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2019-10-26
Inizia la battaglia per lo streaming, una torta da 125 miliardi
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I contenuti audio e video non si consumano più come una volta. Ai canali tradizionali, gli italiani preferiscono le piattaforme di streaming dove i contenuti sono tanti e sempre nuovi, ma soprattutto possono essere guardati e riguardati quando se ne ha più voglia. Uno studio di Ey ha mostrato come i principali player del settore continuino a guadagnare iscritti con una media di crescita del +18% in soli sei mesi. Il totale è di 8 milioni di registrazioni, cui la fetta più grande va senza dubbio a Netflix. Secondo l'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, il mercato dello streaming ha un valore pari a 177 milioni di euro soltanto in Italia, con una crescita serrata di anno in anno (+46% rispetto al 2017).
Ma sarà il 2020 a mettere il mondo dello streaming davvero alla prova. Se fino a questo momento le serie televisive e film venivano contesi da Netflix e Amazon, i più grandi gruppi americani hanno deciso di creare le proprie piattaforme e accaparrassi una fetta di quel mercato che entro il 2025 varrà ben 125 miliardi di dollari.
Ted Sarandos, capo contenuti di Netflix, non sembra però preoccupato dell'arrivo di nuove piattaforme in streaming. Anzi, ha raccontato di essere «molto stupito» dal fatto che ci sia voluto tutto questo tempo. Nei prossimi sei mesi si darà quindi l'avvio a quella che è già stata finita «guerra dello streaming» ma i colpi bassi sono già iniziati. Il gruppo NbcUniversal ha già annunciato l'arrivo di Peacock nei primi mesi del 2020 e con esso Netflix dovrà dare definitivamente l'addio a due delle sue serie tv più amate: Friends e The Office. È forse per questo motivo che Netflix ha in programma di ottenere nuovi finanziamenti per due miliardi così da implementare la produzione di contenuti inediti.
È proprio su film e serie televisive esclusive che punta anche Apple. L'azienda di Cupertino è pronta a lanciare Apple Tv+ il prossimo primo novembre e con essa tanti contenuti mai visti, dalla storia di
Emily Dickinson a The Morning Show, serie tv in cui Reese Witherspoon e Jennifer Aniston interpretano due produttrici di talk show. Apple Tv+ rappresenterà la piattaforma più «economica» ad oggi, con un abbonamento da soli 4.99 euro al mese.
Farà invece il suo debutto il 12 novembre negli Stati Uniti la piattaforma streaming firmata Walt Disney Company chiamata Disney+. L'abbonamento costerà 6.99 dollari ogni mese e darà l'accesso a tutti i film d'animazione del gruppo. Ma non pensate che la piattaforma sia solo per bambini. Disney+ offrirà anche tutti i documentari firmati National Geographic, le 30 stagioni de
I Simpsons e soprattutto i franchise Marvel e Star Wars. Quest'ultimo con una novità: la serie The Mandalorian prodotta proprio per Disney+. Ma non solo. Gli abbonati a Disney+ per la prima volta potranno anche vedere il dietro le quinte del mondo Disney grazie a The Imagineering Story, una docufiction prodotta dagli studi Pixar in cui verranno svelati i segreti dei parchi disneyani di tutto il mondo.
A queste si aggiungeranno - nella primavera 2020 - la già menzionata Peacock e Hbo Max. Ma il mondo dello streaming non è solo fatto di film e serie televisive. Ha da poco iniziato la sua seconda stagione sportiva Dazn. La piattaforma ha già totalizzato 81 milioni di ore di contenuti visti, di cui il 91% viste in diretta. Lo sport più visto è senza dubbio il calcio, ma Dazn sta diventando il luogo dove gli amanti di qualsiasi sport - football americano, pallavolo e boxe - possono seguire partite e incontri.
Con Disney+ l'universo di Guerre Stellari diventa una serie tv in live action
C'è chi, dopo aver visto i primi 27 minuti di The Mandalorian, la prima serie tv che esplora l'universo della saga di Star Wars in live action, confessa di aver pianto. E c'è chi, a quindici giorni dal lancio della nuova piattaforma di streaming targata Disney, è pronto a giurare che questa serie tv rivoluzionerà il modo in cui da ora in avanti verranno prodotti i telefilm in tutto il mondo.
Scritta da Jon Favreau e prodotta da Lucasfilm, la casa di produzione cinematografica fondata da George Lucas, si comporrà di dieci episodi e, come spiegato dal regista, «la storia sarà ambientata dopo le vicende de Il ritorno dello Jedi e prima di Star Wars: Il risveglio della Forza». Protagonista darà un nuovo personaggio, un pistolero e solitario cacciatore di taglie, che si muove intorno alla galassia, lontano dall'autorità della Nuova Repubblica. Gli interpreti saranno Pedro Pascal (The Mandalorian), Taika Waititi (IG-11), Gina Carano (Cara Dune), Carl Weathers (Greef Karga), Nick Nolte, Giancarlo Esposito, Werner Herzog e Bill Burr. La colonna sonora, invece, sarà curata dal compositore e produttore discografico svedese Ludwig Göransson.
Se dieci episodi vi sembrano troppo pochi per saziare la vostra fame di Guerre Stellari, non temete. Ancor prima dell'esordio della prima stagione, ne è stata già confermata una seconda. Favreau ha annunciato, in proposito: «Stiamo attualmente procedendo con i lavori della seconda stagione, ci stiamo occupando della sceneggiatura, lavorando con i registi e io sto preparando a dirigere me stesso. Non ho potuto farlo durante la prima stagione perché ero impegnato con Il Re Leone, quindi adesso cercherò di prendere parte a uno di questi».
Il diavolo con gli addominali ha riacceso il pubblico di Netflix
Netflix
Cosa succederebbe se il diavolo si stancasse di essere il signore di demoni e dannati e si prendesse una vacanza? Lucifer nasce da un'idea di Neil Gaiman e diventa in poco tempo un successo. Le prime tre stagioni sono prodotte da Fox che decide di cancellare il telefilm tra le lamentele dei fan. È qui che, a seguito di una campagna #SaveLucifer, Netflix decide di acquistare e rinnovare la serie per altre due stagioni.
La quarta stagione è già disponibile su Netflix dall'8 maggio e benché la piattaforma non sia solita rilasciare numeri precisi ha battuto tutti i record di «binge watching» (letteralmente la visione compulsiva di puntate, ndr.), mantenendo la prima posizione per ben sette settimane. L'unico telefilm ad aver raggiunto lo stesso livello di successo è stato «Il Trono di Spade».
Lucifer, come anticipato, racconta la vita quotidiana del diavolo a Los Angeles, dopo che vi si è trasferito insieme al demone (e migliore amica) Mazikeen. Proprietario del night club più famoso della città, Lucifer Morningstar (interpretato dall'attore Tom Ellis) conosce per caso la detective Chloe Decker. Affascinato dalla donna, il diavolo inizia a collaborare con lei ad alcuni casi di omicidio, scoprendo che tutti gli anni passati sulla terra non solo lo stanno rendendo sempre più umano ma anche vulnerabile a un sentimento che per credeva per lui impossibile: l'amore.
Il diavolo e l'acqua santa sulla Terra per salvarla dalla fine del mondo
Giphy
La trama, potrebbe apparire scontata. Nel 2019, le forze del Paradiso e le potenze infernali hanno deciso di scatenare l'Apocalisse. L'evento che innescherà la fine del mondo è la venuta dell'anticristo, come è scritto in un libro: le Belle e accurate profezie di Agnes Nutter. Ma perché distruggere un posto grazioso come il pianeta Terra? Il demone Crowley e l'angelo Azraphel, rappresentanti delle rispettive fazioni sul nostro pianeta e ormai affezionati alle usanze terrestri, non ci stanno e per questo si alleano per scongiurare la fine del mondo.
Eppure, Good Omens, la mini serie firmata da Neil Gaiman e Terry Pratchett basata sul romanzo umoristico scritto a quattro mani dai due autori nel 1990, è uno dei più grandi successi firmati Amazon Prime Video. Il motivo? La coppia diavolo-acqua santa è composta da due tra gli attori più promettenti del cinema internazionale: David Tennant, attore di teatro shakesperiano e famoso per aver interpretato il ruolo del "Dottore" nella serie Uk Doctor Who, e Michal Sheen, attore gallese famoso per aver vestito i panni di Tony Blair in The Deal prima e The Queen poi.
La coppia di attori riesce a trasformare una scrittura che per alcuni può sembrare piena di lacune e contraddizioni, a tratti fin troppo scontata, in un'opera magistralmente interpretata in cui le musiche dei Queen e la mimica facciale di Tennant e il lato «goliardico» del Santo Sheen riescono a convivere creando un qualcosa di mai visto prima.
Good Omens è un piccolo capolavoro e, le sue sei puntate, non sembrano essere bastate agli abbonati del servizio di streaming di Amazon Prime al punto che, ormai da mesi, chiedono a gran voce una seconda stagione. Amazon si dice pronta. Il cast pure. E nella trama, Gaiman, ha svelato di aver nascosto alcuni indizi che potrebbero aprire a storie parallele sviluppabili in un nuovo capito della serie tv. Non ci resta che attendere.
Aniston e Witherspoon diventano conduttrici di un talk show per lo streaming di Cupertino
Apple
Jennifer Aniston e Reese Witherspoon hanno già condiviso la scena sul piccolo schermo negli anni Novanta. La Witherspoon ha infatti interpretato il ruolo di una delle sorelle della celebre Rachel Green di Friends. È proprio per questo motivo che dal momento dell'annuncio di The Morning Show da parte di Apple Tv+ si sono susseguiti articoli sulle due leading ladies.
Una serie televisiva dalle atmosfere molto americane che ci porta dietro le quinte di un popolarissimo show del mattino, uno di quei programmi a metà tra telegiornale e talk show che arricchiscono i palinsesti delle principali reti statunitensi. The Morning Show racconta il mondo dell'intrattenimento dopo il Metoo. Il primo episodio ci catapulta in una redazione scossa da uno scandalo sessuale, dopo le accuse mosse al co-conduttore storico interpretato da Steve Carrell. Tocca a Jennifer Aniston tenere le redini della trasmissione e affrontare il pubblico disilluso e i funzionari del network assetati di ascolti. Ecco che a complicare ulteriormente la situazione arriva Reese Witherspoon, pronta a rubarle il lavoro.
La serie sarà composta di 10 episodi ed è già stata rinnovata per una seconda stagione. The Morning Show rappresenta il grande ritorno al piccolo schermo di Jennifer Aniston dopo i dieci anni passati sul set di Friends oltre al secondo progetto televisivo che vede Reese Witherspoon come protagonista, dopo il successo di Big Little Lies.
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Riduci
Sempre più italiani scelgono di consumare contenuti video in streaming. In totale gli abbonati sono arrivati a 8 milioni e il numero continua a crescere. Con Disney+ l'universo di Star Wars diventa una serie tv in live action. The Mandalorian arriverà in contemporanea con il lancio della nuova piattaforma della casa di Topolino. Il diavolo con gli addominali ha riacceso il pubblico di Netflix. Lucifer è una delle serie che vanta più episodi guardati consecutivamente. Prima, il record era del Trono di Spade. Il diavolo e l'acqua santa sulla Terra per salvarla dalla fine del mondo. David Tennant e Michael Sheen firmano il successo di Good Omens, la miniserie di Amazon Prime Video prodotta da Neil Gaiman. Jennifer Aniston e Reese Witherspoon diventano conduttrici di un finto talk show per lo streaming di Cupertino. The Morning Show sarà disponibile su AppleTv+ dal 2020. Lo speciale comprende cinque articoli. I contenuti audio e video non si consumano più come una volta. Ai canali tradizionali, gli italiani preferiscono le piattaforme di streaming dove i contenuti sono tanti e sempre nuovi, ma soprattutto possono essere guardati e riguardati quando se ne ha più voglia. Uno studio di Ey ha mostrato come i principali player del settore continuino a guadagnare iscritti con una media di crescita del +18% in soli sei mesi. Il totale è di 8 milioni di registrazioni, cui la fetta più grande va senza dubbio a Netflix. Secondo l'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, il mercato dello streaming ha un valore pari a 177 milioni di euro soltanto in Italia, con una crescita serrata di anno in anno (+46% rispetto al 2017). Ma sarà il 2020 a mettere il mondo dello streaming davvero alla prova. Se fino a questo momento le serie televisive e film venivano contesi da Netflix e Amazon, i più grandi gruppi americani hanno deciso di creare le proprie piattaforme e accaparrassi una fetta di quel mercato che entro il 2025 varrà ben 125 miliardi di dollari. Ted Sarandos, capo contenuti di Netflix, non sembra però preoccupato dell'arrivo di nuove piattaforme in streaming. Anzi, ha raccontato di essere «molto stupito» dal fatto che ci sia voluto tutto questo tempo. Nei prossimi sei mesi si darà quindi l'avvio a quella che è già stata finita «guerra dello streaming» ma i colpi bassi sono già iniziati. Il gruppo NbcUniversal ha già annunciato l'arrivo di Peacock nei primi mesi del 2020 e con esso Netflix dovrà dare definitivamente l'addio a due delle sue serie tv più amate: Friends e The Office. È forse per questo motivo che Netflix ha in programma di ottenere nuovi finanziamenti per due miliardi così da implementare la produzione di contenuti inediti. È proprio su film e serie televisive esclusive che punta anche Apple. L'azienda di Cupertino è pronta a lanciare Apple Tv+ il prossimo primo novembre e con essa tanti contenuti mai visti, dalla storia di Emily Dickinson a The Morning Show, serie tv in cui Reese Witherspoon e Jennifer Aniston interpretano due produttrici di talk show. Apple Tv+ rappresenterà la piattaforma più «economica» ad oggi, con un abbonamento da soli 4.99 euro al mese. Farà invece il suo debutto il 12 novembre negli Stati Uniti la piattaforma streaming firmata Walt Disney Company chiamata Disney+. L'abbonamento costerà 6.99 dollari ogni mese e darà l'accesso a tutti i film d'animazione del gruppo. Ma non pensate che la piattaforma sia solo per bambini. Disney+ offrirà anche tutti i documentari firmati National Geographic, le 30 stagioni de I Simpsons e soprattutto i franchise Marvel e Star Wars. Quest'ultimo con una novità: la serie The Mandalorian prodotta proprio per Disney+. Ma non solo. Gli abbonati a Disney+ per la prima volta potranno anche vedere il dietro le quinte del mondo Disney grazie a The Imagineering Story, una docufiction prodotta dagli studi Pixar in cui verranno svelati i segreti dei parchi disneyani di tutto il mondo. A queste si aggiungeranno - nella primavera 2020 - la già menzionata Peacock e Hbo Max. Ma il mondo dello streaming non è solo fatto di film e serie televisive. Ha da poco iniziato la sua seconda stagione sportiva Dazn. La piattaforma ha già totalizzato 81 milioni di ore di contenuti visti, di cui il 91% viste in diretta. Lo sport più visto è senza dubbio il calcio, ma Dazn sta diventando il luogo dove gli amanti di qualsiasi sport - football americano, pallavolo e boxe - possono seguire partite e incontri. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/streaming-2641113062.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="con-disney-l-universo-di-guerre-stellari-diventa-una-serie-tv-in-live-action" data-post-id="2641113062" data-published-at="1765382381" data-use-pagination="False"> Con Disney+ l'universo di Guerre Stellari diventa una serie tv in live action C'è chi, dopo aver visto i primi 27 minuti di The Mandalorian, la prima serie tv che esplora l'universo della saga di Star Wars in live action, confessa di aver pianto. E c'è chi, a quindici giorni dal lancio della nuova piattaforma di streaming targata Disney, è pronto a giurare che questa serie tv rivoluzionerà il modo in cui da ora in avanti verranno prodotti i telefilm in tutto il mondo. Scritta da Jon Favreau e prodotta da Lucasfilm, la casa di produzione cinematografica fondata da George Lucas, si comporrà di dieci episodi e, come spiegato dal regista, «la storia sarà ambientata dopo le vicende de Il ritorno dello Jedi e prima di Star Wars: Il risveglio della Forza». Protagonista darà un nuovo personaggio, un pistolero e solitario cacciatore di taglie, che si muove intorno alla galassia, lontano dall'autorità della Nuova Repubblica. Gli interpreti saranno Pedro Pascal (The Mandalorian), Taika Waititi (IG-11), Gina Carano (Cara Dune), Carl Weathers (Greef Karga), Nick Nolte, Giancarlo Esposito, Werner Herzog e Bill Burr. La colonna sonora, invece, sarà curata dal compositore e produttore discografico svedese Ludwig Göransson. Se dieci episodi vi sembrano troppo pochi per saziare la vostra fame di Guerre Stellari, non temete. Ancor prima dell'esordio della prima stagione, ne è stata già confermata una seconda. Favreau ha annunciato, in proposito: «Stiamo attualmente procedendo con i lavori della seconda stagione, ci stiamo occupando della sceneggiatura, lavorando con i registi e io sto preparando a dirigere me stesso. Non ho potuto farlo durante la prima stagione perché ero impegnato con Il Re Leone, quindi adesso cercherò di prendere parte a uno di questi». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/streaming-2641113062.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="il-diavolo-con-gli-addominali-ha-riacceso-il-pubblico-di-netflix" data-post-id="2641113062" data-published-at="1765382381" data-use-pagination="False"> Il diavolo con gli addominali ha riacceso il pubblico di Netflix Netflix Cosa succederebbe se il diavolo si stancasse di essere il signore di demoni e dannati e si prendesse una vacanza? Lucifer nasce da un'idea di Neil Gaiman e diventa in poco tempo un successo. Le prime tre stagioni sono prodotte da Fox che decide di cancellare il telefilm tra le lamentele dei fan. È qui che, a seguito di una campagna #SaveLucifer, Netflix decide di acquistare e rinnovare la serie per altre due stagioni. La quarta stagione è già disponibile su Netflix dall'8 maggio e benché la piattaforma non sia solita rilasciare numeri precisi ha battuto tutti i record di «binge watching» (letteralmente la visione compulsiva di puntate, ndr.), mantenendo la prima posizione per ben sette settimane. L'unico telefilm ad aver raggiunto lo stesso livello di successo è stato «Il Trono di Spade».Lucifer, come anticipato, racconta la vita quotidiana del diavolo a Los Angeles, dopo che vi si è trasferito insieme al demone (e migliore amica) Mazikeen. Proprietario del night club più famoso della città, Lucifer Morningstar (interpretato dall'attore Tom Ellis) conosce per caso la detective Chloe Decker. Affascinato dalla donna, il diavolo inizia a collaborare con lei ad alcuni casi di omicidio, scoprendo che tutti gli anni passati sulla terra non solo lo stanno rendendo sempre più umano ma anche vulnerabile a un sentimento che per credeva per lui impossibile: l'amore. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/streaming-2641113062.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="il-diavolo-e-l-acqua-santa-sulla-terra-per-salvarla-dalla-fine-del-mondo" data-post-id="2641113062" data-published-at="1765382381" data-use-pagination="False"> Il diavolo e l'acqua santa sulla Terra per salvarla dalla fine del mondo Giphy La trama, potrebbe apparire scontata. Nel 2019, le forze del Paradiso e le potenze infernali hanno deciso di scatenare l'Apocalisse. L'evento che innescherà la fine del mondo è la venuta dell'anticristo, come è scritto in un libro: le Belle e accurate profezie di Agnes Nutter. Ma perché distruggere un posto grazioso come il pianeta Terra? Il demone Crowley e l'angelo Azraphel, rappresentanti delle rispettive fazioni sul nostro pianeta e ormai affezionati alle usanze terrestri, non ci stanno e per questo si alleano per scongiurare la fine del mondo.Eppure, Good Omens, la mini serie firmata da Neil Gaiman e Terry Pratchett basata sul romanzo umoristico scritto a quattro mani dai due autori nel 1990, è uno dei più grandi successi firmati Amazon Prime Video. Il motivo? La coppia diavolo-acqua santa è composta da due tra gli attori più promettenti del cinema internazionale: David Tennant, attore di teatro shakesperiano e famoso per aver interpretato il ruolo del "Dottore" nella serie Uk Doctor Who, e Michal Sheen, attore gallese famoso per aver vestito i panni di Tony Blair in The Deal prima e The Queen poi. La coppia di attori riesce a trasformare una scrittura che per alcuni può sembrare piena di lacune e contraddizioni, a tratti fin troppo scontata, in un'opera magistralmente interpretata in cui le musiche dei Queen e la mimica facciale di Tennant e il lato «goliardico» del Santo Sheen riescono a convivere creando un qualcosa di mai visto prima. Good Omens è un piccolo capolavoro e, le sue sei puntate, non sembrano essere bastate agli abbonati del servizio di streaming di Amazon Prime al punto che, ormai da mesi, chiedono a gran voce una seconda stagione. Amazon si dice pronta. Il cast pure. E nella trama, Gaiman, ha svelato di aver nascosto alcuni indizi che potrebbero aprire a storie parallele sviluppabili in un nuovo capito della serie tv. Non ci resta che attendere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/streaming-2641113062.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="aniston-e-witherspoon-diventano-conduttrici-di-un-talk-show-per-lo-streaming-di-cupertino" data-post-id="2641113062" data-published-at="1765382381" data-use-pagination="False"> Aniston e Witherspoon diventano conduttrici di un talk show per lo streaming di Cupertino Apple Jennifer Aniston e Reese Witherspoon hanno già condiviso la scena sul piccolo schermo negli anni Novanta. La Witherspoon ha infatti interpretato il ruolo di una delle sorelle della celebre Rachel Green di Friends. È proprio per questo motivo che dal momento dell'annuncio di The Morning Show da parte di Apple Tv+ si sono susseguiti articoli sulle due leading ladies.Una serie televisiva dalle atmosfere molto americane che ci porta dietro le quinte di un popolarissimo show del mattino, uno di quei programmi a metà tra telegiornale e talk show che arricchiscono i palinsesti delle principali reti statunitensi. The Morning Show racconta il mondo dell'intrattenimento dopo il Metoo. Il primo episodio ci catapulta in una redazione scossa da uno scandalo sessuale, dopo le accuse mosse al co-conduttore storico interpretato da Steve Carrell. Tocca a Jennifer Aniston tenere le redini della trasmissione e affrontare il pubblico disilluso e i funzionari del network assetati di ascolti. Ecco che a complicare ulteriormente la situazione arriva Reese Witherspoon, pronta a rubarle il lavoro. La serie sarà composta di 10 episodi ed è già stata rinnovata per una seconda stagione. The Morning Show rappresenta il grande ritorno al piccolo schermo di Jennifer Aniston dopo i dieci anni passati sul set di Friends oltre al secondo progetto televisivo che vede Reese Witherspoon come protagonista, dopo il successo di Big Little Lies.
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Attualmente gli Stati Uniti mantengono 84.000 militari in Europa, dislocati in circa cinquanta basi. I principali snodi si trovano in Germania, Italia e Regno Unito, mentre la Francia non ospita alcuna base americana permanente. Il quartier generale del comando statunitense in Europa è situato a Stoccarda, da dove viene coordinata una forza che, secondo un rapporto del Congresso, risulta «strettamente integrata nelle attività e negli obiettivi della Nato».
Sul piano strategico-nucleare, sei basi Nato, distribuite in cinque Paesi membri – Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia – custodiscono circa 100 ordigni nucleari statunitensi. Si tratta delle bombe tattiche B61, concepite esclusivamente per l’impiego da parte di bombardieri o caccia americani o alleati certificati. Dalla sua istituzione nel 1949, con il Trattato di Washington, la Nato è stata il perno della sicurezza americana in Europa, come ricorda il Center for Strategic and International Studies. L’articolo 5 garantisce che un attacco contro uno solo dei membri venga considerato un’aggressione contro tutti, estendendo di fatto l’ombrello militare statunitense all’intero continente.
Questo impianto, rimasto sostanzialmente invariato dalla fine della Seconda guerra mondiale, oggi appare messo in discussione. Il discorso del vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, i segnali di dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin sull’Ucraina e la diffusione di una dottrina strategica definita «aggressiva» da più capitali europee hanno alimentato il timore di un possibile ridimensionamento dell’impegno americano.
Sul fronte finanziario, Washington ha alzato ulteriormente l’asticella chiedendo agli alleati di destinare il 5% del Pil alla difesa. Un obiettivo giudicato irrealistico nel breve termine dalla maggior parte degli Stati membri. Nel 2014, solo tre Paesi – Stati Uniti, Regno Unito e Grecia – avevano raggiunto la soglia minima del 2%. Oggi 23 Paesi Nato superano quel livello, e 16 di essi lo hanno fatto soltanto dopo il 2022, sotto la spinta del conflitto ucraino. La guerra in Ucraina resta infatti il contesto determinante. La Russia controlla quasi il 20% del territorio ucraino. Già dopo l’annessione della Crimea nel 2014, la Nato aveva rafforzato il fianco orientale schierando quattro gruppi di battaglia nei Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) e in Polonia. Dopo il 24 febbraio 2022, altri quattro battlegroup sono stati dispiegati in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia.
Queste forze contano complessivamente circa 10.000 soldati, tra cui 770 militari francesi – 550 in Romania e 220 in Estonia – e si aggiungono al vasto sistema di basi navali, aeree e terrestri già presenti sul continente. Nonostante questi numeri, la capacità reale dell’Europa rimane limitata. Come osserva Camille Grand, ex vicesegretario generale della Nato, molti eserciti europei, protetti per decenni dall’ombrello americano e frenati da bilanci contenuti, si sono trasformati in «eserciti bonsai»: strutture ridotte, con capacità parziali ma prive di profondità operativa. I dati confermano il quadro: 12 Paesi europei non dispongono di carri armati, mentre 14 Stati non possiedono aerei da combattimento. In molti casi, i mezzi disponibili non sono sufficientemente moderni o pronti all’impiego.
La dipendenza diventa totale nelle capacità strategiche. Intelligence, sorveglianza e ricognizione, così come droni, satelliti, aerei da rifornimento e da trasporto, restano largamente insufficienti senza il supporto statunitense. L’operazione francese in Mali nel 2013 richiese l’intervento di aerei americani per il rifornimento in volo, mentre durante la guerra in Libia nel 2011 le scorte di bombe a guida laser si esaurirono rapidamente. Secondo le stime del Bruegel Institute, riprese da Le Figaro, per garantire una sicurezza credibile senza l’appoggio degli Stati Uniti l’Europa dovrebbe investire almeno 250 miliardi di euro all’anno. Una cifra che fotografa con precisione il divario accumulato e pone una domanda politica inevitabile: il Vecchio Continente è disposto a sostenere un simile sforzo, o continuerà ad affidare la propria difesa a un alleato sempre meno disposto a farsene carico?
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Riduci
(Totaleu)
Lo ha detto il Ministro per gli Affari europei in un’intervista margine degli Ecr Study Days a Roma.
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Ed è quel che ha pensato il gran capo della Fifa, l’imbarazzante Infantino, dopo aver intestato a Trump un neonato riconoscimento Fifa. Solo che stavolta lo show diventa un caso diplomatico e rischia di diventare imbarazzante e difficile da gestire perché, come dicevamo, la partita celebrativa dell’orgoglio Lgbtq+ sarà Egitto contro Iran, due Paesi dove gay, lesbiche e trans finiscono in carcere o addirittura condannate a morte.
Ora, delle due l’una: o censuri chi non si adegua a certe regole oppure imporre le proprie regole diventa ingerenza negli affari altrui. E non si può. Com’è noto il match del 26 giugno a Seattle, una delle città in cui la cultura Lgbtq+ è più radicata, era stata scelto da tempo come pride match, visto che si giocherà di venerdì, alle porte del nel weekend dell’orgoglio gay. Diciamo che la sorte ha deciso di farsi beffa di Infantino e del politically correct. Infatti le due nazioni hanno immediatamente protestato: che c’entriamo noi con queste convenzioni occidentali? Del resto la protesta ha un senso: se nessuno boicotta gli Stati dove l’omosessualità è reato, perché poi dovrebbero partecipare ad un rito occidentale? Per loro la scelta è «inappropriata e politicamente connotata». Così Iran ed Egitto hanno presentato un’obiezione formale, tant’è che Mehdi Taj, presidente della Federcalcio iraniana, ha spiegato la posizione del governo iraniano e della sua federazione: «Sia noi che l’Egitto abbiamo protestato. È stata una decisione irragionevole che sembrava favorire un gruppo particolare. Affronteremo sicuramente la questione». Se le Federcalcio di Iran ed Egitto non hanno intenzione di cedere a una pressione internazionale che ingerisce negli affari interni, nemmeno la Fifa ha intenzione di fare marcia indietro. Secondo Eric Wahl, membro del Pride match advisory committee, «La partita Egitto-Iran a Seattle in giugno capita proprio come pride match, e credo che sia un bene, in realtà. Persone Lgbtq+ esistono ovunque. Qui a Seattle tutti sono liberi di essere se stessi». Certo, lì a Seattle sarà così ma il rischio che la Fifa non considera è quello di esporre gli atleti egiziani e soprattutto iraniani a ritorsioni interne. Andremo al Var? Meglio di no, perché altrimenti dovremmo rivedere certi errori macroscopici su altri diritti dei quali nessun pride si era occupato organizzando partite ad hoc. Per esempio sui diritti dei lavoratori; eppure non pochi operai nei cantieri degli stadi ci hanno lasciato le penne. Ma evidentemente la fretta di rispettare i tempi di consegna fa chiudere entrambi gli occhi. Oppure degli operai non importa nulla. E qui tutto il mondo è Paese.
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Riduci