Arriva «Speechless 2» che insegna a esorcizzare la malattia con una risata

Ridere della disabilità così da normalizzarla. Speechless, la cui seconda stagione debutta su Fox alle 21.50 del 25 maggio, ha tentato un'impresa coraggiosa. E, al centro del proprio intreccio comico, ha infilato un ragazzino arguto. Un ometto simpatico, ironico. Disabile.

J.J. Di Meo, protagonista della serie, è un adolescente affetto da paralisi cerebrale. Nessuna finzione, nessun trucco. Di Meo, come l'attore che gli presta il volto (Micah Fowler), è un liceale costretto sulla sedia a rotelle. Muto, paralitico, la testa ben funzionante attaccata alle spalle. Comunica attraverso un puntatore laser e una tastierina, Di Meo. E non c'è pietismo nelle sue parole, né toni drammatici ad accompagnarne i (pochi) gesti.

Il ragazzo, attorno alla cui stramba famiglia ruota la sit-com, è cinico, ironico e, per fare il medio, solleva tutta la mano. Nessuno piange, molti ridono. Speechless finisce per raccontare la malattia senza il filtro della compassione, la distanza che questa impone.

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