2022-08-23
«Stop alle iniezioni con i farmaci a mRna»
Quattro studi legali inviano una diffida a Mario Draghi e al ministro della Salute: «Ritirate quei medicinali o risponderete in sede penale degli effetti avversi». Citano uno studio di Doshi, il database Vaers e criticano le norme mendaci: «Le punture non fermano il virus».Se il governo non ritira immediatamente i vaccini anti Covid a mRna e non elimina l’obbligo di inoculo per il comparto sanitario, dovrà rispondere penalmente di «qualsiasi evento lesivo o mortale» risulti conseguenza della vaccinazione. È stata spedita a Ferragosto, per posta certificata, la diffida di quattro avvocati, di Verona, Cuneo e Catanzaro, indirizzata al premier Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente dell’Istituto superiore della sanità, ai vertici dell’Agenzia italiana del farmaco e ai presidenti di Regione. Stefania Cappellari, legale di Verona come il collega Francesco Golinelli (che ha lo studio pure a Monaco di Baviera dove segue cause di vaccinati), Laura Mana di Cuneo e Rosaria Lo Prete di Catanzaro, affermano che insistere nel vaccinare ignorando i numerosi studi sugli eventi avversi e morti da vaccino, potrà comportare l’accusa di dolo eventuale. Continuando a promuovere farmaci che non riducono il rischio di contagio e con un bilancio costi-benefici «negativo», scrivono gli avvocati, governo, Aifa e governatori «accettano volontariamente il rischio del verificarsi dell’evento, che poteva essere evitato». Sostengono che la letteratura scientifica non può essere ignorata, i responsabili della sanità pubblica non potranno dire di non aver saputo dei rischi segnalati, quindi saranno chiamati a rispondere in sede penale. Nella diffida si fa riferimento a diversi studi che mettono in guardia sulle reazioni avverse, in particolar modo viene citato il recente preprint a firma Peter Doshi, professore all’Università del Maryland ed editorialista del British medical journal, pubblicato lo scorso 23 giugno. Lo scienziato, assieme ad altri colleghi aveva esaminato i dati degli studi clinici randomizzati di fase III, condotti dalle aziende Pfizer e Moderna e consegnati alla Fda per l’autorizzazione al commercio dei vaccini a mRna Covid-19. Il controllo era stato fatto, sia nei gruppi vaccino, sia in quelli placebo, analizzando i serious adverse events (Sae), quelli che richiedono il ricovero del paziente, provocano disabilità permanenti o la morte, e i serious adverse events of special interest (Aesi), come paralisi di Bell, anafilassi, sindrome di Guillain-Barr. Le conclusioni erano state che gli eventi avversi erano stati più frequenti nel «gruppo vaccino» e, combinando l’incremento di rischio con i due farmaci, Pfizer e Moderna, risultava un significativo + 43% di probabilità di effetti collaterali potenzialmente fatali o invalidanti, specie a carico del sistema cardiovascolare e della coagulazione. Alla luce di questi dati allarmanti, «emergono con prepotenza alcuni elementi che non possono essere sottaciuti», dichiarano gli avvocati, ovvero che «i vaccini anti Covid-19 non riducono il rischio di contagio, quindi non proteggono la comunità e sono gravati da severi effetti sulla salute». Inoltre, evidenziano che rispetto al sistema di farmacovigilanza attiva presente negli Stati Uniti, che registrava fra prime e seconde dosi ben 21.000 eventi severi ogni 100.000 somministrazioni, l’Aifa con 100 reazioni avverse ogni 100.000 dosi (di cui solo 18 definite gravi) non fornisce un quadro per nulla realistico. Non c’è una farmacovigilanza che rassicuri in Italia, perché non sta monitorando tutto quello che provoca e ha provocato la vaccinazione anti Covid.Completando il quadro della situazione, per la quale hanno deciso di inviare la diffida, i quattro legali osservano che «il rischio di ricovero per eventi avversi gravi supera nettamente il minor rischio di ospedalizzazione per Covid-19», e dal momento che sicurezza ed efficacia di questi farmaci si avranno solo nel 2023, chiedono che vengano ritirati e si elimini l’obbligo di vaccinazione per i sanitari. In un atto normativo «e tutt’ora in vigore si dichiara apertamente che il vaccino serve per prevenire il contagio e sulla base di questa premessa si è arrivati a sacrificare il diritto alla salute di milioni di persone, basti solo pensare all’obbligo vaccinale esplicito e all’obbligo surrettizio introdotto con l’utilizzo del super green pass, per tutelare un ineffabile e generico interesse collettivo».Ricordano al ministro della Salute e ad Aifa che «l’imperativo ippocratico primum non nocere è un principio basilare per ogni provvedimento di sanità pubblica». Se il governo decide di ignorare questa diffida e accetta che gli eventi avversi o le morti per vaccino siano il «prezzo che è disposto a pagare pur di conseguire il proprio fine», si concretizza non la colpa cosciente ma l’ipotesi del dolo eventuale. Perché Speranza & c dimostreranno «di agire, o di continuare ad agire, nonostante la previsione della possibilità che l’evento si verifichi quale conseguenza collaterale della propria condotta», anche «sacrificando gli interessi tutelati dalla norma penale». Inutile dire che nessuna risposta è stata ancora data agli avvocati. Intanto, Franco Corbelli, leader del movimento Diritti civili, torna a denunciare «le gravi reazioni avverse e le morti improvvise, di persone, soprattutto, giovani, sane e, quasi certamente, tutte vaccinate» che «sono oggi la vera, drammatica emergenza nazionale che bisogna affrontare, tempestivamente e in maniera efficace, per cercare di prevenirla e fermarla».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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