2021-08-12
Sui vecchi dispositivi e su carta l’app non va. I gestori chiedono l’autocertificazione
(Riccardo Fabi/NurPhoto via Getty Images)
Fioccano le segnalazioni di malfunzionamenti per VerificaC19. Maurizio Pasca (Fipe): «Così non lavoriamo, serve un ripensamento»Ricorderemo l'estate 2021 non per il caldo luciferino ma per il green pass e tutti i problemi che si porta dietro. A cinque giorni dall'introduzione della certificazione verde, che attesta se siamo vaccinati contro il Covid-19 o se abbiamo fatto un tampone nelle ultime 48 ore (o se siamo guariti dal virus), dopo quelli etico filosofici e le relative restrizioni, non mancano i problemi pratici. Infatti l'app governativa VerificaC19, che dovrebbe leggere il codice Qr, nella versione cartacea e con gli smartphone datati s'inceppa. Fenomeno che non stupisce visto che quando si tratta di digitalizzazione la nostra Pubblica amministrazione non è proprio all'avanguardia e testimone ne è stata anche l'app Immuni, che doveva segnalare la «vicinanza con contagiati dal Covid» ma ben pochi segnali è riuscita a dare… Ma se l'app mostra i propri limiti, a pagarne le conseguenze sono i gestori degli esercizi pubblici, dove l'accesso è consentito solo a chi è munito di certificato verde. Sono stati proprio loro a denunciare le falle del sistema. Infatti, come sottolineato dal direttore generale Fipe Confcommercio, Roberto Calugi, «l'app quando legge le certificazioni cartacee non “gira" come dovrebbe quindi, tra i nostri iscritti, prevale il buon senso e così cercano di far accomodare i clienti all'esterno». Certo se l'anomalia si ripete i ristoratori devono mandare via i clienti e così ci rimettono. «Controllo dei documenti nei locali? Per superare questa impasse abbiamo proposto l'autocertificazione, che noi possiamo ritirare all'ingresso e poi inviare alle forze dell'ordine. Saranno poi le forze dell'ordine a fare dei controlli a campione», dice Maurizio Pasca, vicepresidente di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), parlando della richiesta di esibire i documenti insieme al green pass nei bar e nei ristoranti. «Se dobbiamo mettere le persone a controllare i documenti come facciamo a lavorare? Può succedere che arrivino 50 persone insieme. Quello che noi proponiamo è l'autocertificazione». Pasca è anche presidente di Silb-Fipe (Sindacato italiano dei locali da ballo) e sottolinea la «beffa a cui siamo stati sottoposti. Siamo stati noi i primi a chiedere di riaprire i locali con il green pass e ora le discoteche sono ancora chiuse». Dal 23 febbraio 2020 siamo stati chiusi ininterrottamente tranne quella piccola parentesi estiva, spiega ancora Pasca, «sono 18 i mesi che siamo chiusi. Avevamo presentato due protocolli sulla sicurezza sanitaria per poter riaprire in totale sicurezza applicando il green pass, però non abbiamo mai avuto risposta. Sono circa due mesi che si balla dappertutto, nei casali, nelle ville, in modo totalmente abusivo, senza controlli sanitari di nessun genere. Mi chiedo allora perché le discoteche chiuse e poi si può ballare dappertutto?». A proposito di problemi, diciamo così, «digitali» di questa certificazione verde diventata ormai obbligatoria dal ristorante alla palestra, dalla scuola ai viaggi, a Milano resta sospeso il giudizio di baristi e ristoratori sull'obbligo per i locali al chiuso. Nella città semivuota di metà agosto, complici anche le temperature estive, sono infatti pochi i clienti che chiedono di pranzare o consumare seduti all'interno. Per questo la valutazione sulla misura, introdotta dal governo per scongiurare nuove chiusure, viene rimandata a settembre. «Io non chiedo i documenti, chiedo il pass e per ora nessuno ha fatto storie, la gente lo mostra tranquillamente non c'è nessun problema, tutto si è svolto molto bene anche con gli stranieri. Sicuramente in presenza di tanti clienti la situazione non sarebbe scorrevole», spiegano i gestori in zona Stazione Centrale. Nella Capitale, in centro, il pass viene chiesto un po' ovunque e, precisano alcuni gestori, «finora non ci sono stati particolari problemi e resistenza da parte dei clienti». A Forte dei Marmi, invece, il Comune ha annullato la tradizionale fiera dedicata al patrono Sant'Ermete del 28 agosto e i fuochi di artificio dal pontile. «Ancora una volta si scarica tutto sulle spalle delle amministrazioni. Non è immaginabile pensare che le forze comunali possano contenere numeri di visitatori come quelli che si registrano alla nostra fiera. E neppure è ipotizzabile fare dei controlli a campione», si è lamentato il sindaco, Bruno Murzi. Intanto ieri non è servito il green pass per l'udienza generale di papa Francesco in Aula Paolo VI in Vaticano e forse se ne riparlerà a settembre. Comunque vale la pena ricordare che il green pass serve per accedere ai ristoranti al chiuso, palestre, piscine, centri termali e altri luoghi dove c'è il rischio di assembramento, come cinema, teatri, sale da concerto, stadi o palazzetti sportivi. Sono due le considerazioni da fare. Una riguarda il titolare di un esercizio pubblico che consente ai clienti di entrare senza green pass e che rischia una multa da 400 a 1.000 euro. E in caso di violazione reiterata per tre volte in tre giorni diversi, «l'esercizio potrebbe essere chiuso da uno a dieci giorni». Se il cliente si rifiuta di esibire il green pass, l'esercente non avrà responsabilità e potrà chiamare le forze dell'ordine per far effettuare il controllo.
Jose Mourinho (Getty Images)