2025-02-18
«Storia della mia famiglia», l'attesissima serie italiana in arrivo domani su Netflix
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Una foto di scena della serie Storia della mia famiglia (Ansa/Ufficio stampa Netflix)
La serie, su Netflix da mercoledì 19 febbraio, muove da un destino inevitabile e tragico. È un invito educato a rimettere mano alle proprie priorità, a fermarsi davanti alla bellezza straordinaria di tutto ciò che nel frastuono diamo per scontato. Una finzione necessaria a capire (o ricordare) come la vita non stia nei traguardi, tutta schiacciata verso un domani che resta ineluttabile, ma nell'apparente banalità del quotidiano.La premessa non ha nulla di divertente, ed è bene dirlo prima che il titolo, volutamente neutro, possa trarre in inganno chi guardi. Storia della mia famiglia, su Netflix da mercoledì 19 febbraio, muove da un destino inevitabile e tragico, quello di Fausto, padre giovane e single di due bambini ancora piccoli. Fausto, le origini campane, è malato di quei mali che vengono definiti genericamente come incurabili. Un cancro, forse ai polmoni.Eppure, sul viso, il sorriso un po' incosciente di chi canterebbe con Vecchioni, che sul punto di morire pianteresti un ulivo, sperando ancora di vederlo fiorire. Fausto sa, ma non teme. L'unica sua premura, mentre la vita gli scivola fra le dita, inafferrabile, è dare una forma al futuro dei suoi bambini: un nucleo da poter chiamare famiglia, punti di riferimento che crescano in affetti stabili. Libero ed Ercole hanno una madre, ma la madre - che i sei episodi dello show insegnano essere stata un colpo di fulmine, una magia - non è centrata quanto basta a poter svolgere il ruolo di genitore. Dunque, l'alterità. Fausto, nei giorni che precedono la sua morte, mette insieme quattro persone: sua madre, suo fratello, i migliori amici, Demetrio e Maria. Nessuno, sulla carta, sembrerebbe adeguato. La madre, per giunta residente ad Ercolano, lontanissima dalla Roma che il figlio ha scelto come casa, s'è trovata grande d'improvviso, a diciott'anni, quando ha scoperto la prima gravidanza. Non è stata perfetta, non lo è stata come madre e non lo è diventata una volta nonna. Valerio, fratello minore di Fausto, non si è rivelato tanto meglio: è giovane, confuso sul significato che la propria esistenza adulta dovrebbe assumere, a volte si droga. Maria, l'amica di sempre, lo rimprovera, ha il tono di una maestrina e la rabbia sottile di chi non ha raggiunto quel che avrebbe voluto. Demetrio è lo sfigato del gruppo: cammina sul confine sottile che separa la normale tristezza dalla depressione, innamorato, senza essere mai stato ricambiato, di Maria, solo, senza radici.Loro, adulti scombinati, sono la famiglia che Fausto ha pensato per i figli, e di loro racconta Storia della mia famiglia. La serie ha sei episodi, dedicati ciascuno ad uno dei protagonisti. Le immagini scorrono e i piani temporali si mischiano, passato e presente si incrociano nel tentativo di vedersi compiere il futuro. Lo spirito, dunque, è quello di una After Life, ma non c'è la solitudine assordante di Ricky Gervais, la sua vita a pezzi. La morte è assente, Fausto no. Parla attraverso le note vocali del suo telefono, come la moglie di Gervais nella serie britannica. Chiede ai figli, agli amici di tener viva la fiamma dell'entusiasmo, di essere curiosi. Lo fa con leggerezza, senza che la leggerezza possa in alcun modo cancellare la profondità della narrazione. Storia della mia famiglia, come già After Life, è un invito educato a rimettere mano alle proprie priorità, a fermarsi davanti alla bellezza straordinaria di tutto ciò che nel frastuono diamo per scontato. Una finzione necessaria a capire (o ricordare) come la vita non stia nei traguardi, tutta schiacciata verso un domani che resta ineluttabile, ma nell'apparente banalità del quotidiano.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.