2022-04-24
Speranza si nasconde sul Covid e pensa a sopravvivere alle elezioni
Durante la torrenziale relazione al congresso del suo partitino evita ogni accenno alla pandemia. Ipotizza la fusione con il Pd e punta sulla legge proporzionale che produca l’ingovernabilità e di nuovo poltrone ai Dem.Roberto Speranza si nasconde: il ministro della Salute, in occasione del congresso del suo micropartito, Articolo Uno, ieri a Roma, non fa alcun cenno alla pandemia. Scelta comprensibile: il suo sfrenato chiusurismo, così come l’intera gestione della emergenza legata al Covid, ha visto Speranza al centro di una vera e propria bufera di critiche, e così il segretario della compagine di sinistra semi-radicale si guarda bene dall’affrontare l’argomento durante la sua torrenziale relazione davanti agli iscritti. Il congressino del partitino - di cui il ministro è stato rieletto segretario a voto palese con un solo contrario - si trasforma così in un sostanziale scioglimento: così come anticipato già tempo fa dalla Verità, alle politiche del prossimo anno Articolo Uno non si presenterà, fondendosi con il Pd in cambio di pochi, meno di cinque, posti sicuri in parlamento.«Lo abbiamo già detto», dice Speranza, «nelle nostre campagne. E lo ribadiamo oggi. Se si fa la sinistra, che serve all’Italia e all’Europa, noi ci siamo». «La mia risposta», replica il segretario dei dem, Enrico Letta, «è sì. La nostra intenzione è fare una sinistra vincente, il Paese ha bisogno di più sinistra e più sinistra vincente. La discussione», aggiunge Letta, «dovrà mettere da parte il 2018, che ha distrutto qualunque possibilità della sinistra per avere in quel periodo un ruolo vincente».Il riferimento è alle precedenti politiche, quando alla guida del Pd c’era Matteo Renzi, ossessione di Letta. Non l’unica: l’incubo delle sinistre, M5s compreso, è il tracollo che si profila all’orizzonte. Tutti i sondaggi segnalano infatti che il centrodestra, dal punto di vista dei consensi, è ampiamente avanti ai giallorossi. Non c’è storia, non c’è partita, quindi l’unica possibilità per Letta, Speranza e Giuseppe Conte sarebbe cambiare le regole del gioco. Il sogno è una legge proporzionale che produca l’ingovernabilità, con conseguente nuovo governo-insalata e con i dem di nuovo a occupare poltrone ministeriali. «Occorre ricostruire», argomenta Speranza, «grandi partiti popolari portatori di una chiara e definita visione della società. Servono forze strutturate e radicate, connesse al paese attraverso reti di prossimità e non solo attraverso social e televisioni. Non sarà facile, ma è l’unica strada possibile se vogliamo evitare la definitiva destrutturazione del nostro sistema democratico. Per me», sottolinea il ministro della Salute, «la legge elettorale proporzionale ha prima di tutto questo significato. Tornare alla democrazia dei partiti e chiudere definitivamente la stagione dell’antipolitica». «Per unire e semplificare il quadro politico», risponde subito Matteo Ricci, primo cittadino Pd di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem, «occorre una nuova legge elettorale proporzionale, con sbarramento al 5% e doppia preferenza. Solo così potremo europeizzare il sistema politico italiano. Il Rosatellum è pessimo», aggiunge Ricci, «e non aiuta nemmeno a unire sinistra democratica».La spina nel fianco di questo già scalcagnato fronte giallorosso si chiama Giuseppe Conte. Il leader del M5s sarà ospite oggi del congresso, ieri è toccato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rappresentare i pentastellati. Il problema è che mentre Di Maio è totalmente in sintonia con il Pd e Articolo Uno su diversi temi, dall’atlantismo al sostegno a Emmanuel Macron in Francia, la posizione di Conte è ambigua, come abbiamo visto ad esempio in occasione della battaglia propagandistica di Giuseppi sul no all’aumento delle spese militari. Per non parlare della posizione equidistante di Conte tra Macron e Marine Le Pen, che ha fatto letteralmente infuriare Letta. Mette il dito nella piaga il leader di Azione, Carlo Calenda: «Io non riesco a capire», sottolinea Calenda rivolgendosi e Letta e Speranza e attaccando Conte, «come si fa a stare con uno che ha fatto i Dl sicurezza, che non sa scegliere tra Macron e Le Pen. Io penso che ci sarà un tempo dopo le elezioni, che spero saranno con un sistema proporzionale a soglia alta, per parlarsi. Attenti a non cadere nelle braccia del populismo», ha aggiunto Calenda, «che è sempre stato la morte per la sinistra. Io sono sicuro che Letta e Speranza ne sono consapevoli».Sul ballottaggio oggi in Francia e sulla posizione di Conte, Roberto Speranza risponde in maniera netta: «Io penso che le elezioni», dice il ministro, «siano un referendum sull’Ue, da una parte c’è chi la vuol distruggere e chi ha ascoltato Putin, cioè la Le Pen, dall’altra chi vuole una Europa più forte e difende il popolo dell’Ucraina. Noi speriamo che vinca Macron».Siamo, come è evidente, di fronte a uno schieramento, quello giallorosso, unito solo quando si tratta di mantenere in piedi la legislatura, ma letteralmente a brandelli sul piano politico e programmatico. Non è un caso che alle imminenti amministrative del 12 giugno in molti Comuni al voto Pd e M5s saranno su fronti contrapposti. Sui territori, dem e pentastellati sono spesso e volentieri acerrimi avversari. Se non verrà cambiata la legge elettorale nazionale, mettere in piedi un’alleanza politica nel 2023 sarà una vera e propria impresa.
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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