2025-08-15
Stampa e cricca sanitaria continuano con la campagna di denigrazione
Il «Corriere» sostiene che Bellavite abbia un curriculum discutibile, ma il suo h-Index è superiore a quello di Burioni. Giorgio Parisi, Nobel anche per le censure, si unisce agli appelli contro i dottori nominati al Nitag.A chi deve rispondere il ministro della salute Orazio Schillaci? Alla comunità scientifica dalla quale proviene, che lo sta tenendo sotto una immotivata quanto pretestuosa pressione? O piuttosto ai cittadini, che in queste ore stanno bersagliando giornali, social network e anche la nostra redazione per chiedere che tenga duro sulle nomine di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle al Nitag, il comitato tecnico sulle vaccinazioni? Il tormentone di Ferragosto ruota tutto intorno a quella che sembrava essere una vicenda di poco conto - la nomina di due esperti in un comitato consultivo composto da ventidue membri - ma è diventata, con l’indecente complicità di certa stampa, una questione di principio. Alla pletora di scienziati o sedicenti tali che negli ultimi giorni si sono impegnati a sottoscrivere appelli e vergare tweet e lettere infuocate, si è aggiunto il premio Nobel Giorgio Parisi, ormai un habitué delle censure: fu lui nel 2008 a capeggiare un gruppuscolo di docenti dell’Università La Sapienza che impedì a Joseph Ratzinger di parlare all’inaugurazione dell’anno accademico, dichiarando che «Papa Benedetto XVI è un ospite sgradito a casa nostra». Va avanti anche la raccolta firme del Patto Trasversale per la Scienza (Pts): complicato spiegare quante convenienze agiscano all’interno della loggia sanitaria che ospita molte delle virostar dei tempi del covid, da Sergio Abrignani a Matteo Bassetti passando per Roberto Burioni, Massimo Galli, Ranieri Guerra, Pierluigi Lopalco, Giorgio Palù, e Giuseppe Remuzzi, per citare i più mediatici, oltre a giornalisti come Enrico Bucci, Gerardo D’Amico, Barbara Gallavotti, Myrta Merlino, Enrico Mentana e tanti altri che, in era pandemica, hanno pubblicamente osteggiato, a priori, chi ha osato sollevare quei dubbi sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini anticovid che poi si sono drammaticamente tramutati in realtà. Allora non ne indovinarono una, oggi si mettono in cattedra pretendendo che chiunque ponga un dubbio vada epurato. È la logica dell’era Covid, quella che sta riemergendo in questi giorni: un abominevole rigurgito non soltanto ideologico ma di potere. Non si spiega altrimenti la reazione della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei medici di Filippo Anelli che, lamentando l’esclusione dei suoi rappresentanti nel Nitag, ha chiesto di azzerare l’intero gruppo di esperti appena nominato. Chiara la ratio, no? Poiché noi non ci siamo, il gruppo va delegittimato. È curioso che Anelli non si sia neanche posto il problema che potrebbero essere state le scarse performances della «sua» Fnomceo in pandemia a rendere la federazione incandidabile al Nitag. Per inciso, la federazione ha recentemente modificato le regole deontologiche della professione, annunciando l’introduzione di articoli relativi ai vaccini e alle vaccinazioni, cosicché ai medici italiani è oggi ufficialmente vietato sconsigliarne l’utilizzo. Alla penosa bagarre scatenata dalla solita cricca si è aggiunto anche il lavorio incessante di certa stampa. In un articolo pubblicato ieri, il Corriere della Sera ha inanellato una serie di imprecisioni non casuali su una delle due figure scelte da Schillaci al Nitag. Per l’ennesima volta lo scienziato veronese Paolo Bellavite viene presentato come bolognese, verosimilmente per assegnarlo in quota Fratelli d’Italia. L’articolo inoltre sostiene che Bellavite avrebbe un «curriculum discutibile, povero di pubblicazioni capaci di incidere sul cosiddetto h-Index». Ora, l’h-Index dello scienziato veronese è 56 - e non 37, come erroneamente scritto da Matteo Bassetti in un tweet su X - e comunque il doppio di quello di Roberto Burioni (27), probabilmente troppo assorbito dalla sfrenata attività televisiva per poter produrre lavori accademici degni di citazione. I giornali di ieri riferiscono inoltre che il ministro Schillaci avrebbe chiesto a Fratelli d’Italia la testa dei due esperti, pretendendone le dimissioni: un wishful thinking ma non una notizia. Le dichiarazioni di Fdi vanno infatti in direzione del tutto opposta. Elisabetta Gardini, vice capogruppo di Fdi alla Camera, si è congratulata vivamente con il ministro per le nomine dei due scienziati «che hanno un solido curriculum e pubblicazioni scientifiche all’attivo, quindi tutte le carte in regola». Lucio Malan, presidente del gruppo Fdi al Senato ha postato un lungo tweet su X: «Chi accusa Schillaci e Bellavite di essere «scientificamente inadeguati» ha titoli scientifici inferiori o non ne ha alcuno. Complimenti al ministro Schillaci che non si è lasciato condizionare da virostar & C!». Alice Buonguerrieri, capogruppo Fdi della commissione Covid, ha chiarito: «Il ministro Schillaci ha nominato un gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) di tutto rispetto e noi lo sosteniamo nelle sue scelte». Anche la Lega ha dato il suo sostegno: «Altro che dimissioni per la nomina di Bellavite e Serravalle - hanno scritto Claudio Borghi e Alberto Bagnai in una dichiarazione congiunta - «la scienza è discussione, non è imposizione di pensiero unico, specialmente quando quel pensiero unico ha clamorosamente fallito alla prova dei fatti. Ben vengano quindi idee ed esperienze diverse». Il governo e il partito della premier Giorgia Meloni, insomma, non potevano essere più chiari: il ministero non è una facoltà di medicina, non deve far contenta la comunità scientifica ma essere al servizio di tutti i cittadini. E di sicuro Meloni non gradirà che si torni alle epurazioni dell’era Covid e neanche all’idea malsana di azzerare il comitato appena nominato: la figuraccia per Schillaci sarebbe doppia e la sua carriera finita.
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