbero poi stati girati ulteriormente alla società locale Dti come compenso per aver agevolato l'acquisto del 51% di Road investment company, una società russa del gruppo Avtodor che si occupa di autostrade. Del resto il 22 marzo 2017, nel corso della sua visita al Cremlino da Vladimir Putin, Paolo Gentiloni aveva firmato una serie di accordi commerciali tra cui quello di Anas international proprio con Avtodor. Insomma, la strada era già stata spianata al massimo livello. Perché mai Anas ha ritenuto opportuno ricorrere ai servigi di una società sconosciuta come Legalvest partners per una consulenza finanziaria aggiuntiva? Oltre a tutto sono stati poi pagati per servizi analoghi altri due fornitori che avevano un contratto ben chiaro come Mag Solution e lo studio legale Pavia Ansaldo, liquidati da Anas Russia con due bonifici passati attraverso Intesa Sanpaolo Mosca. Onorari tra l'altro assai inferiori a quelli per Legalvest. Lo schema utilizzato per la Russia è molto simile a quello denunciato lo scorso 13 ottobre dalla Verità, in un articolo sugli affari di Anas in Qatar, il paese del Golfo preferito dal neolobbista Matteo Renzi. Nell'Emirato, la Tecnositaf Gulf integration systems era stata costituita da Anas insieme alla sconosciuta società locale Gulf business development group e affidata a un faccendiere libanese di nome Raymond Mikhael, oggetto poi di varie interrogazioni parlamentari. L'allora presidente Armani scrisse però a questo giornale assicurando che «le imprese citate nell'articolo sono imprese consolidate nel settore e lavorano per Anas da anni e sono state aggiudicatarie di diversi appalti pubblici». A supervisionare le operazioni estere di Anas c'è comunque un pugno di fedelissimi di Armani, capitanati da Laurent Franciosi, ingegnere dei trasporti cresciuto in Italferr, che siede nel cda della russa Road investment company insieme ai colleghi Bernardo Magri e Stefano Granati, ex braccio destro di Pietro Ciucci. Il successore di Armani si troverà sul tavolo anche il dossier Sud America, dove Anas sarebbe concorrente del gruppo Gavio, ma in realtà lo è fino a un certo punto perché i due gruppi sono soci in Sitaf-Autostrada del Frejus e vanno da sempre d'amore e d'accordo. Tanto che Anas avrebbe rinunciato sua sponte ad alcuni accordi con i governi per non mettere in difficoltà gli amici di Tortona. L'ufficiale di collegamento sarebbe proprio Bernardo Magri, nominato da Armani amministratore delegato di Anas international. Il suo curriculum non è stato pubblicato sul sito internet della società pubblica e c'è da capirlo, perché ricopre cariche di vertice anche in ben quattro società dei Gavio. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sul-tavolo-del-successore-di-armani-la-grana-delle-consulenze-russe-anas-2619579420.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-dama-nera-delle-strade-patteggia" data-post-id="2619579420" data-published-at="1758148395" data-use-pagination="False"> La Dama nera delle strade patteggia Dimenticare la Dama nera al più presto, evitando scomodi processi dai quali un sistema Anas, ben più vasto di quello emerso con l'inchiesta interrotta dagli arresti di tre anni fa, avrebbe potuto mostrasi in tutta la sua pervasività. E allora ecco che Anas ha «rimesso i peccati» ad Antonella Accroglianò, rampolla di una famiglia calabrese assai potente a Roma, giusto pochi giorni prima dell'udienza decisiva, accontentandosi di 170.000 euro di risarcimento e agevolando il patteggiamento arrivato ieri con una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione, con confisca da 470.000 euro. E vissero tutti felici e silenziosi. Ieri il gup di Roma, Ezio Domizia, ha assolto l'ex sottosegretario calabrese alle Infrastrutture del governo Prodi, il centrista Giuseppe Meduri, uno dei beniamini dei giornalisti da Transatlantico perché è gentile e disponibile con tutti e soprattutto, come si dice a Roma, non si tiene un cece in bocca. Difficile davvero immaginarlo coinvolto in alcunché di criminoso. Ci sono stati invece oltre 20 rinvii a giudizio, tra cui Roberto Accroglianò, fratello della Dama nera, e l'ex deputato forzista Marco Martinelli. Prima udienza fissata per il prossimo 6 marzo. Hanno preferito il patteggiamento anche altri ex dirigenti di Anas, come Oreste De Grossi, che ha concordato una pena di 3 anni e 4 mesi, e Giovanni Parlato, mentre Antonino Ferrante è stato condannato a 3 anni e 3 mesi. Le accuse agli imputati sono, a seconda delle varie posizioni, l'associazione per delinquere, la corruzione, la turbativa d'asta, il voto di scambio, la truffa e l'abuso d'ufficio. La Dama nera ha chiesto di patteggiare e per ottenere il via libera è stato sicuramente importante che abbia definito le sue pendenze con la principale parte lesa, ovvero la stessa Anas, che si era costituita parte civile per dimostrare tutta la sua voglia di pulizia. Messa così sembra una storia natalizia in leggero anticipo, ma in Anas sono molti i dirigenti per bene a ritenere che la Dama nera sia stata bravissima a gestire la propria collaborazione con la giustizia e che sia quindi perfettamente logico che alla fine l'azienda abbia fatto marcia indietro accontentandosi di una cifra assai contenuta. Come risulta da un documento in mano alla Verità, il 17 settembre scorso l'allora presidente Gianni Vittiorio Armani si presenta in cda con un'informativa predisposta dall'avvocato Claudia Ricchetti, capo del servizio legale di Anas, che dà conto di una proposta arrivata dai legali della Dama nera. Il 20 marzo di quest'anno, il gup aveva accolto la richiesta di costituzione di parte civile dell'Anas nell'ambito del procedimento penale che si era guadagnato l'apertura di svariati telegiornali, causando un danno d'immagine assai rilevante all'azienda di Stato, che ne usciva come un carrozzone dove l'unica cosa che funzionava con perfezione geometrica era l'assegnazione dei lavori stradali alle varie ditte, previo compenso (addirittura videoregistrato dalla Finanza). I consiglieri di Anas vengono debitamente informati che la signora Accroglianò ha chiesto di patteggiare, un segno di pace che non cade nel vuoto. Il documento portato in cda riepiloga quindi l'offerta arrivata dai legali della Dama nera, con l'elenco di ogni singola somma percepita indebitamente dalla dirigente in base agli 11 capi d'imputazione. A leggerla, più che il libro mastro della mazzetta stradale, sembra il conto del salumaio. La somma finale arriva a 192.032 euro, comprensiva di 19.032 euro di rimborso delle spese legali sostenute da Anas per costituirsi in giudizio. Pochi, maledetti e per sempre. Anche se, vista la confisca di ieri, tra Anas e Tribunale forse bisognerà vedere chi arriva prima.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)