{{ subpage.title }}

True

La pianificazione confusa fa «sparire» i vaccini ma le fiale non mancano

La pianificazione confusa fa «sparire» i vaccini ma le fiale non mancano
Nicola Zingaretti, Luca Zaia e Letizia Moratti (Ansa)
Lazio e Veneto parlano di stop alla campagna. Poi il mezzo dietrofront, mentre Francesco Paolo Figliuolo rassicura: «In arrivo 1,3 milioni di dosi». La Lombardia corre.

A lanciare per primo il grido d'allarme è stato il Veneto. Mercoledì sera il presidente della Regione, Luca Zaia, ha detto: «Da domani noi non saremo in grado di vaccinare perché i nostri 35.000 vaccini che facciamo quotidianamente sono di gran lunga superiori alle forniture che ci vengono date». Passata la nottata, ieri Zaia ha però cambiato completamente registro: «La macchina vaccinale sta funzionando e sabato arriveranno 103.000 dosi di Astrazeneca e le 38.000 di Moderna. La macchina ha avuto qualche impiccio in partenza ma è a regime e se abbiamo carbone da buttare nella caldaia riusciamo a fare un bel lavoro». Sono però solo 252.725 i cittadini che hanno completato il ciclo con i richiami, così il dato di chi è già protetto dal virus resta inchiodato poco sopra il 5%. Forse c'è stata un'accelerazione eccessiva o forse Zaia ha dovuto fare i conti con alcune aziende sanitarie locali: l'Ulss 6 di Padova e l'Ulss 2 di Treviso hanno comunicato la sospensione delle vaccinazioni, la prima fino al 5 aprile, la seconda fino al 6. Eppure ogni Asl ha le prenotazioni, sa quante dosi devono arrivano e in base a questi dati può pianificare la distribuzione. Evidentemente si è corso troppo, i vaccini ci sono ma serve comunque una programmazione.

Lo stesso Zaia nei giorni scorsi è dovuto intervenire quando la Usl 6 Euganea ha comunicato ai sindaci dell'intera provincia la decisione di cedere le dosi di Astrazeneca ai Comuni che ne volessero fare richiesta e il Comune di Padova ha organizzato la vaccinazione per i circa 1.400 dipendenti comunali - in smart working - considerandoli tra le categorie essenziali.

Intoppi che di certo non riguardano la mancanza di vaccini ma la programmazione. Intanto, ai dati di mercoledì registrati sul sito del ministero della Salute il Veneto risulta avere ricevuto 916.380 dosi e avere effettuato 867.744 somministrazioni con una scorta di 50.000 dosi. Entro il week end arriveranno in Veneto 103.000 dosi di Astrazeneca e 38.000 di Moderna. In frigorifero il Veneto ha anche 83.000 dosi di Pfizer, che finiranno per domani, ma dalla prossima settimana nella regione verranno consegnate 120.000 dosi di vaccino Pfizer da destinare ai richiami, ai soggetti ultra fragili e ai grandi anziani ancora da vaccinare, che sono 110.000. E dal 19 aprile arriverà pure il monodose di Johnson&Johnson.

Sventato lo stop a Nord, ecco che scatta l'ansia per chi deve essere vaccinato nel Lazio: «Se nelle prossime 24 ore non arrivano i 122.000 vaccini di Astrazeneca previsti siamo costretti nostro malgrado a sospendere le vaccinazioni», ha detto l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato. Che, nonostante questi timori, da mercoledì notte ha aperto le prenotazioni anche per l'età 66 e 67 «e sono già oltre 36.000 i prenotati. Abbiamo un milione di prenotazioni da qui a maggio». Dall'altra parte il presidente Nicola Zingaretti insiste: «Quando, come nel caso del Lazio, hai fatto oltre 1 milione di vaccinati, bisogna continuare a vaccinare ma stare molto attenti ad avere i magazzini pieni per fare la seconda dose. Un margine di rischio c'è», ha detto ieri. Dimenticando che una campagna vaccinale funziona proprio se si sa gestire bene il rischio con un approccio di logistica industriale e non politica.

Tra ieri e oggi «arriveranno oltre 1,3 milioni di dosi di Astrazeneca», ha confermato il commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo ricordando che sono già arrivate oltre 500.000 dosi di Moderna e che mercoledì sono state consegnate oltre 1 milione di dosi Pfizer. L'emergenza è quindi rientrata in poche ore. Tra l'altro, le Regioni possono chiedere aiuto alla riserva centrale (pari all'1,5% delle dosi totali consegnate all'Italia) per esigenze impreviste che vanno però motivate. E né il Veneto né il Lazio risultano avere bussato alla porta di Figliuolo. Resta comunque da capire perché, se quello che dice la struttura commissariale è vero - cioè che le Regioni hanno la programmazione bimensile delle aziende più grandi, che di Pfizer e Astrazeneca sanno già cosa arriva fino a fine aprile, e di Pfizer sanno addirittura le date - alcuni governatori si trovano con l'acqua alla gola e a corto di fiale. E la risposta porta sempre ai problemi di pianificazione, non solo da parte delle Regioni ma anche nelle singole Asl e persino nei singoli hub vaccinali.

Al coro di protesta «mancano i vaccini» non si è, intanto, unita la Lombardia. Che, per altro, ha una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti e ha ricevuto quasi le stesse dosi del Lazio (5,8 milioni di abitanti). Dal 12 aprile partirà la campagna massiva con la chiamata della «fascia» 75-79 anni e una road map precisa. Il consulente del Pirellone, Guido Bertolaso, ieri ha spiegato che se arriveranno le dosi previste l'ultima categoria, gli under 49, potrebbe essere coperta entro il 18 luglio. «La capacità attuale di somministrazione giornaliera», ha detto Bertolaso, «è poco più 35.000 prime dosi. Avendo la certezza dei vaccini disponibili fino a fine aprile, potranno essere vaccinate entro 26 aprile» tutte le persone tra i 75 e i 79 anni, «ammesso che si registrino tutte». Poi «il 15 aprile apriremo le prenotazioni per i 70-74enni. Dopo il 15 aprile pensiamo di poter salire a 65.000 somministrazioni al giorno. In questo caso si può concludere già l'8 maggio». Poi la categoria dei 60-69enni inizierà a poter prenotare il 22 aprile. Se «avremo 65.000 dosi disponibili, si vaccineranno dal 13 maggio al 9 giugno; se invece andiamo a pieno regime, con 144.000 dosi al giorno, partiremo il 9 maggio e finiremo il 18». Dunque, «tra fine maggio e inizio giugno saremo riusciti a coprire le categorie maggiormente a rischio». Per quanto riguarda la fascia 50-59 anni, «con 65.000 somministrazioni al giorno, le prenotazioni apriranno il 15 maggio, e le somministrazioni andranno dal 10 giugno al 16 luglio; mentre con 144.000 somministrazioni al giorno le prenotazioni apriranno il 30 aprile, e le somministrazioni saranno dal 19 maggio al 7 giugno». Infine gli under 49: «Con 65.000 somministrazioni ci sarà l'avvio delle prenotazioni il 13 giugno, con le somministrazioni dal 17 luglio al 20 ottobre; mentre con 144.000 somministrazioni, le prenotazioni il 14 maggio, e le somministrazioni dall'8 giugno al 18 luglio». Intanto, già da oggi sarà operativo il portale delle Poste.

Grillo jr e la condanna per stupro di gruppo. Uscite le motivazioni: «Vittima attendibile»
Ansa
Pur senza prove inconfutabili la ragazza è stata ritenuta non consenziente. E a Ciro & C. sono state inflitte pene fino a 8 anni.

Sembra che i giudici di Tempio Pausania abbiano già recepito la riforma dell’articolo 609 bis del codice penale, quello che punisce la violenza sessuale e introduce il concetto del «consenso libero e attuale». In assenza è violenza. Stando al testo approvato alla Camera e che, al momento, è fermo al Senato (sono stati richiesti approfondimenti), non servirà più dimostrare la forza o la minaccia, durante un rapporto sessuale basterà l’assenza di una volontà chiara, presente e consapevole. E il processo a Ciro Grillo e compagni pare offrire uno spaccato del processo che verrà (anche se la norma non può essere retroattiva).

Continua a leggere Riduci
Soumahoro flirta con la destra pur di racimolare una poltroncina
Aboubakar Soumahoro (Ansa)
Il sindacalista nero, caduto in disgrazia dopo lo scandalo che ha coinvolto moglie e suocera, lancia l’amo. «Pronto a candidarmi sotto al tricolore». Poi corregge il tiro: «Non mi riferivo a una qualche parte politica».

«Se le formiche si mettono d’accordo possono spostare un elefante». Oggi Aboubakar Soumahoro non può più scandire il suo proverbio africano preferito perché l’elefante nella stanza è lui. Così consapevole del riflusso progressista (via dal woke, dall’ultraeuropeismo, dal turbo green, dal terzomondismo di piazza) da avere deciso, nei lunghi mesi passati sui banchi del gruppo misto alla Camera, una strategia non nuova ma sempre efficace nella politica italiana: il salto della quaglia. Un ipotetico sbarco nel centrodestra con tutti gli stivali. Lo sussurra al Foglio: «Sono pronto a candidarmi con una dimensione di forze che portano in seno il tricolore. Non ragiono con le lenti del Novecento, faccia un check nei simboli dei partiti». Poi verso sera precisa: «Il riferimento al tricolore, presente nei partiti sia di destra sia di sinistra, non deve essere interpretato come simbolo di una parte politica».

Continua a leggere Riduci
Ormai lo ammettono apertamente. «Macché delinquenti, gli scafisti sono eroi»
Ansa
La grazia del Colle al corresponsabile della strage di Ferragosto asseconda il refrain di moda: «Guidi un barcone: che male c’è?».

«Il suo sogno era di arrivare in Europa», è partito «dalla Libia in guerra per rincorrere il suo sogno», aveva «il sogno di arrivare in un Paese in pace e democratico». L’articolo del Corriere della Sera sulla storia di Alaa Faraj Abdelkarim Hamad sembra Il favoloso mondo di Amélie: è tutto un sogno. Nel 2017, il giovane libico fu identificato dalla giustizia italiana come uno dei cinque scafisti di un barcone che, nella notte di Ferragosto di dieci anni fa, venne trovato con dentro i corpi di 49 persone, morte asfissiate durante il viaggio. Malgrado le testimonianze che ne facevano uno degli organizzatori della traversata criminale, e malgrado le condanne, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha graziato, anche sull’onda di una campagna mediatica con pochi precedenti: dal programma di Rai3, Il fattore umano, a una sua raccolta di lettere pubblicata da Sellerio con il titolo Perché ero ragazzo. Come siano davvero andate le cose su quel barcone lo sanno solo i superstiti, ma in fondo, per il gigantesco dispositivo giustificazionista che si è messo in moto, la cosa è secondaria. Scafista, non scafista: fa davvero tutta questa differenza? In fondo gli scafisti non sono essi stessi dei poveri cristi travolti da un insolito destino? È questo l’obbiettivo finale di una campagna in corso da tempo: togliere allo scafista ogni stigma criminale, farne una vittima o, perché no, magari un eroe.

Continua a leggere Riduci

La famiglia nel bosco non torna a casa per Natale e dovrà sottoporsi a una perizia psichiatrica: il tribunale decide di completare la rieducazione dei genitori. Ne parliamo con Luca Telese e Red Ronnie.

Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy