2022-01-21
Tra lo spread, l’inflazione e i ristori che mancano siamo alla tempesta perfetta
Sembra di rivivere il 2011, quando Silvio Berlusconi fu cacciato dai mercati. Oggi Mario Draghi ha un alleato nella Bce, che però non si sa per quanto tempo possa tenere i tassi fermi.Consiglio dei ministri rinviato a oggi. Niente scostamento di bilancio ma ottimizzazioni di natura fiscale. Matteo Salvini preme per un provvedimento che aiuti contro il caro bollette.Lo speciale contiene due articoli.Non ci fa caso quasi più nessuno eppure c’è ancora, anzi sembra tonico: è lo spread. Annuncia per le finanze italiane una tempesta perfetta se l’argine - sempre meno forte - della Bce dovesse rompersi. Viaggia da settimane attorno a quota 140 punti base (ieri ha chiuso a 139,5) solo la Grecia fa peggio e il rendimento del nostro Btp è tornato largamente positivo: siamo attorno all’1,36. Si parla molto di Silvio Berlusconi in questi giorni e forse qualcuno ricorderà cosa accadde il 5 agosto 2011. L’uscente e l’entrante presidente della Bce e cioè Jean Claude Trichet e Mario Draghi, guarda un po’, scrissero la famosa lettera che dette il ben servito all’ultimo governo scelto dagli elettori, quello appunto guidato dall’ex Cavaliere, perché lo spread era di 390 punti. Oggi sulla scena ci sono, in vesti diverse, gli stessi attori: l’ex Cavaliere che scalpita e Mario Draghi che governa. Ma nessuno si dà la pena di misurare come stanno le nostre finanze. Per capirlo forse serve un paragone tra ora e allora; ci sono delle similitudini, compresa l’inflazione che risale. Il tasso di riferimento fissato dalla Bce nel luglio 2011 era di 1,5 punti. Oggi è mezzo punto negativo. Nel 2011 il debito pubblico era di 1.906 miliardi con un rapporto con il Pil del 119,7%. Oggi è di 2.694 miliardi - sono 788 miliardi in più, un aumento del 41% rispetto al 2011 - e il 155% del Pil. Lo spread attuale considerando il tasso di riferimento in negativo della Bce vale più o meno il 71% dello spread del 4 agosto 2011, ma applicato su un debito che è quasi una volta e mezzo quello di allora. Forse questo spiega qualche timidezza del nostro attuale governo nel fare altri scostamenti di bilancio? Forse l’ossessivo richiamo ai fondi del Pnrr (che sono per due terzi altro debito) nascondono l’anossia finanziaria dello Stato? Per questo non c’è un euro per fare fronte alla crisi da lockdown strisciante? Sarebbe il caso che l’uomo del «whatever it takes» sui conti dicesse qualcosa. Eppure, nessuno dall’Europa ha avvertito Mario Draghi: c’è posta per te. Anzi. Christine Lagarde presidente della Bce tiene il punto: i tassi non si toccano, la politica monetaria non cambia perché l’inflazione è momentanea. L’unica variazione peraltro annunciata è che l’acquisto titoli straordinario connesso alla pandemia a marzo cesserà anche se la Bce continuerà ad accompagnare l’espansione dell’economia. Peccato però che all’Eurotower non la pensino tutti così e che le leve della politica monetaria non siano davvero in mano alla Lagarde, ma a una signora tedesca, Isabel Schnabel, che dice non dicendolo che bisogna ritoccare i tassi. La Bundesbank non sta affatto tranquilla sull’inflazione e guarda di traverso la Lagarde che spiega che «i prezzi si stabilizzeranno e poi scenderanno sul finire di quest’anno e dunque non c’è ragione per manovrare sui tassi. Oltretutto i salari non aumentano. Auspico che la politica monetaria sia un ammortizzatore della crisi e soprattutto non un freno alla crescita». Gli ultimi dati però indicano che in Europa l’inflazione è al 5%, in Germania l’indice dei prezzi alla produzione in un solo mese ha fatto il 5% in più (la stima previsionale era dello 0,8%!), in anno saliranno di oltre il 24%. A queste condizioni non si sa per quanto la Bce possa tenere davvero fermi i tassi anche perché Jerome Powell ha già annunciato che invece la Fed americana metterà mano agli interessi. La domanda da porsi è: perché Lagarde insiste sulle sue posizioni ben sapendo che la massa monetaria - cioè l’acquisto titoli e i tassi negativi - contribuisce non poco al crescere dell’inflazione? Per due motivi. Il primo non può ammettere che il Green deal europeo voluto da Ursula Von der Leyen ha una consistente parte di responsabilità nell’abnorme incremento delle bollette energetiche, il secondo che se ritocca i tassi economie come quella italiana sono in serissima difficoltà. Ma in Europa è già ricominciato lo scontro sul rigore di bilancio di cui si fa massimo interprete Vladis Drombovkis, vicepresidente della Commissione con delega alle finanze. Del resto che tassi accomodanti e inflazione non possono continuare lo sa bene anche Mario Draghi. Nel 2011 nel rapporto annuale della Bce scriveva: «L’evoluzione dei prezzi è stata influenzata in misura significativa dai rincari dell’energia e delle materie prime che hanno determinato tassi di inflazione elevati... l’abbondante liquidità potrebbe avere favorito pressioni al rialzo sui prezzi. Al fine di preservare la stabilità dei prezzi, il Consiglio direttivo ha aumentato i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base in aprile e in luglio del 2011.» Fu allora che lo spread s’accese e Berlusconi saltò. Oggi Mario Draghi da presidente del Consiglio trova conveniente che l’inflazione gli mangi l’enorme debito su cui paga interessi relativamente bassi. Ma sa anche che così facendo la domanda crolla perché si erode il potere di acquisto e l’economia si pianta. Ecco la tempesta perfetta: sono gli echi del 2011. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spread-inflazione-ristori-tempesta-perfetta-2656443564.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-decreto-si-fermera-a-7-miliardi" data-post-id="2656443564" data-published-at="1642736425" data-use-pagination="False"> Il decreto si fermerà a 7 miliardi Il Consiglio dei ministri che si terrà oggi (e che avrebbe inizialmente dovuto tenersi ieri sera) sarà preceduto dalla cabina di regia e sarà tutto dedicato a calmierare ancora i prezzi dell’energia che galoppano e quindi le bollette degli italiani. Secondo le indiscrezioni che circolano, il decreto previsto per oggi dovrebbe valere intorno ai sette miliardi. L’obiettivo, senza ricorrere ad alcun scostamento di bilancio, è di ottenere circa 1,5-1,8 miliardi di euro dalle aste legate all’anidride carbonica cui si dovrebbe aggiungere una norma per cartolarizzare gli oneri di sistema che dovrebbe valere altri 2,5-3 miliardi. Inoltre, l’esecutivo sarebbe alla ricerca di altri due miliardi sempre per alleggerire il peso delle bollette e senza necessità di fare altro deficit, che potrebbero arrivare da altre ottimizzazioni di natura fiscale. Come era già nell’aria, inoltre, il governo non procederà a tassare gli extra profitti delle società energetiche derivanti dall’aumento repentino del costo dell’energia. Sempre a Palazzo Chigi oggi, in più, l’esecutivo dovrebbe destinare all’interno del decreto Sostegni altri 1,2 miliardi alle imprese colpite dalla recente impennata di contagi. Per arrivare a queste decisioni, nei giorni scorsi si sono incontrati il premier Mario Draghi e i ministri dell’Economia Daniele Franco, quello dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ieri, inoltre, si è tenuto un preconsiglio per esaminare un disegno di legge delega sul «codice della ricostruzione», un modello unico pensato per le ricostruzioni dovute a eventi sismici. L’obiettivo del governo sarebbe però quello di procedere a misure di lungo termine che riducano le bollette nei prossimi 12-24 mesi. Per farlo l’idea del ministro Cingolani è quello di procedere con tagli strutturali di circa 10 miliardi ogni anno. Intanto Confindustria ieri ha fatto sapere che serve una soluzione immediata contro il caro energia perché per gli imprenditori la situazione sta diventando insostenibile. Le aziende confederate a viale dell’Astronomia, del resto, da tempo lamentano che l’aumento del costo dell’energia peserà sulle loro tasche per circa 37 miliardi, una cifra monstre che potrebbe portare molti imprenditori a fermare la produzione (e quindi il Paese). «Non è possibile rinviare le decisioni, serve un atto di coraggio. Serve agire in fretta come hanno già fatto i governi di Francia e Germania», spiegano gli industriali. «La situazione è drammatica». Confindustria, quindi, «valuta positivamente» la riunione voluta dal ministro Giancarlo Giorgetti ma chiede «una task force» coordinata dalla presidenza del Consiglio, ricordando che le proposte che ha illustrato al Mise sono da «condividere necessariamente in un tavolo interministeriale a Palazzo Chigi per valutare soluzioni a difesa del sistema industriale, oggi a rischio». Ieri il numero uno della Lega, Matteo Salvini, ha criticato la scelta del governo di far slittare da ieri a oggi il Consiglio dei ministri. Secondo Salvini, il fatto che ci sia stato un rinvio sulle bollette indica che la maggioranza di governo non ha ancora trovato un accordo sulle misure contro il caro bollette. «Stiamo pressando perché arrivi nei prossimi giorni il decreto bollette. Il prossimo decreto contro il caro energia sarà destinato interamente a chi ha le imprese con rateizzazione, blocco aumenti e richiesta alle aziende che producono e vendono di limitare i profitti e alcuni interventi a livello europeo», ha detto ieri il leader leghista. «L’energia sta rischiando di diventare un’emergenza nazionale e rischia di mettere in mezzo a una strada centinaia di migliaia di lavoratori e far chiudere migliaia di aziende», ha concluso ieri l’ex vicepremier. La situazione appare preoccupante non solo in Italia. A causa del dilagare della variante Omicron il Giappone ha messo in atto un parziale stato di emergenza con un nuovo piano di restrizioni. Proprio in tema di ristori per le aziende il cui fatturato è stato ridotto a causa della pandemia, ieri il ministro dello Sviluppo economico Daishiro Yamagiwa, che è anche il responsabile delle misure anti Covid, ha reso noto che i bar e i locali costretti a chiudere in anticipo per evitare assembramenti riceveranno dei rimborsi da parte dello Stato. La norma è stata voluta dopo che ieri il Sol Levante ha registrato oltre 41.000 contagi, meno di un quarto di quelli italiani.
(Ansa)
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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