2023-05-04
Lo speaker Usa va a Palazzo Chigi per sbarrare la nuova Via della seta
Lo speaker della Camera americana, il repubblicano Kevin McCarthy (Getty Images)
Si parlerà pure di intesa Ppe-conservatori. Joe Biden individua l’ambasciatore per Roma.C’è chi continua a ripetere che il governo italiano sarebbe isolato dal punto di vista internazionale. Eppure le cose non stanno esattamente così. Lo speaker della Camera americana, il repubblicano Kevin McCarthy, incontrerà oggi a Palazzo Chigi Giorgia Meloni: un faccia a faccia tanto più significativo alla luce del fatto che, secondo il sito Axios, Joe Biden avrebbe appena deciso di nominare il nuovo ambasciatore statunitense in Italia. Si tratta di Jack Markell: ex governatore dem del Delaware e attuale ambasciatore degli Usa presso l’Osce (una nomina, la sua, che dovrà comunque ottenere la ratifica del Senato). Insomma, Washington sembra tornare a guardare con interesse a Roma, forse anche in funzione anticinese. Ricordiamo d’altronde che gli Stati Uniti non hanno l’ambasciatore in Italia dal gennaio 2021, da quando cioè lasciò l’incarico Lewis Eisenberg, che era stato nominato da Donald Trump nel lontano 2017. Già questo basterebbe a sconfessare la vulgata della «Meloni isolata». Eppure, ancor più significativa potrebbe rivelarsi la visita di McCarthy. Al di là dell’importanza istituzionale, l’incontro con lo speaker, che arriverà con una delegazione di deputati bipartisan, è rilevante soprattutto sul fronte politico. Cominciamo col dire che McCarthy non è affatto il leader parlamentare debole che gran parte dei media aveva dipinto a gennaio. La settimana scorsa è riuscito a far approvare un disegno di legge sull’innalzamento del tetto del debito, che ha messo in seria difficoltà Biden. Inoltre, sta coordinando tutta una serie di inchieste parlamentari che puntano ad accerchiare l’inquilino della Casa Bianca. McCarthy rappresenta quindi ad oggi una delle figure di spicco del Partito repubblicano statunitense. Chiarito questo, è lecito domandarsi che cosa ci si possa attendere dal faccia a faccia con la Meloni. Saranno probabilmente discussi alcuni dossier internazionali, dal Medio Oriente ai rapporti con la Cina. E qui veniamo alla questione centrale. Gli Usa auspicano, a livello bipartisan, che la Meloni non rinnovi il memorandum sulla nuova Via della seta, firmato dal governo Conte I nel 2019, sulla scia della strada aperta da Paolo Gentiloni due anni prima. In questo quadro, McCarthy è noto per le sue posizioni severe nei confronti di Pechino. Basti pensare che, ad aprile, lo speaker ha avuto un incontro in California con la presidente taiwanese, Tsai Ing-wen: una circostanza che ha provocato la furibonda reazione del Partito comunista cinese. Inoltre, non è un caso che Biden stia nominando il nuovo ambasciatore proprio adesso che Roma deve decidere se confermare o meno il controverso memorandum. Dal canto suo, la Meloni è finora stata apprezzata a Washington proprio per essersi distanziata dalla linea smaccatamente filocinese che fu del governo giallorosso. Nel colloquio con lo speaker, non mancherà poi la crisi ucraina. Su questo tema, durante la campagna elettorale per le ultime Midterm, McCarthy - pur dicendosi contrario ad «assegni in bianco» a Kiev - ribadì il sostegno dei repubblicani all’Ucraina. Inoltre, rispondendo lunedì a un giornalista russo in Israele, lo speaker ha affermato: «Sostengo gli aiuti per l’Ucraina». «Non sostengo ciò che il tuo Paese ha fatto all’Ucraina, non sostengo nemmeno che uccidiate dei bambini», ha aggiunto. Lo speaker guarda quindi assai probabilmente con simpatia alla linea pro Kiev del governo italiano. È poi plausibile che l’incontro a Palazzo Chigi tocchi anche le dinamiche interne all’Ue. Non è un mistero che i repubblicani americani guardino con simpatia a un’eventuale alleanza tra Ecr e Ppe in vista delle europee del 2024 (lo stesso anno, cioè, delle prossime elezioni presidenziali statunitensi). Del resto, a favore di questa prospettiva si sono espressi anche importanti think tank conservatori d’Oltreatlantico, come la Heritage Foundation. L’incontro con McCarthy rientra quindi in un disegno complessivo che la Meloni sta portando avanti, per marginalizzare all’Europarlamento sia Renew Europe sia il gruppo dei socialisti (il quale è storicamente collocato su posizioni filorusse e filocinesi). Non solo. Il nostro premier punta a creare un network internazionale alternativo a quello gravitante attorno all’orbita francotedesca: è in tal senso che ha rafforzato i legami con l’esecutivo conservatore polacco e con il governo dei Tory in Gran Bretagna (a proposito: negli stessi giorni in cui la Meloni era a Londra, anche Ron DeSantis si trovava nella capitale britannica). Senza dimenticare il consolidamento dei rapporti, a marzo, con Benjamin Netanyahu, il quale, tre giorni fa, ha ricevuto a Gerusalemme proprio McCarthy. Insomma, la sponda con i repubblicani statunitensi è sempre più centrale nella strategia internazionale di Palazzo Chigi: un’attività di semina che potrebbe dare frutti importanti nel caso (non certo improbabile) che il Gop riesca a riconquistare la Casa Bianca il prossimo anno. Chi continua ad alimentare la falsa narrazione della «Meloni isolata» o non ha chiaro quello che sta accadendo o, peggio, cerca strumentalmente di far deragliare la delicata costruzione di questo network conservatore internazionale.
A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.