2020-01-22
Uno su quattro ne ha uno. Ma attenzione, rimuovere un tatuaggio costa caro
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Gli americani sono i maggiori fan di queste decorazioni, mentre in Italia (mercato da circa 300 milioni) si supera di poco la media europea. L'ultima moda è quella dei «soundwave tattoo». Onde sonore sul corpo che grazie a un'app prendono vita. Per immortalare la vostra canzone preferita o la voce di una persona cara. Si chiamano «tatuaggi-biosensori» e sono creati con un inchiostro speciale capace di monitorare i cambiamenti nel livello di glicemia, trasformandosi dal blu al marrone. I quattro trend da seguire nel 2020: dai colori pastello alla tecnica a mano. Dentro la psicologia del tattoo: che cosa significa preferirne uno sulla schiena o sul braccio e perché devono essere sempre dispari. Lo speciale contiene sette articoli e gallery fotografiche.Il mercato dei tatuaggi non vede crisi. Nel prossimo decennio l'industria dei tattoo crescerà ad un tasso medio del 7,7%, stando ad un'analisi redatta dal Wall Street Journal. La crescita sarà trainata principalmente dagli Stati Uniti che nel solo 2017 hanno fatto registrare un fatturato di 1,6 miliardi di dollari (report Ibis World). E vede il 22,5% degli americani tatuati. Al secondo posto c'è l'Australia con il 12,25%, seguita dall'Europa con il 12%. Nel Vecchio continente sono 60 milioni gli europei che hanno la pelle decorata. E se si scorpora il dato a livello nazionale si possono trovare paesi come il Lussemburgo dove più della metà della popolazione è tatuata (60%) e l'Ungheria (50%). E altri come la Germania e la Polonia dove solo il 9% ha dei tatuaggi. L'Italia supera di poco la media europea con il 12,8% di persone tatuate (circa 7,7 milioni).Nel Bel paese si spendono circa 300 milioni di euro nel settore tattoo. Secondo un'analisi condotta da UnionCamere in sette anni (dal 2012 al 2019) si è passati da 1.328 attività di tatuaggio e piercing registrate a 5.224. Si parla dunque di ben 3896 nuove imprese regolari. La regione con il numero maggiore di società è la Lombardia (1155), seguita dal Lazio (542) e dall'Emilia Romagna (486). Fanalino di coda invece la Valle d'Aosta con solo 12 attività di tatuaggi e piercing. La Lombardia, prima in classifica, ha registrato una variazione in positivo tra il 2012 e il 2019 di un 273%, il Lazio del 217% e l'Emilia Romagna del 283%. Sempre in Italia le imprese di tatuaggi e piercing sono fondate in media per il 65,6% da uomini e per il 34,4% da donne. Se si scorpora il dato per fasce di età, si nota come gli under 30 uomini rappresento il 61%, mentre gli over 50 il 72,4% dei fondatori di società di tatuaggi e piercing. Per quanto riguarda le donne le fondatrici under 30 rappresentano il 39%, mentre le over 50 solo il 27,6%. Ma come mai ci si tatua? Secondo lo studio dell'istituto superiore di sanità, realizzato su un campione di 7608 persone rappresentativo della popolazione italiana dai 12 anni in su, chi si tatua lo fa prevalentemente per abbellire il proprio corpo. Lo 0,5% ha dichiarato di sottoporsi a tatuaggi con finalità mediche e il 3% per finalità estetiche (trucco permanente). Spostando il focus sul genere, si nota invece come i tatuaggi siano maggiormente diffusi tra le donne (13,8% delle intervistate) rispetto agli uomini (11,7%). E il primo tatuaggio viene effettuato mediamente a 25 anni. Tra i 35 e i 44 anni si registra una presenza doppia di tatuaggi rispetto alla popolazione generale. Percentuale alta anche tra i minorenni. Il 7,7% tra i 12 e i 17 anni risulta infatti avere almeno un tatuaggio.Oltre che per genere ed età ci sono differenze anche con il titolo di studio, l'area geografica e lavoro dipendente o autonomo. La ricerca mostra infatti come il 55,4% della popolazione tatuata ha un diploma di scuola superiore mentre il 30,8% è laureato. Il 29% risiede nelle regioni del nord-ovest, il 16,7% in quelle del nord-est, il 23,6% in quelle del sud, il 21% in centro Italia e il 9,7% nelle isole maggiori. E tra chi lavora, la percentuale maggiore di tatuati è rappresentata dai lavoratori dipendenti (47,6%), seguita dai lavoratori autonomi (15,5%). Il 14% è invece rappresentato da studenti, il 10,3% da disoccupati o da chi è in cerca di lavoro, il 9,8% da casalinghe e il 2,8% da pensionati.Tatuarsi è un investimento. La spesa per tingersi il corpo può oscillare da 50 euro fino a oltre 1.500 euro. E se ci si dovesse pentire della scelta fatta si dovrà pagare anche per farselo togliere. In questo caso si va dai 50 ai 250 euro per ogni centimetro quadrato di inchiostro rimosso. Ovviamente la somma totale sarà tanto più alta più grande è il tatuaggio che è stato fatto. Negli Usa, il mercato più grande dei tatuaggi, il 15% di quelli che si sono fatti un tatuaggio vorrebbero rimuoverselo. In Italia il numero è inferiore, anche perché il mercato è nettamente più piccolo. Si parla infatti di quasi un milione e mezzo di pentiti.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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