2024-09-30
Stellantis si accanisce su Pomigliano
Un modello della Fiat Pandina prodotta a Pomigliano d'Arco (Ansa)
Il gruppo infligge altri otto giorni di cassintegrazione, per un totale di 12, ai lavoratori. Record negativo dal 2010. Taglio alla produzione di Panda: da 395 a 320 per turno.I vertici di Stellantis hanno comunicato alle sigle sindacali che ai lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d’Arco spettano altri otto giorni di cassa integrazione, oltre i quattro già previsti, per un totale di 12 per il mese di ottobre. Il motivo è tutto nel calo delle vendite della Panda, la piccola di casa Fiat. In dettaglio, stando alla lettera inviata ai sindacati, lo stop della produzione avverrà nelle unità di montaggio Panda, Tonale/Hornet (in Italia il modello è prodotto con il marchio Alfa Romeo, ma negli States è una Dodge) e nei reparti lastratura, verniciatura, stampaggio, plastica, impianti generali e aree collegate, nelle giornate dal 24 al 31 ottobre. Gli otto giorni aggiuntivi di Cig si aggiungono quindi a quelli già previsti per il 4, 7, 14 e 21 ottobre. La situazione, insomma, è molto pesante. Dodici giorni in un mese: un fatto che non si registrava in questa fabbrica dal 2010, quando Sergio Marchionne decise di ristrutturare lo stabilimento e venne posta la firma sull’accordo di produzione della Panda. Non solo, anche quando gli operai non saranno in cassa integrazione, Stellantis ha fatto sapere che ci sarà una diminuzione della produzione della Panda da 395 a 320 vetture per turno (compreso il modello Pandina, un’operazione simpatia che prende in prestito il soprannome che gli italiani hanno usato per anni). Nessun cambiamento, invece per la linea della Tonale, che resta a 150 vetture su un unico turno alternato.Non stupisce, insomma, se le associazioni di lavoratori hanno proclamato uno sciopero generale per il 18 ottobre. In una nota, il segretario generale Fim Cisl di Napoli, Biagio Trapani, fotografa una soluzione del mercato delle quattro ruote piuttosto preoccupante. «La crisi di mercato dell’auto», spiega il sindacalista, «sta mettendo in ginocchio da mesi l’intero comparto, con effetti negativi sul reddito dei lavoratori che costantemente sono in cassa integrazione, con una conseguente perdita economica di oltre il 30% in busta paga», continua. «Crediamo sia giunto il momento che tutti gli attori agiscano immediatamente in stretto rapporto tra di loro per un rilancio industriale del settore, per fronteggiare il forte calo di richieste dei nostri prodotti e impedire la chiusura degli stabilimenti. Serve un’azione comune e sinergica, tra istituzioni e produttori, volta a rafforzare le politiche industriali, che i singoli Paesi devono adottare al fine di sviluppare l’elettrificazione, la digitalizzazione, l’economia circolare e nello stesso tempo, per un forte sostegno di investimenti per rilanciare la transizione industriale, che sta caratterizzando la rete di fornitura», conclude Trapani. «Per tutte queste ragioni nella giornata di venerdì 18 ottobre, Fim, Fiom e Uilm proclamano uno sciopero di otto ore del settore automotive e delle imprese della componentistica, con una grande manifestazione a Roma».Intanto, forse proprio per far fronte alla crisi del settore, da ieri si rincorrono sempre più insistenti le voci di una fusione tra Renault e Stellantis, operazione che porterebbe alla nascita di un gigante del settore da 18 marchi ed economia di scala senza precedenti. D’altronde, non è la prima volta che circolano indiscrezioni di questo genere. Già a febbraio di quest’anno erano emerse voci simili, anche se mai confermate. All’agenzia Reuters, però, John Elkann ha buttato acqua sul fuoco in merito al possibile sodalizio. «Non c’è alcun piano in fase di studio per quanto riguarda le operazioni di fusione con altri produttori», ha detto. Come se non bastasse, con il mandato dell’attuale ceo di Stellantis, Carlos Tavares, in scadenza nel 2026, c’è anche chi paventa l’ipotesi che a sostituirlo sia Luca De Meo, attuale numero uno di Renault. Certo è che la transizione verso l’elettrico imposta dall’Unione europea sta mettendo i colossi dell’automobile in grande difficoltà e una fusione di questo tipo potrebbe essere di grande aiuto in questo senso.
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