2021-10-08
Speranza non scende dal cubo. Discoteche riaperte solo al 50%
Capienze più ampie da lunedì. Superate le indicazioni del Cts: cinema, musei e teatri ritornano al 100%, gli stadi al 75% e i palazzetti al 60%. Dal calcolo esclusi i dipendenti, ma i locali da ballo restano imbrigliati.Si balla al ritmo delle balle governative nelle discoteche che dovrebbero riaprire dall'11 ottobre - è lunedì prossimo ed è il giorno di chiusura dei locali che di solito lavorano dal giovedì alla domenica - ma su una gamba sola va in pista l'insostenibile menzogna del green pass. Il Consiglio dei ministri che deve sbloccare le piste da ballo insieme a cinema, teatri, musei e palazzetti dello sport è in stallo per la finzione della carta verde. L'idea è di aprire le discoteche a metà (50% della capienza al chiuso 75% all'aperto) di far entrare nei palazzetti il 60% degli spettatori (75% per le gare all'aperto) e invece di dare via libera a cinema teatri dall' 11 ottobre. È solo il 15% in più di quanto raccomandato dal Cts, segno evidente che nessuno si fida del green pass, ma per i locali della notte è una beffa. Se il salvacondotto certifica che chi è vaccinato non trasmette il virus né può essere infettato non c'è alcuna ragione per limitare gli accessi ai locali da ballo. Il Cts invece sostiene che la «discoteca è uno dei luoghi più pericolosi per la diffusione del virus». Roberto Speranza, ministro della clausura e della Salute ha ribadito: «Dobbiamo avere massima cautela, siamo vicini alla svolta, ma non ci possiamo permettere di abbassare la guardia perché bisogna vaccinare ancora». Quanto? Ah, saperlo. Sta di fatto che il caso discoteche agita la politica quanto la delega fiscale. Matteo Salvini è pronto a fare le barricate, col sorriso sulle labbra dicendo: «Faccio a Draghi proposte europee». Il riferimento è al fatto che in tutta Europa le discoteche sono aperte. Dice Salvini: «Se chiedi il green pass e chi entra è vaccinato o tamponato riapri al 100%. La linea è questa: ringraziare chi si è vaccinato e non lasciare a casa lavoratori, pubblici e privati. Vorrei garantire il diritto alla salute e al lavoro a tutti gli italiani».La Lega però ottiene una risultato: contrariamente a quanto si pensava, dal calcolo delle capienze al chiuso per le discoteche saranno esclusi i dipendenti dei locali. Il segretario della Lega poi twitta : «Ho chiesto al presidente Draghi che la durata dei tamponi salga da 48 a 72 ore come previsto dagli altri paesi europei e l'estensione dell'utilizzo di tamponi rapidi, gratuiti o a basso costo». Salvini guarda al 15 ottobre, quando la carta verde sarà necessaria per andare a lavorare. Il segretario della Lega ha con sé le Regioni, conosce il malessere dei gestori che certo non si accontentano di locali a metà (sono riuniti in permanenza a Roma in attesa che il governo si pronunci e hanno già pronte proteste clamorose dopo 18 mesi di chiusura totale: ci sono 3.000 locali a rischio fallimento e 200.000 lavoratori in sospeso). Gorgia Meloni (Fdl) peraltro non l'ha mandata a dire: «Il governo continua a prendere in giro le discoteche già sul lastrico per la chiusura durante l'estate. Mi spiegano come possono rientrare nei costi queste imprese e i loro lavoratori sopravvivere con una capienza così ridotta? Se l'intenzione è quella di riaprirle per tenerle vuote e farle fallire, ditelo subito». Sul carro dei discotecari sono saliti - a quanto pare inascoltati - anche i Cinque Stelle (Alfonso Bonafede, ex ministro della Giustizia, era il noto Fofo dj). Giuseppe Conte ha esortato: «Siamo nelle condizioni di ripartire. Al cinema col green pass devono entrare tutti, in discoteca almeno il 60%. Diversamente meglio tenerle chiuse e dare i ristori». Anche il ministro pentastellato Federico D'Incà insiste: per teatri, musei, cinema, eventi al chiuso bisogna dare capienza piena e andare oltre il 35% per le discoteche. Ma appena ci si accosta al ministero della Salute la musica cambia. Perché? Lo confessa il pentastellato sottosegretario Pierpaolo Sileri: «La cautela serve sempre. Dobbiamo tendere al 100% dove i rischi sono più bassi. Si può andare anche oltre il 35% delle discoteche però aspettiamo due settimane e vediamo». Tradotto: sappiamo benissimo che il green pass non dà garanzie e non ci vogliamo prendere la responsabilità delle riaperture. Da quel che trapela dal Consiglio dei ministri sulle discoteche, Pd e Roberto Speranza non mollano. A più riprese si è sfiorata la rottura e la proposta di compromesso è capienza delle discoteche al 50% (all'aperto al 75%) e degli impianti sportivi al 60% al chiuso, col 75% all'aperto. Una proposta che sicuramente non soddisfa le società sportive che hanno chiesto palazzetti liberi pena il fallimento, che fa infuriare i gestori dei locali da ballo e scontenta le Regioni. Il primo a lamentarsi è stato il presidente Pd dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che chiede di osare di più, Massimiliano Fedriga (Lega) presidente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni insiste per un'apertura più ampia delle discoteche (almeno al 70%) e ha posto anche il tema degli impianti sciistici. Ha chiesto la capienza di cabinovie e funivie all'80% accettando il green pass per gli impianti di risalita e togliendo il limite degli skipass giornalieri in zona bianca e gialla. Il presidente del Veneto Luca Zaia aggiunge: «L'ipotesi del 35% per le discoteche è impraticabile, era quasi una presa in giro». Ora non va tanto meglio: le discoteche devono accontentarsi del ballo a metà.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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