2018-09-26
Stilografiche, penne con stile che hanno scritto i grandi eventi della storia
La Duofold siglò la resa tedesca nel 1945. La Parker 75 firmò il trattato antinucleare tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov e poi la pace tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat.Si chiamano Waterman, Parker, Aurora o Montblanc. E sono le vere protagoniste della storia del Novecento. Nero su bianco o colorandola d'inchiostri blu, verdi o viola, le penne stilografiche hanno scritto e riscritto la storia del mondo. Le prime sono nate alla fine del 1800. La più famosa fu inventata nel 1883 da Lewis Edson Waterman, un assicuratore di New York che, dopo aver perso un importante cliente a causa di una macchia d'inchiostro caduta accidentalmente sul contratto, ideò una penna con serbatoio a flusso continuo. Ancora oggi il suo marchio è leader nel settore. Perché anche nell'era delle mail e dei social le penne stilografiche non conoscono crisi. Negli ultimi dieci anni il mercato è stato segnato da crescita costante, nel 2016 sfiorava il miliardo di dollari l'anno. Un successo dovuto soprattutto al collezionismo ma anche al fatto che, nel giro di vent'anni, la stilo è passata dal reparto cancelleria al comparto del lusso. Le case produttrici non puntano più sulla quantità ma sulla qualità e sull'artigianalità del prodotto: i pezzi diminuiscono e i prezzi salgono.La stilografica più cara al mondo è l'italiana Aurora Diamante. Realizzata con 2.000 pietre e un pennino in oro, costa 1,47 milioni di dollari e ne viene prodotto un solo esemplare l'anno. Già cinque secoli fa Leonardo Da Vinci aveva inventato l'ingegno scrittorio, una penna stilografica ante litteram che utilizzava per i suoi disegni. Nel 2011, grazie ad alcune tavole del codice Atlantico, lo studioso Carlo Pedretti ha fatto eseguire una ricostruzione dello strumento da ritenersi fedele all'idea di Leonardo. Gli antichi egizi usavano il calamus, un bastoncino ottenuto da canne cave al cui interno facevano scorrere un composto di nero fumo fino all'estremità che intagliata o provvista di una punta metallica vergava i papiri. Nell'antica Roma si usavano le tabulae, semplici tavolette di argilla ricoperte di cera. Per scrivere i romani incidevano la superficie cerata con un bastoncino di legno appuntito chiamato stilus, per cancellare con una spatola ripianavano la cera. Da qui l'espressione «fare tabula rasa».Le penne d'oca fecero la loro comparsa nel V secolo e scrissero la storia fino al 1800. Per tutto il XIX secolo ci fu un susseguirsi di quelle che oggi chiamiamo «proto-stilografiche», una serie di laboriosi tentativi che però non davano buoni risultati, come il prototipo in bronzo e in corno sviluppato da un tale Scheller di Lepizig o la «penna portatile senza fine, che si ricarica da sola con inchiostro» inventata da un ingegnoso studente romeno del Polytechnique di Parigi di nome Petrache Poenaru. «Con una singola penna Wirt ho fatto sì che la mia famiglia vivesse a lungo. Con due, sarei potuto diventare ricco» (Mark Twain nel manifesto pubblicitario della Paul E. Wirt Company Pens, 1903).George Safford Parker, un'insegnante di telegrafia del Wisconsin, per sbarcare il lunario s'era messo a vendere penne stilografiche. Per sua sfortuna si rompevano spesso e da onest'uomo quale era offriva ai suoi clienti, per lo più suoi studenti, un servizio di riparazioni. Finché non ebbe l'idea di realizzarne una con un alimentatore di inchiostro nel quale un tappo spinge il liquido dentro un canale che lo porta alla punta della penna attraverso un forellino. Nel 1889 Parker brevettò la sua idea per 85 dollari. A W.A. Sheaffer, un gioielliere di Fort Madison nell'Iowa, si deve invece la creazione del sistema a levetta, in pratica brevettò il caricamento automatico dell'inchiostro. A diffondere l'uso delle stilografiche in tutto il mondo sono state le guerre. Nel 1914 Parker ideò la Trench Pen, una penna ad hoc per i soldati al fronte, munita di cappuccio di sicurezza con pastiglie di inchiostro solubili in acqua. Gli anni Venti e Trenta sono prolifici. Ci sono la Lifetime di Sheaffer, una penna delle grandi dimensioni e dalla garanzia a vita; le Duofold colorate della Parker che diventano un mito (quella giallo mandarino, che non avrà successo, sarà la preferita di Colette); le Gold Seal di Wahl che contano 14 pennini intercambiabili; le Balance di Sheaffer che hanno una forma affusolata che ricorda un aereo; le Nozac di Conklin che non hanno serbatoio; le Lucens di Omas completamente trasparenti, la Pelikan col rivoluzionario caricamento a stantuffo.Palmiro Togliatti in esilio a Parigi visto in un caffè «mentre cerca di mimetizzare con l'inchiostro della stilografica i buchi delle tarme in una manica della giacca». Usava una Pelikan dall'inchiostro verde.Tra le stilografiche che hanno fatto la storia, la Duofold di Dwigh D. Eisenhower che segnò la resa della Germania e la 75 della Parker che siglò il trattato antinucleare tra Ronald Reagan e Michail Gorbačëv. Sempre con una Parker, 25 anni fa, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat firmarono il primo accordo per la pace tra Israele e Palestina. Winston Churchill, Barack Obama, Tony Blair, Vladimir Poutine e Nicolas Sarkozy alle Parker hanno sempre preferito la Montblanc Meisterstück 149. Tuttavia il proprietario più celebre di una 149 resta John F. Kennedy che nel 1963, per firmare il Golden Book a Berlino, dovette prestare la sua stilo a un imbarazzato Konrad Adenauer che s'era perso la sua, suscitando l'ilarità dei presenti. Adolf Hitler, invece, scriveva solo con le Goldfink e le Soennecken.A 9 anni Anna Frank ricevette dalla nonna una penna stilografica della quale andava molto fiera, «a tredici me la portai nell'alloggio segreto, dove percorreva con me le pagine del mio diario. Ora sono arrivata a quattordici, ed è l'ultimo anno che la mia penna ha passato con me». Un venerdì pomeriggio, dopo aver ripulito i fagioli la gettò per sbaglio nel camino con gli scarti: «M'è rimasta una consolazione, sebbene assai magra: la mia stilografica è stata cremata e non sotterrata, proprio come vorrei accadesse a me, a suo tempo» (dal diario di Anna Frank).«La stilografica è la compagna più intima dei miei pensieri, dei miei sogni, delle mie paure. La uso per scrivere quando non ho la forza di scrivere» (Daniel Pennac).La Hastil del 1970, l'Aurora uscita dalle officine dell'azienda torinese, finita direttamente al MoMA di New York come esempio di stile e design italiano.Per realizzare una penna stilografica servono più di 200 operazioni. Spiega Filippo Loghero, artigiano di Aurora: «Il momento fondamentale è la saldatura dell'iridio, un metallo duro che determina il grado di scrittura. Nelle penne standard è una piccola biglia, che a seconda della posizione determina il tipo di linea, grossa o sottile, che si vuole ottenere. Nelle penne personalizzate invece, quelle «disegnate» sul singolo cliente, si usa una barra di iridio, che viene calibrata esattamente sul tratto orizzontale e verticale che si vuole tracciare».«Scrivo a penna e la voglio di lusso, per dar valore al mio lavoro. Perché così entro nel mito. E poi ogni stilografica ha un nome di scrittore: c'è la Hemingway, la Dickinson, l'Agatha Christie… Sono i miei suggeritori. Comincio a scrivere pensando: chissà il vecchio Ernest che cosa ha in serbo per me oggi? Cosa uscirà da 'sta penna?» (Andrea G. Pinketts).Il maestro Giacomo Puccini era un fanatico della Parker «superlativamente buona»; durante la Prima Guerra Mondiale Ernest Hemingway, quando prestava soccorso come volontario nelle autoambulanze, usava una Montegrappa; Gabriele D'Annunzio aveva una Waterman 42 laminata; Simone de Beauvoir prediligeva le Sheaffer Snorkel Triumph, le Sheaffer's Snorkel, e le Esterbrook; quando poggiava i pennelli Renato Guttuso scriveva solo con una Sheaffer d'oro di foggia antica e dal piccolo pennino. Stephen King iniziò a usare una Waterman nel 1999, dopo che un incidente lo tenne lontano dal pc. «Mi ha permesso di rallentare di più il ritmo e pesare le parole una a una». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è l'unico a firmare con la propria stilografica anziché con la penna d'ordinanza del Quirinale.Guido Ceronetti si rifiutava di scrivere con la penna a sfera e usava solo la stilografica: «La biro non l'ho né amata né detestata; l'ho ignorata. Il motivo, forse, è che pur essendo fatta per scrivere la biro sia qualcosa di estraneo del tutto a ciò che è scrittura. Naturalmente, in circostanze gravissime (come dover tappare un messaggio in una bottiglia da una zattera dove non ci sono che un foglio di taccuino, una biro e io solo) non avrei scrupoli a tracciare il mio Sos con la biro, ultima frontiera prima di farsi un'incisione e scrivere col sangue».«Papà usava solo la penna a sfera perché la stilo va ricaricata e la sua pigrizia gli imponeva di non accollarsi fatiche inutili» (Serena, figlia di Giulio Andreotti).
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».