2025-01-27
In Sudamerica è guerriglia al confine tra Colombia e Venezuela
True
Un gruppo di dissidenti delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia) non ha rispettato gli accordi con il governo colombiano ed è tornato a combattere nelle giungla scontrandosi con il gruppo guerrigliero dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln). Il principale campo di battaglia è diventato la provincia di Catatumbo, una regione scarsamente abitata al confine tra i due Paesi dove gli ex Farc, riuniti sotto la sigla Frente 33, hanno cercato di riprendere il controllo del traffico di droga.L’accordo di pace firmato a Cuba nel 2016 fra il governo colombiano del presidente Juan Manuel Santos e le Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia) guidate da Timoleon Jimenez sembrava mettere fine a 50 anni di guerra che aveva provocato più di 300.000 morti e oltre 7 milioni di profughi.Questo gruppo guerrigliero di ideologia marxista-leninista e bolivariana ha insanguinato il Paese sudamericano con migliaia di attacchi terroristici con rapimenti e assassinii di uomini politici che volevano riformare la Colombia. L’accordo con questo gruppo aveva fatto sperare di ottenere un cessate il fuoco anche con l’altro movimento dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), sempre di ispirazione marxista ma legato anche alla teologia della Liberazione. I membri dell’Eln hanno invece continuato a combattere e hanno cercato di occupare le aree prima sotto controllo delle Farc, acerrimi nemici e molto più numerosi. Gli ex combattenti delle Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia non hanno rispettato gli accordi con il governo di Santos e hanno creato diversi gruppi alternativi che sono tornati a combattere nelle giungla. Il principale campo di battaglia è così diventato la provincia di Catatumbo, una regione scarsamente abitata al confine fra Colombia e Venezuela dove gli ex Farc riuniti sotto la sigla Frente 33 hanno cercato di riprendere il controllo del traffico di droga. Il Catatumbo è infatti un'enorme distesa di coltivazioni di piante di coca e il traffico di stupefacenti è una delle principali fonti di sovvenzionamento delle milizie ribelli. In pochi giorni si contano già più di 100 morti, fra combattenti e civili dei villaggi della provincia e questo feroce scontro ha provocato la fuga di oltre 40.000 persone dalle loro case.Il presidente colombiano Gustavo Petro, che aveva fatto della pacificazione la spina dorsale del suo programma elettorale, ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il Catatumbo e ha subito inviato un reparto di 5.000 uomini per difendere la popolazione. Il governo colombiano ha dichiarato che i guerriglieri si aggirano nei villaggi in cerca di presunti collaborazionisti con gruppi rivali che vengono poi assassinati nelle piazze davanti a tutti. Intanto sono arrivati i primi rinforzi alle forze dell’ordine locali, accusati di connivenza con i gruppi combattenti e di estrema corruzione in una regione dove oltre a un massiccio traffico di droga ci sono anche ingenti giacimenti di petrolio che il governo colombiano vuole ampliare. Il presidente Petro ha chiuso tutte le trattative di pace con l’Esercito di liberazione nazionale e ha riattivato 31 mandati di arresto contro i suoi leader che erano stati congelati due anni fa. La procuratrice generale colombiana Luz Adriana Camargo ha subito chiesto a Cuba l’estradizione dei membri della leadership militare e politica dell’Eln che hanno trovato rifugio nell’isola caraibica, ma il governo cubano ha negato di ospitare membri dell’Esercito di Liberazione Nazionale. «Ci aspettiamo la massima collaborazione da parte del governo di Cuba e anche dal Venezuela, dove sappiamo che hanno trovato rifugio molti terroristi. Negare che siano sul loro territorio nazionale danneggia i rapporti con la Colombia, i nostri investigatori hanno una lista ben precisa e noi ci aspettiamo che vengano subito consegnati alle autorità colombiane.Alcuni negoziatori dell’Eln hanno lasciato Cuba, ma noi vogliamo sapere dove si sono diretti». Il presidente Gustavo Petro che guida un governo di sinistra e che in gioventù ha fatto parte di un gruppo di guerriglieri ha definito l’Eln una mafia dedita soltanto al narcotraffico e che non ha nessun programma politico per il bene del popolo colombiano, definendo morto il loto progetto originario. Gustavo Petro si è poi appellato al Venezuela per un aiuto nella lotta ai gruppi guerriglieri. Ma il ruolo di Nicolas Maduro in questa storia appare molto ambiguo e da molte parti è stato accusato di dare rifugio ai membri dell’Esercito di liberazione nazionale. i servizi segreti di Bogotà hanno stilato un dossier dove si accusa il Venezuela di essere il vero mentore dei guerriglieri. La Colombia non ha riconosciuto la vittoria di Nicolas Maduro alle ultime elezioni e questo ha congelato i rapporti fra i due stati, in più Caracas accusa la Colombia di dare rifugio ai leader dei Tren de Aragua, una delle più grandi bande venezuelane, con circa 5.000 membri, che opera in tutta l'America Latina. Il governo venezuelano ha comunque schierato 2.000 soldati lungo il confine, ammonendo le forze colombiane di non effettuare azioni in territorio del Venezuela. L’ex presidente colombiano Alvaro Uribe Velez ha accusato Maduro di fare affari con i guerriglieri nel campo del narcotraffico e di avere interesse a mantenere le regioni di confine nell’anarchia. Il presidente venezuelano Maduro ha negato tutte le accuse, definendo la Colombia uno stato fallito e succube degli Stati Uniti. Nel frattempo il Catatumbo resta nel caos e un portavoce dell’Eln ha dichiarato che la cosiddetta guerra di liberazione continua fino alla distruzione dei gruppi delle ex Farc che hanno tradito gli ideai rivoluzionari. Il portavoce ha poi accusato il governo di Petro di aver abbandonato il Catatumbo e di aver creduto in un falso processo di pace, ma ha anche chiesto un corridoio umanitario per i civili e l’immediata ripresa delle trattative di pace fra il governo e l’Esercito di liberazione nazionale. Questa però appare soltanto una mossa per prendere tempo senza la reale intenzione di deporre le armi e abbandonare i lucrosi traffici di droga che arricchiscono questi falsi liberatori e i loro complici internazionali.