2024-01-21
L’ex ministro si batte per la sanità dopo aver taciuto su sprechi e tagli
Per l’esponente dem «è tempo di una battaglia per il Ssn». Peccato non abbia mai detto nulla sui 100 miliardi buttati per il Superbonus quando era il titolare della Salute. O sulle sforbiciate alla spesa fatte dalla sinistra. «È urgente una battaglia a difesa del nostro Servizio sanitario nazionale. È necessario alzare la voce e ricordare che la salute pubblica non è un costo, ma un investimento per la qualità della vita, la coesione sociale, la crescita economica». Se queste parole le avesse pronunciate un medico o un infermiere, le sottoscriveremmo all’istante. Così come non avremmo nulla da obiettare se qualche operatore sanitario ci dicesse che «è tempo di una grande battaglia» in difesa dei nostri ospedali e di chi vi lavora. Ma siccome queste frasi sono farina del sacco di Roberto Speranza, ex ministro della Salute nel governo giallorosso di Giuseppe Conte e poi in quello di Mario Draghi, autore di un recente un volume in cui celebra il proprio mandato, qualche osservazione ci viene spontanea. Perché, se in linea di principio credo che chiunque trovi scontato il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, ossia del diritto alle cure, poi bisogna fare i conti con i problemi di bilancio dello Stato e qui il discorso si fa un po’ più complesso di come lo descrive l’esponente del Pd. Innanzitutto una premessa: il nostro sistema sanitario nazionale è tra i migliori del mondo. Sia perché abbiamo un personale medico e infermieristico di prim’ordine, sia perché, a differenza di quanto accade in molti altri Paesi, le medicine e i ricoveri in ospedale sono in gran parte gratuiti. Negli Stati Uniti, ma anche altrove, prima di visitarvi vi chiedono la carta di credito e se non avete un’assicurazione malattia rischiate la bancarotta o di finire al camposanto. Ciò premesso, è molto interessante che ora, cioè da quando non è più alla guida del dicastero della Salute, Speranza scopra che il settore dev’essere sostenuto dallo Stato e critichi i tagli lineari al fondo sanitario nazionale. L’ex ministro sfonda una porta aperta, perché credo che nessuno in questo Paese desideri chiudere ospedali, rinviare gli investimenti nel settore e ridurre il personale. Però se chi è stato al governo prima di te ha speso 100 miliardi di euro per consentire agli italiani più ricchi di ristrutturare casa a spese dello Stato, poi è probabile che i soldi da destinare alla salute non siano molti, ma bastino al massimo a tappare i buchi. Una manovra finanziaria, quando è pesante, arriva a 30-35 miliardi di euro. Dunque il governo giallorosso di Giuseppe Conte è come se con il bonus facciate e le altre regalie immobiliari avesse dilapidato tre manovre. Ma chi faceva parte di quel governo? Guarda caso, tra i principali ministri troviamo proprio chi oggi, con il suo libro, chiama a raccolta gli italiani per una grande battaglia in difesa del sistema sanitario. Perché le cose che oggi rivendica l’ex ministro non le ha dette allora? Perché ha taciuto invece di avvisare il suoi alleati che così non ci sarebbero stati soldi per investire nella sanità? È giusto scrivere che le cure non sono un costo, ma un investimento in qualità della vita per tutti i nostri concittadini. Ma dov’era Speranza quando si regalavano miliardi per consentire a una minoranza di ristrutturare casa «gratuitamente», come spiegava in campagna elettorale Giuseppe Conte?Soprattutto, ci domandiamo che fine avesse fatto Speranza negli anni che vanno dal 2010 al 2019, quando i governi dell’epoca tagliarono la spesa sanitaria di 37 miliardi. Certo, a quei tempi Speranza non aveva incarichi da ministro, tuttavia era un dirigente importante del Pd, partito che guarda caso non solo ha sostenuto quegli esecutivi per nove anni su dieci, ma dal 2011 al 2018 ha occupato proprio la casella del ministero della Salute. Per sette anni, con i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, è stato il Partito democratico a dettare le linea guida del Servizio sanitario nazionale. E poi, tolto un anno, fra il 2018 e il 2019, il ministero che dovrebbe occuparsi di curare gli italiani è stato appannaggio di Speranza fino al 2021. Dunque, se sono mancate le risorse, se sono stati fatti tagli alla sanità e si è messa in seria discussione la sopravvivenza del sistema a cui è affidata la salute degli italiani, Speranza deve solo rivolgersi a sé stesso e al proprio partito. Il libro dell’ex ministro, scritto in fretta e furia nel 2020, quando l’ex assessore all’urbanistica di Potenza pensava di intestarsi la vittoria sul Covid, e riesumato oggi, altrettanto in fretta e furia, in vista della campagna elettorale europea, si intitola Perché guariremo. In realtà, il titolo corretto sarebbe un altro: «Perché siamo guariti nonostante Speranza».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.