2025-03-16
Meloni mette le cose in chiaro con i «volenterosi»: «Non mando soldati a Kiev»
Il premier britannico Keir Starmer durante il summit virtuale sull'Ucraina del 15 marzo (Getty Images)
Il premier ha partecipato al summit convocato da Starmer e ribadito l’appoggio all’Ucraina. Escluso l’invio di uomini. Disponibili invece Londra, Parigi e Ankara.È iniziata alle 11 del mattino di ieri ed è durata poco più di due ore la riunione dei «volenterosi» convocata dal premier britannico Keir Starmer. Nonostante le remore al meeting, tenuto in videoconferenza, ha partecipato anche Giorgia Meloni che ha sciolto la riserva solo poco prima di collegarsi. Il premier italiano non era convinto di unirsi al summit perché il governo non è favorevole all’invio di truppe in Ucraina. Una nota di Palazzo Chigi diffusa alle 13 ha riferito che «l’Italia intende continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci, ma che non è invece prevista la partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno».La riunione si è svolta a porte chiuse ma alla stampa è stato permesso di riprendere il discorso introduttivo di Starmer, che in sostanza guida la coalizione insieme al presidente francese Emmanuel Macron. «Il mondo ha bisogno di azione, non di parole vuote o di condizioni e per questo si passa alla fase operativa», ha annunciato Starmer, e «nell’eventualità di un cessate il fuoco, abbiamo sottolineato la necessità di un forte sistema di monitoraggio, per garantire che qualsiasi violazione dell’accordo venga identificata e denunciata, abbiamo riaffermato il nostro impegno per la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina e concordato sul fatto che l’Ucraina deve essere in grado di difendersi e di scoraggiare le future aggressioni russe».«Il tentennamento e il ritardo del Cremlino sulla proposta di cessate il fuoco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i continui attacchi barbarici della Russia all’Ucraina, sono del tutto contrari al desiderio di pace dichiarato da Putin, è tempo che le armi tacciano, ha aggiunto il leader britannico. Sul tavolo anche l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia per indebolire la macchia da guerra del Cremlino e costringere Vladimir Putin a sedersi al tavolo negoziale senza ulteriori rinvii.«Non possiamo consentire al presidente Putin di fare giochetti sull’accordo presentato dal presidente Trump», ha ribadito Starmer, che ha aggiunto: «Putin sta cercando di ritardare, dicendo che ci deve essere uno studio approfondito prima che il cessate il fuoco possa avere luogo, ma il mondo ha bisogno di vedere azioni, non parole vuote e condizioni senza senso». Starmer punta a una maggiore pressione economica sulla Russia per costringere Putin al tavolo dei negoziati, mentre a lungo termine l’intenzione è quella di chiedere ai Paesi coinvolti di prepararsi a «sostenere una pace giusta e duratura» e di rafforzare il loro sostegno militare all’Ucraina affinché possa difendersi. I leader dovrebbero «approfondire ulteriormente come i Paesi intendono contribuire alla coalizione dei volenterosi, prima della sessione di pianificazione militare prevista per la prossima settimana». Parigi, Londra e Ankara si sono già dette pronte ad agire con un eventuale invio di truppe. Dopo Starmer, ha parlato il presidente francese Macron, quello ucraino Volodymyr Zelensky, il neo primo ministro canadese Mark Carney (insediatosi a Ottawa come capo del governo solo ieri in veste di nuovo leader del Partito Liberale al posto di Justin Trudeau) e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Secondo fonti della Bbc, è stata una riunione interlocutoria, «un work in progress» cui seguirà giovedì un meeting operativo a livelli di vertici militari «per contribuire a rendere sicura l’Ucraina a terra, in mare e in cielo». Hanno partecipato 26 Paesi tra Ue, Stati membri della Nato, Ucraina, Canada, Australia e Nuova Zelanda. «Ribadiamo il nostro sostegno all’accordo dell’Ucraina per un cessate il fuoco. Ora la Russia deve dimostrare di essere disposta a sostenere un cessate il fuoco che porti a una pace giusta e duratura. Nel frattempo, sosterremo il rafforzamento dell’Ucraina e delle sue forze armate seguendo la nostra strategia dell’istrice», ha commentato il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen al termine della videocall precisando: «Intensificheremo gli sforzi di difesa dell’Europa attraverso ReArm Europe, incrementando la spesa per la difesa». Zelensky, durante una conferenza stampa convocata al termine della riunione, ha accusato Mosca di ritardare i colloqui per la tregua di 30 giorni proposta da Kiev e Washington, per approfittare e rafforzare le proprie posizioni sul campo di battaglia. «Vogliono una posizione più solida prima del cessate il fuoco. Il ritardo nel processo è legato al fatto che vogliono migliorare la loro situazione sul campo di battaglia».Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha esortato la Russia a lavorare «finalmente» per una pace «giusta e duratura» in Ucraina: «Spetta ora alla Russia porre fine ai suoi attacchi quotidiani alle città e alle infrastrutture civili ucraine». Per il presidente finlandese Alexander Stubb è «ancora troppo presto per discutere di invio di truppe di pace».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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