2023-04-26
Spara al marocchino armato, militare accusato d’omicidio. I colleghi: «Serve più tutela»
Antonio Nicolosi, segretario Unarma, sul carabiniere indagato dopo lo scontro a fuoco a Vicenza: «Conseguenze per aver fatto il suo dovere. Dateci delle regole d’ingaggio».Il carabiniere che ha sparato contro Soufine Boubagura, il marocchino di 28 anni rimasto ucciso nella sparatoria di Fara Vicentino l’altro giorno dopo minuti di follia e aggressioni verbali davanti a un’attività commerciale, è indagato per omicidio commesso per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Ma verrà anche sottoposto a un procedimento disciplinare.In Procura e al comando provinciale dell’Arma parlano di «un atto dovuto». La dinamica, d’altra parte, appare già chiara per come l’ha descritta proprio la Procura vicentina in una nota diffusa ieri dal procuratore Lino Giorgio Bruno. Ed è questa: l’uomo, che avrebbe ripetutamente urlato «Allah akbar», Allah è grande, frase che di solito pronunciano a gran voce i terroristi un attimo prima degli attentati, avrebbe tentato di aggredire fisicamente i militari dell’Arma, un vicebrigadiere e un appuntato, tanto che «il capopattuglia, previo avvertimento», spiega la Procura, «era costretto a fare uso per due volte del taser in dotazione». Boubagura, però, nonostante fosse stato colpito dal taser, si è avvicinato all’appuntato in procinto di lanciare l’allarme radio dall’autovettura di servizio, spintonandolo e facendolo cadere sul sedile anteriore del veicolo.Nel corso della colluttazione, l’aggressore è riuscito a impossessarsi della pistola d’ordinanza del militare che prima ha puntato verso il vicebrigadiere (che nel frattempo si era riparato dietro un muretto) tentando ripetutamente, ma invano, di armare la pistola. Poi, all’arrivo sul posto di un equipaggio della polizia locale, il nordafricano gli ha sparato più colpi contro, colpendo l’agente Alex Frusti mentre tentava di allontanarsi volgendo le spalle all’aggressore, ferendolo in modo grave e causandone la caduta all’interno di un fossato. Frusti è stato raggiunto dal marocchino, il quale ha indirizzato di nuovo l’arma contro di lui, ma questa volta senza riuscire a sparare. In aiuto al vigile urbano è sopraggiunto il vicebrigadiere, che ha sparato più colpi con la pistola di ordinanza, uccidendo il nordafricano.Tutto il resto del cronoprogramma annunciato dai magistrati, ovvero l’esame autoptico, l’analisi dattiloscopica e la perizia balistica sulle armi, sarebbero una routine. «Fatto sta che, ora, il collega dovrà difendersi in un procedimento penale, a sue spese», sbotta Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, associazione sindacale dei carabinieri. «Si tratta dell’ennesimo caso in cui», spiega il militare, «un carabiniere si trova nei guai per aver svolto il suo dovere mentre era in servizio. Noi siamo certi che il procedimento verrà subito chiuso e che il collega ne uscirà pulitissimo e anche velocemente, ma il meccanismo al quale si viene sottoposti in casi di questo tipo è dannosissimo».Secondo Nicolosi, «non ci sono regole d’ingaggio. E questo rende molto complicato, nei pochi secondi in cui si consuma un’azione come quella, decidere da soli se e quando sparare». In circostanze simili, in qualsiasi altro Paese, lo straniero sarebbe finito a terra dopo pochi secondi. «In questo caso l’uomo aveva una pistola e l’aveva anche usata e il carabiniere aveva una pistola. Cosa avrebbe dovuto fare il collega di fronte a una persona che aveva fatto fuoco se non sparare? Vanno sancite alcune norme che ci tutelino», afferma Nicolosi, «perché quelle attuali sono troppo interpretabili. Ecco perché, davanti a uno scenario di questo tipo, diventa difficilissimo decidere. E lasciano il tempo che trovano tutte quelle chiacchiere sul “non poteva puntare a una gamba o sparare in aria?”. Sul posto c’erano dei civili e la vita di alcune persone era in pericolo. Non mi sembra ci fossero alternative. Ma c’è anche un altro punto. Il collega stava lavorando per lo Stato e non è giusto che ora sia costretto a pagarsi gli avvocati».Una tesi ribadita, in parte, anche dal segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese: «Quello che invochiamo da sempre è un intervento legislativo a tutela delle forze dell’ordine nell’espletamento del proprio servizio. Ciò che è accaduto a Vicenza dimostra quanto sia necessario e urgente modificare tutte quelle norme che oggi portano a indagare come “atto dovuto” un agente per il semplice fatto di aver assolto al proprio dovere anche mettendo a rischio la propria vita». E per Pianese «se anche il taser non ha sortito effetti, allora diventa ancora più difficile affrontare persone psichicamente alterate».Boubagura era residente a Scafati, in Campania, e non si conosce la ragione per la quale si trovasse nel Vicentino. Di certo c’è, e lo dimostrano i molti video amatoriali girati dai passanti, che se ne stava andando in giro in stato di alterazione psichica. Borbottava parole in arabo, insultava i passanti, ha tentato di rubare la bicicletta a un anziano. Avrebbe perfino messo a rischio la circolazione stradale attaccandosi al portellone posteriore di un camion (anche questo dettaglio è finito in un video, che i carabinieri hanno acquisito). E, soprattutto, al momento dell’intervento dei carabinieri li ha aggrediti.Alla fine, con la pistola in pugno, ha sparato contro un agente della polizia locale in pieno petto. E, visto che Boubagura se ne andava in giro scalzo, indossando abiti tradizionali nordafricani e urlando «Allah akbar», sarà necessario accertare se era solo uno squilibrato alterato da droghe o alcol (e questo verrà accertato tramite l’autopsia) o se, invece, era anche un fanatico religioso.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson