2025-03-23
Sportello antirazzista sul groppone del Pnrr
Marwa Mahmoud, l’assessore alle Politiche educative e interculturali di Reggio Emilia, in una foto postata su Instagram
Bufera a Reggio Emilia per il centro di ascolto voluto dal Pd, affidato a una coop già al centro delle inchieste.Reggio Emilia si è dotata di uno sportello antirazzista finanziato dal progetto europeo Cities, di cui l’amministrazione comunale è capofila. «Sarà un luogo di ascolto tutelato per le persone vittime o testimoni di discriminazioni basate su nazionalità, origine, genere, provenienza, religione e appartenenza culturale», ha annunciato l’amministrazione. Per promuovere l’iniziativa oggi viene presentato il libro L’Italia è un Paese razzista, con tanto di discussione tra l’autrice, Anna Curcio, e l’assessore alle Politiche educative e interculturali, Marwa Mahmoud, paladina del nuovo ufficio. C’era bisogno di spendere soldi per un simile sportello? Non servirebbe solo per «lottare contro l’odio, ma è un percorso per insegnarci a conoscere, sentire prossima e amare la diversità e la pluralità umana», ha dichiarato Gianluca Grassi, presidente della Fondazione Mondinsieme che è partner dell’iniziativa assieme a Icei, Ong impegnata anche nella cooperazione sociale in Europa. Principale finanziatore del progetto Cities (Cities initiative towards inclusive and equitable societies), in cui rientra lo sportello, è l’Unione europea. Avviato il 21 marzo dello scorso anno, coinvolge fino al 2026 i Comuni di Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Olbia, Casalecchio di Reno oltre all’università di Modena e Reggio Emilia (Unimore). Nel bilancio sociale di Icei, istituita a Milano nel 1977, il valore del finanziamento Ue del progetto che «vuole rafforzare il ruolo delle città italiane nello sviluppo di strategie locali antidiscriminatorie a livello locale», ufficio antirazzista compreso, è di 892.277 euro.«Dotarsi di uno sportello permette all’ente di raccogliere segnalazioni e l’osservatorio favorisce analisi del linguaggio pubblico e rielaborazione di dati, utili a indirizzare le politiche locali», ha dichiarato l’assessore di origini egiziane e cresciuta a Reggio Emilia. Aperto due sole mezze giornate e su appuntamento presso il Centro interculturale Mondinsieme, nel resto della settimana permette di «lasciare un messaggio e chiedere di essere richiamati». Tanta urgenza di accogliere testimonianze o elementi discriminatori non pare che ci sia.«La città ha bisogno di ben altro», ha criticato duramente l’iniziativa Giovanni Tarquini, capogruppo in Consiglio comunale della Lista Civica per Reggio. «Questo non è un servizio per i cittadini, ma un’arma ideologica nelle mani di un’amministrazione che preferisce la propaganda ai fatti, un insulto ai reggiani che, a quanto pare, per l’assessore Mahmoud, sono razzisti e hanno bisogno di essere rieducati», hanno protestato i consiglieri comunali di Fdi, Letizia Davoli e Lorenzo Melioli.«Uno sportello per segnalare discriminazioni, anche solo verbali e non penalmente rilevanti e un osservatorio per spiare il linguaggio pubblico è l’ennesimo delirio di una sinistra che vuole controllare pensieri e parole, bollare i reggiani come razzisti e zittire chi non si piega al dogma dell’antirazzismo militante», aggiungeva Davoli.Annalisa Corrado, eurodeputata e responsabile Clima e conversione ecologica del Pd, prendendo le difese dell’operato di Mahmoud, ieri in un comunicato ha detto che «è preoccupante l’inerzia di chi ci governa, mentre il nostro Paese sta diventando più pericoloso per tutte e tutti. Sarebbe più utile che il governo si occupasse di questo, invece di perdere tempo a bandire la comunicazione inclusiva nelle scuole per pure ideologia».La gestione dello sportello, informa il Comune di Reggio Emilia, «è stata affidata alla cooperativa sociale Dimora d’Abramo». Specializzata nella gestione e nell’accoglienza dei migranti attraverso gli appalti della prefettura, «la coop era già finita nell’inchiesta Perseverance, coordinata dal pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi e condotta da polizia e Finanza relativa a soggetti che si sarebbero rivolti a società riconducibili alla ’ndrangheta per emettere fatture false nei loro confronti e abbattere così il carico fiscale», informava a febbraio 2024 Reggiosera. Si dava conto che la Dimora d’Abramo era nuovamente «fra le società che avrebbero usufruito delle false fatture emesse dal Team Reggio, l’organizzazione di calabresi e campani finita nel mirino della Procura con l’inchiesta Minefield». Non solo, nell’agosto del 2015, Il Resto del Carlino pubblicava le dichiarazioni fatte a maggio al termine dell’assemblea dei soci della Dimora d’Abramo: «Due sacerdoti notissimi come don Daniele Simonazzi e don Eugenio Morlini hanno votato contro il bilancio 2014 della cooperativa. I due prelati hanno contestato il fatto che i soci si siano spartiti una fetta da 59.000 euro degli utili dell’azienda». La coop aveva chiuso il 2014 «con un bilancio scintillante».La cooperativa, sempre ad agosto 2015, «era finita al centro delle polemiche per aver siglato una convenzione con il Pd locale, che autorizzava 30 profughi a lavorare come volontari nelle cucine della Festa Reggio, cioè la Festa dell’Unità cittadina», riportava Il Fatto Quotidiano. Senza retribuzione, ma forse era solo un generoso gesto di inclusione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)