2024-06-18
Spread e Borsa inquietano la Francia ma la Bce la tiene ancora sulla corda
Christine Lagarde ed Emmanuel Macron (Ansa)
Con Marine Le Pen avanti nei sondaggi, Christine Lagarde rallenta sull’acquisto dei titoli di Stato, in fibrillazione per il panico scatenato da Emmanuel Macron. Il listino di Parigi è superato da Londra. Domani il verdetto della Ue sul deficit.Mentre Emmanuel Macron deve fare i conti con lo «scisma» interno alla vigilia delle elezioni parlamentari da lui anticipate, la Bce non va in soccorso della Francia. A Francoforte non hanno fretta di discutere l’eventuale acquisto degli Oat francesi, i titoli di Stato del Paese emessi dal Tesoro di Parigi. Secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti dell’Eurotower, ai vertici della banca centrale sono convinti che spetti in primo luogo ai politici francesi rassicurare gli investitori. Preoccupazioni alimentate dal panico scatenato dallo stesso Macron, e dal suo ministro dell’economia, Bruno Le Maire, per i rischi di crisi finanziaria in caso di vittoria dell’estrema destra capitanata da Marine Le Pen alle elezioni del 30 giugno e del 7 luglio. Il Transmission Protection Instrument (Tpi) della Bce consente di acquistare quantità illimitate di titoli da un Paese sotto pressione sul mercato, ma solo finché rispetta i parametri, tra cui le regole di bilancio dell’Unione europea. E sempre da Francoforte ieri è arrivata la vice del capoeconomista della Bce, Philip Lane, che alla stessa Reuters ha così commentato le recenti vendite sui titoli di Stato francesi: «Quello che stiamo vedendo sui mercati è un repricing ma al momento le recenti turbolenze di mercato alimentate dall’incertezza politica non sono disordinate», ha detto Lane, sottolineando che la reazione del mercato non è tale da richiedere un intervento della banca centrale. Quegli analisti che dopo la sconfitta di Macron alle elezioni europee si aspettavano un intervento di Francoforte per sostenere la Francia sono dunque rimasti delusi. «Tutti i governi della zona euro devono rispettare il quadro fiscale dell’Unione europea e impegnarsi nel dialogo con la Commissione europea», ha aggiunto Lane. Quanto a madame Christine Lagarde, ieri in visita proprio in Francia, a un’azienda di Massy, si è limitata a dichiarare che «la Bce è attenta al corretto funzionamento dei mercati finanziari» Certo, il più recente strumento di acquisto di obbligazioni della Bce richiede il rispetto delle regole di bilancio della Ue e finora l’Eurotower si è dimostrata riluttante a utilizzarlo. La realtà politica è che le banche centrali europee hanno tutto l’interesse ad aspettare fino all’ultimo momento, perché i ribassi dei titoli possono costringere i politici a invertire la rotta. Ma nel frattempo il differenziale Francia/Germania viaggia ai massimi da sette anni, intorno a 80 punti base (78 il 17 giugno). Nell’arco dell’ultima settimana si è ampliato di circa 30 centesimi, la peggior performance dal 2011, quando si era nel pieno della crisi del debito sovrano. I derivati Cds a cinque anni - costo dell’assicurazione dal rischio di default - sono volati a 36 centesimi, record da maggio 2020. Non solo. Il Cac40 a Parigi ieri ha guadagnato lo 0,9% ma ha perso lo scettro di prima Borsa europea per capitalizzazione dopo il tonfo delle ultime sedute (-6,2% la scorsa settimana dovuto all’esito a sorpresa del voto) ed è stata sorpassata dalla Borsa di Londra. A conferma che il vero anello debole dell’eurozona adesso è la Francia. L’esito delle elezioni politiche, visto anche il sistema elettorale a doppio turno, è difficile da prevedere. Secondo i sondaggi più recenti, la probabilità che non emerga una chiara maggioranza è alta. E l’incertezza è la peggior nemica degli investitori. Una sorte di stress test più immediato arriverà domani, quando l’Unione europea probabilmente inserirà il Paese in un piano di aggiustamento fiscale a causa del suo deficit di bilancio, che sta raggiungendo il 5,5% del prodotto interno lordo. Le regole fiscali post pandemia fissano il limite al 3%. Ad assegnare le procedure di infrazione per deficit eccessivo sarà una Commissione Ue ormai decaduta, in attesa delle nomine dei cosiddetti top jobs. Non a caso c’è chi chiede di accelerare la decisione sulle poltrone per trovare la quadra prima del voto francese, e non dopo. L’appuntamento di domani è però cerchiato in rosso anche sull’agenda dell’Italia (il FtseMib ha chiuso la seduta con un +0,7%) che dovrebbe ricevere la notifica da Bruxelles. «Abbiamo fatto diversi scenari e siamo pronti a ogni tipo di evenienza», ha risposto ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a chi gli chiedeva a quanto potesse ammontare l’eventuale correzione nei conti pubblici alla luce della procedura d’infrazione. Procedura, ha poi precisato, che «nasce in virtù del vecchio Patto di stabilità, che prevedeva che i Paesi che stavano sopra il 3% vadano in procedura d’infrazione. Il nuovo Patto non c’entra niente».Sempre ieri, intanto, la Corte dei conti, nella Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Ue, ha sottolineato che il nostro Paese «impegna una responsabilità finanziaria più complessa rispetto al passato nel prelevamento e nell’impiego dei fondi europei, poiché una parte significativa di essi costituisce debito pubblico». La dotazione per i fondi Fesr e Fse-Iog, ammonta (i dati sono di dicembre 2023) a 64,4 miliardi, di cui 14,4 sull’iniziativa React-Eu.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)