2022-04-17
Strano: un dalemiano alla corte di Speranza
Il capo ufficio stampa del ministero della Salute è un ex Unità che ha lavorato pure per l’imprenditore che affianca Baffino nel commercio dei vini. E che presentò a Max il commercialista Gherardo Gardo, spuntato nella trattativa per la vendita di armi a Bogotà. Nei suoi Quaderni dal carcere Antonio Gramsci aveva sottolineato l’importanza della buona comunicazione scientifica e aveva messo in guardia dalla diffusione di informazioni false o distorte. Per questo si augurava che a divulgare la scienza fossero «scienziati e studiosi seri» e non «giornalisti onnisapienti» e «autodidatti presuntuosi». Il ministero della Salute oggi è guidato da Roberto Speranza, un politico che si vanta di avere nel proprio pantheon Gramsci. Per la scelta dei suoi comunicatori avrà certo seguito i criteri del pensatore torinese, nonché fondatore dell’Unità.Il dirigente per la comunicazione è certo un medico, Sergio Iavicoli, anche se al momento, come abbiamo raccontato ieri, deve fare i conti oltre che con la divulgazione anche con i magistrati che lo hanno iscritto sul registro degli indagati per falso ideologico. Una bell’accusa per chi dovrebbe contrastare le fake news tanto temute da Gramsci. E il capo ufficio stampa? Qui non c’è uno scienziato, ma un giornalista. Che sicuramente non sarà «onnisapiente», ma molto specializzato. Oltre a questo è anche pugliese, ha lavorato per 13 anni proprio all’Unità (dopo aver lavorato al Comune di Bologna nell’ultima parte del mandato del sindaco diessino Walter Vitali) ed è stato per anni l’uomo comunicazione di un socio di Massimo D’Alema, considerato il pigmalione politico di Speranza. Cesare Buquicchio, 48 anni, laureato in giurisprudenza all’università di Bari, giornalista professionista dal 2002 approda al ministero della Salute a dicembre 2019. La biografia pubblicata sulla sua pagina Linkedin merita di essere riportata integralmente: «Giornalista professionista, consulente per la comunicazione e capo ufficio stampa. Ho creato il mio primo sito web nel 1996 e mi sono occupato da sempre di social network. Ho scritto di tutto, ma soprattutto di politica, per l’Unità, Repubblica, Corriere, Internazionale, Associated Press, Sole24Ore e (una volta) pure sul Washington Post. Un mio saggio è finito anche su Micromega e nell’indice ero tra Zygmunt Bauman e Martin Heidegger». Poi l’autobiografia lo avvicina al suo attuale incarico: «Da qualche anno mi occupo di medicina, sanità e salute. Come capo della comunicazione e ufficio stampa ho portato i miei brand su prime pagine, canali tv e Hp in Italia e non solo (dal Corriere della Sera all’NBC), ho ideato e realizzato convegni internazionali e pianificato campagne di corporate storytelling». Tra i brand a cui si riferisce Buquicchio c’è anche quello di Consulcesi group, della quale il capo ufficio stampa di Speranza ha ricoperto il ruolo di responsabile della comunicazione tra il 2015 e il 2017, iniziando in parallelo quello di direttore editoriale della testata online Sanità informazione controllata da Consulcesi attraverso la Multichannel media production srl. Buquicchio manterrà il secondo incarico fino al 2019, uscendo definitivamente dal gruppo fondato da Massimo Tortorella per approdare nell’ufficio stampa del dicastero della Sanità, considerato nella pianta organica «ufficio di diretta collaborazione» del ministro. Nelle scorse settimane La Verità ha svelato che Tortorella fondatore e presidente del Consulcesi group, attivo nel settore della formazione e della consulenza legale destinata ai medici, è socio, tramite il fondo d’investimenti lussemburghese Amana investment glass fund nella tenuta agricola la Madeleine, della famiglia di Massimo D’Alema e nella società Silk road wines, con sede a Orvieto, che ne commercializza i vini. Ed è proprio durante la trattativa per le quote della Medeleine che Tortorella fa conoscere a D’Alema Gherardo Gardo, il ragioniere coinvolto nell’affaire della fornitura di navi e aerei alla Colombia. E, soprattutto, anello di congiunzione tra Baffino e Umberto Bonavita, avvocato dello studio Robert Allen law che l’ex segretario del Pds aveva segnalato come interlocutore di Fincantieri, raccomandato anche ai partner colombiani e al quale il gruppo Leonardo stava preparando il contratto di consulenza per la vendita di 24 M-346, caccia d’addestramento destinati alla Colombia. Alla Verità Tortorella aveva raccontato di aver conosciuto D’Alema nel 2018 in un ristorante di Londra e, dopo aver assaggiato i vini della sua cantina, aveva deciso di diventarne socio. L’imprenditore romano ci aveva detto per valutare il prezzo corretto, «trattandosi di un politico» aveva deciso di far fare «una perizia a Gardo, che fa il fiscalista negli Stati uniti e in Italia». Tortorella racconta di aver conosciuto il ragioniere «nel 2013 a Miami» e di avergli affidato la sua «società americana per entrare nel mercato americano della formazione». Poi Gardo «si è proposto di fare la perizia». È in quell’occasione che D’Alema e il ragioniere, che è in affari a Miami con Bonavita nella Wey Llc (che nelle slide di presentazione del 2016 indicava, con tanto di foto, Gardo come amministratore delegato e Umberto Bonavita in veste di presidente), entrano in contatto. Un rapporto che durerà nel tempo, fino a sfociare nel viaggio in Colombia per l’affare delle navi e degli aerei. E a durare nel tempo è anche il rapporto tra D’Alema e Tortorella, che si è evoluto dal vino, alla onlus Sanità di frontiera, di cui l’ex premier è presidente e l’imprenditore, secondo il sito internet della no profit, «ideatore». E anche nella onlus, che ha la sede in piazza Farnese allo stesso indirizzo della fondazione Italianieuropei di D’Alema (Tortorella ci ha detto: «Quella arriva dopo, la sede è stata cambiata tre volte»), emergono porte girevoli per i giornalisti tra il mondo di D’Alema e quello di Tortorella. Nella presentazione di Maura Pisciarelli, responsabile ufficio stampa e ricerca della Onlus infatti, oltre al ruolo di addetta stampa di due deputati e di «responsabile della comunicazione politica e istituzionale per un parlamentare europeo», spunta fuori proprio la fondazione che condivide l’indirizzo con la no profit. La donna «dal 2017 fa parte del comitato di redazione della rivista Italianieuropei», quella della fondazione di Baffino. Chissà se un giorno anche lei finirà a lavorare con il pupillo di D’Alema, magari proprio al ministero.
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