2023-06-04
«Stampubblica» delira: «Golpe in Consulta»
Il direttore di Repubblica, Massimo Giannini (Imagoeconomica)
Il gruppo Gedi lancia l’allarme democratico perché il centrodestra vuole eleggere i nuovi giudici in Parlamento. Come prevede la Carta. Non solo, per i media di sinistra l’ipotetico attacco del governo alla Corte dei conti sarebbe la prova dell’autoritarismo.Allarme democratico, compagni. Hanno sospeso la Costituzione? Le Camere? Il Parlamento? Hanno sciolto i partiti o i sindacati? Sono a rischio le conquiste civili? Il diritto di voto? È minacciata la libertà di riunione o di circolazione? Macché: l’allarme democratico risuona oggi fortissimo perché è sotto attacco il «controllo concomitante» della Corte dei conti. Avete capito bene: il «controllo concomitante» della Corte dei conti. Cioè in pratica una prassi burocratica, ovviamente non prevista né contemplata dalla Costituzione (già «più bella del mondo»), e per di più, a detta dei massimi esperti, una prassi non soltanto inutile, ma pure controproducente. Ma che importa? Stamattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor. Su qualcosa bisogna pure organizzare la Resistenza, no? E così, in assenza di dichiarazioni di ministri in qualche modo contestabili, in assenza di liti di piazza con studenti vagamente di destra, in assenza, di fatto, di qualsiasi cosa possa assomigliare lontanamente all’autoritarismo dilagante, va bene eleggere seduta stante a simbolo dell’autoritarismo dilagante il «controllo concomitante» della Corte dei conti. Ora e sempre Resistenza: salgono sui monti i nuovi partigiani della Brigata contabilità. A lanciare l’appello alla lotta contro l’invasore della partita doppia, è stato Romano Prodi. Il quale, dopo aver segnalato come primo esempio di autoritarismo dilagante i dubbi del governo ad assegnare la poltrona di commissario alla ricostruzione dell’Emilia Romagna a Stefano Bonaccini (in effetti: si può dire democratico un Paese in cui non viene data una cadrega a un compagno?), ha trovato conferma delle sue tesi resistenziali in questo altro evidente vulnus democratico: il tentativo di limitare gli interventi della Corte dei conti sui progetti del Pnrr prima che essi siano conclusi. Che non significa, si badi bene, togliere la possibilità alla Corte dei conti di intervenire per giudicare spese e procedure delle opere realizzate. Significa soltanto cercare di fare in modo che qualche opera realizzata ci sia. Ma tanto è bastato per scatenare gli eroici difensori della democrazia: «I limiti alla magistratura ci avvicinano a Orbán», tuona Repubblica a tutta pagina; «Italia come Ungheria e Polonia», ribadisce Claudio Tito sempre su Repubblica, «Traspare insofferenza verso tutte le istituzioni indipendenti», chiosa Stefano Lepri sulla Stampa. Se avessero immaginato che questa prassi della magistratura contabile era così importante, se avessero pensato che è rilevante quanto lo è per i nostri editorialisti di punta, forse i padri costituenti avrebbero potuto scriverlo anche nella Carta fondamentale (già più bella del mondo ma evidentemente carente su questo punto): «L’Italia è una Repubblica fondata sul controllo concomitante della Corte dei conti». E poco importa, ai partigiani della Brigata contabilità, se gli esperti dicono l’opposto. Poco importa se Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale, sostiene che quella del Pnrr è una «situazione particolare che motiva l’esclusione del controllo concomitante». E poca importa se Sabino Cassese (fino all’altro giorno celebratissimo giurista) dice che abolire il controllo concomitante della Corte dei conti è «sacrosanto», che «il governo fa benissimo», che «limitare il potere di controllo preventivo non significa limitare il potere di controllo» e che in ogni caso i controlli oggi sono «troppi» e «inefficaci» e servono solo a produrre «reazioni di inerzia e di autodifesa». Poco importa perché loro sono fatti così: a volte si danno da fare per inventare dal nulla le trame più fantasiose, come nel caso Metropol. A volte evitano anche lo sforzo, e inventano dal nulla soltanto qualche titolo fantasioso. Tutto più semplice: non serve nemmeno il compagno Meranda. Bastano i compagni di merenda. L’intervista pubblicata a pagina 2 della Stampa di ieri, per esempio, è un capolavoro nel genere. Viene chiesto il parere a un giurista, Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato alla Sapienza di Roma, che come tutti gli altri suoi colleghi non può che confermare l’ovvio: nel merito il governo ha ragione, perché «evita che i controlli preventivi incidano sull’attuazione del Pnrr», perché «conviene al Paese che si realizzino presto e bene i progetti del Pnrr» e perché «i controlli della Corte dei conti rimangono intonsi». Ebbene: sapete com’è stata intitolata questa intervista? «Il metodo dell’esecutivo è patologico, sta soltanto creando confusione». Che è un po’ come se a uno chiedessero: «È buona la minestra?», quello risponde: «Sì, ma la vorrei servita in un piatto più piccolo», e uscisse il titolo: «La minestra fa vomitare». Cioè, per l’appunto, è patologica. In realtà di patologico qui c’è solo il modo di gestire gli allarmi democratici, che sono una cosa troppo seria per essere trattata così. Fra l’altro, siccome l’assalto al controllo concomitante della Corte dei conti dev’essere sembrato anche a lorsignori poca cosa come esempio di autoritarismo dilagante, hanno ritenuto indispensabile aggiungere anche un po’ di altri esempi di autoritarismo dilagante. E, non essendoci sottomano nient’altro (immagino il trauma in redazione: possibile? Nemmeno un virgolettato di Lollobrigida? Un manifesto dei giovani di destra di Forlimpopoli? Niente di niente?) si sono buttati sulla Corte costituzionale. Con effetti esilaranti. A cominciare dal drammatico titolo di pagina 4 di Repubblica che recita «Assalto alla Consulta, la destra adotta il modello Trump». E ci lascia un dubbio: ma come modello Trump? Non era modello Orbán? O al massimo modello polacco? Come mai a pagina 3 si teme il modello Orbán (o modello polacco) e a pagina 4 si teme il modello Trump? E a pagina 5 che si teme? Niente? S’è forse rotto il mappamondo della paura democratica? Il testo, poi, è ancor più ridicolo: Liana Milella ci informa infatti che a settembre scadrà un giudice della Corte costituzionale di nomina parlamentare e a dicembre ne scadranno altri tre. A quel punto il Parlamento voterà (orrore!) per eleggere i nuovi giudici, e «il centrodestra metterà subito ai voti il suo candidato» (orrore!) ed è «scontato che il centrodestra» non avrà «ostacoli» (orrore!). Cioè accadrà esattamente quello che è previsto dalla Costituzione (orrore?). Per altro esattamente quello che succede ogni volta che scade un giudice della Consulta. Per altro esattamente quello che è successo ogni volta che una maggioranza di sinistra ha votato un giudice della Consulta. Però adesso è tutto diverso. Adesso rispettare la Costituzione è diventato un chiaro segnale di autoritarismo. Un po’ come non rispettare il controllo concomitante della Corte dei conti. Chi salverà la democrazia italiana da questi pericolosi attacchi? O partigiano, portami via che mi sento di morire. Dal ridere.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.