2025-01-09
Suicidio assistito, quinto caso in Italia. «Ma grande fatica a trovare un medico»
Marco Cappato (Imagoeconomica)
Il Ssn ha fornito il farmaco mortale alla donna affetta da sclerosi senza l’assistenza del personale sanitario. E i radicali sbraitano.E sono cinque. Aumenta il bilancio dei suicidi assistiti in Italia, con il decesso di una signora di 72 anni che ha ottenuto la morte a seguito dell’autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). La donna era affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva da 20 anni ed è morta nella località dove viveva, in provincia di Treviso. Il fatto risale alle scorse settimane, ma è stato reso noto solo ieri dall’associazione Luca Coscioni, che ha seguito la battaglia di «Vittoria» - nome di fantasia a tutela della sua privacy -, segnalando come l’iter per ottenere la morte, per lei, sia stato complesso.Anzitutto per l’attesa di 8 mesi, e poi perché neppure nel Veneto di Luca Zaia - governatore come noto favorevole alla morte assistita e nella cui Regione, nel luglio 2023, aveva già avuto luogo il primo suicidio assistito della signora «Gloria» - è stato possibile trovare personale medico disposto a seguire la pratica mortifera. In altre parole, il Ssn ha sì fornito a «Vittoria» -che nel suo messaggio di commiato si è descritta «prigioniera dentro un corpo» - il farmaco e ogni mezzo per venir incontro alla sua richiesta, ma non del personale.Per questo l’associazione Luca Coscioni, pur riconoscendo «l’assistenza diretta» fornita alla donna, ha segnalato come l’azienda sanitaria non abbia «invece individuato dei medici che, su base volontaria, assistessero “Vittoria” nella procedura di autosomministrazione». La signora è perciò «stata aiutata dal dottor Mario Riccio, medico anestesista, consigliere generale della Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby e “Gloria”, la paziente oncologica veneta che ottenne il “suicidio assistito” nel 2023». Tutto ciò ha fatto sì che la richiesta dell’aspirante suicida, inoltrata il 21 marzo 2024, abbia avuto l’ok sui requisiti per morire il 22 novembre scorso e solo l’adempimento delle richieste di «Vittoria» da parte del Ssn ha fatto sì che il suo ricorso d’urgenza, a dicembre, non fosse discusso in tribunale. L’Ulss 2, interessata territorialmente dalla vicenda, si è limitata ad una breve e sofferta nota stampa: «Per noi tutti è un momento di grande dolore». Diverso, invece, il commento di Filomena Gallo e Marco Cappato della Luca Coscioni, i quali rimarcano come la vicenda della donna veneta sia «stata carica di dolore e sofferenza, ma anche di determinazione e speranza, che le hanno consentito di resistere durante gli 8 mesi di attesa». Per ridurre tale attesa per la morte assistita Gallo e Cappato - oltre a dirsi «disponibili a fornire assistenza giudiziaria e medica a chi ce lo chiede» - assicurano che continueranno «a chiedere l’approvazione di norme nazionali e regionali per garantire tempi rapidi e certi di verifica delle condizioni e di risposta alle persone che chiedono di essere aiutate a morire».L’appello degli attivisti radicali si inserisce in un quadro in cui in Italia - e questo quinto caso (il primo fu del marchigiano Federico Carboni, morto il 16 giugno 2022) ne è la prova - il suicidio assistito è consentito; a stabilirlo, due verdetti della Consulta. Il primo, il 242 del 2019, noto come sentenza Cappato, ha visto la dichiarazione di parziale illegittimità della punibilità del suicidio assistito, ma a cinque condizioni: che l’aspirante suicida abbia maturato il proposito liberamente; che sia tenuto in vita da trattamenti di sostengo vitale; che sia affetto da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche non tollerabili; che esse siano adeguatamente verificate da una struttura pubblica; che il soggetto - come si legge nella motivazione - «sia stato informato […] in ordine alle possibili soluzioni alternative, con riguardo all’accesso alle cure palliative». Più di recente, la sentenza 135 del 2024, se da un lato ha rigettato le questioni di legittimità del Gip di Firenze sull’articolo 580 del Codice penale - che miravano a estendere le ipotesi di legalizzazione del suicidio assistito -, dall’altro ha fatto delle precisazioni sul citato requisito della dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale, includendo procedure normalmente compiute da personale sanitario, ma che possono essere apprese pure da familiari o caregivers che assistono il paziente, sempre che la loro interruzione determini prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo. La sensazione è però che ai radicali - ancora scornati dopo che nel febbraio 2022 la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia ardentemente promosso - ciò non basti; nella loro battaglia contro «i tempi di attesa», aspettiamoci pure a breve una nuova lotta all’obiezione di coscienza dei medici; anche questa, ci si perdoni il bisticcio di parole, è infatti probabilmente solo una questione di tempo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.