2023-11-24
Giallo sulla richiesta di archiviare Speranza
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
L’ex titolare della Salute è indagato pure per omicidio, ma il suo legale fa sapere che la Procura non vuole far proseguire l’inchiesta, avviata meno di un mese fa. Le parti offese, però, non sono state informate. Ora tocca al Tribunale dei ministri ricercare la verità.Già verso l’archiviazione? Possibile? La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex ministro Roberto Speranza ha avuto fin da subito vita difficile, un po’ come tutte le notizie scomode. Prima il silenzio generalizzato di tutti i siti mainstream nel riprenderla e rilanciarla (erano tutti troppo impegnati a dedicarsi al treno di Lollobrigida). Poi una nota dell’Ansa in cui l’avvocato di Speranza conferma la notizia (sì, in effetti, l’ex ministro è indagato) ma si affretta ad aggiungere che è già pronta la richiesta di archiviazione. Fermi tutti, nessuno apra quella porta: sugli errori e sugli orrori della folle stagione vaccinale non si può fare luce. Tenebra rossa la trionferà. Almeno questo è quello che vorrebbero loro. Ma finirà davvero così? Ricominciamo dall’inizio: mercoledì sera a Fuori dal Coro e ieri mattina sulla Verità vi abbiamo dato, in esclusiva, una notizia vera. E una notizia che, a giudicare dal gelo con cui è stata accolta, fa molta paura. L’ex ministro Speranza e l’ex direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini sono indagati per le verità taciute e le informazioni taroccate durante la campagna vaccinale. I capi d’imputazione sono piuttosto pesanti perché si va dal falso ideologico fino all’omicidio. E questa intanto è un dato positivo: c’è una Procura, per altro quella di Roma, per altro con la firma pesante di Francesco Lo Voi, che ritiene indispensabile fare luce su quello che è successo durante la campagna vaccinale, sul fatto cioè che fossero nascoste informazioni essenziali (per esempio: si vaccinavano i guariti dal Covid pur sapendo di esporli a pericoli; oppure: si vaccinavano i fragili pur sapendo di non avere dati sufficienti su di loro) privilegiando la salvezza del sacro siero rispetto alla salvezza delle persone. Non a caso Nicola Magrini chiede di tacere delle informazioni perché altrimenti «si uccide il vaccino». Qui, però, nascono di primi dubbi: l’iscrizione di Speranza e Magrini nel registro degli indagati è del 30 ottobre 2023. Venticinque giorni fa. Perché la Procura di Roma dovrebbe aprire un’inchiesta e chiederne immediatamente l’archiviazione? Se riteneva che nell’esposto denuncia presentato da varie associazioni, sulla base della nostra inchiesta, non ci fosse notizia di reato, avrebbe potuto non fare nulla. Se invece ritiene che ci sia notizia di reato, e dunque apre il fascicolo, perché lo apre per chiederne l’immediata chiusura? Per altro l’unica fonte della notizia sull’archiviazione è l’avvocato di Speranza: ai legali delle parti offese, infatti, è stata notificata (in data 3 novembre) l’apertura dell’inchiesta, ma non è mai stata notificata l’archiviazione. Di più: nei giorni scorsi i legali delle parti offese hanno ripetutamente chiesto l’accesso agli atti, cui hanno diritto per presentare le proprio memorie. Ebbene: l’accesso non è ancora stato concesso. Quindi gli avvocati delle parti offese non sanno che cosa abbia chiesto la Procura al Tribunale dei ministri. L’avvocato di Speranza invece sì. Come ha fatto? L’ha saputo per rivelazione divina? Attraverso i fondi del caffè? Guardando una palla di vetro? Di palle, e non solo di vetro, per la verità se ne sono viste fin troppe in questa vicenda. Vicenda, va detto, tutt’altro che conclusa. Innanzitutto perché una richiesta di archiviazione (anche se fosse vera) è una richiesta e non un’archiviazione. Sarà il giudice a decidere sulla base della richiesta della Procura (e della opposizione delle parti offese, quando saranno informate) se archiviare davvero o no. E in secondo luogo perché da nessuna parte risulta, per il momento, una richiesta di archiviazione per Nicola Magrini, per indagare il quale, come è evidente, non c’è bisogno di nessuna autorizzazione da parte del Tribunale dei ministri. La battaglia, dunque, è ancora lunga. E, soprattutto, la battaglia si basa su dati incontestabili: durante l’intera campagna vaccinale, infatti, le nostre autorità sanitarie hanno mentito, occultato, taroccato dati su questioni fondamentali per la nostra salute. Non sappiamo se in tutto ciò ci sia reato o no, saranno i magistrati a dirlo. Ma che sia successo è indiscutibile. E qualcuno dovrà risponderne. Questo è il punto. L’apertura dell’inchiesta da parte della Procura ci pareva un buon segnale perché poteva (o forse: potrebbe) essere un passo importante verso la verità. Che è ciò che interessa tutti noi. Verità per chiarire quello che è successo nel recente passato, per un doveroso atto di giustizia nei confronti di tutti coloro che hanno sofferto, soffrono o non possono più soffrire perché sono morti. Ma anche e soprattutto verità per quello che può succedere a tutti noi nel presente e nel futuro. Perché è un diritto di tutti sapere se le istituzioni sanitarie, quando decidono della nostra salute, si preoccupano di non uccidere i farmaci anziché preoccuparsi di non uccidere le persone. È un diritto di tutti sapere se le nostre istituzioni sanitarie pensano al bene dei cittadini o a quello delle case farmaceutiche. La nostra inchiesta ha sollevato, al riguardo, inequivocabili dubbi e domande più che legittime. Tacere, insabbiare, occultare, far finta di nulla è sbagliato e pericoloso. Tocca, ovviamente, alla magistratura dire se ci sono dei reati. Ma tocca a noi dire che l’esigenza di verità non può e non potrà essere in alcun modo archiviata.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)