
Mentre si allarga l’inchiesta sul business dell’accoglienza della sua famiglia, il deputato viene sanzionato (40.000 euro) per irregolarità nel rendiconto di spese elettorali: possibile la decadenza da parlamentare.I guai a casa Soumahoro sembrano non finire mai. Dopo l’arresto di Liliane Murekatete, compagna del deputato ex rosso-verde con l’accusa di reati gravi come la frode in pubbliche forniture, bancarotta patrimoniale e l’autoriciclaggio e il sequestro di metà del villino dove vive la coppia, adesso, con un mutuo da pagare e Liliane senza lavoro, Aboubakar rischia di perdere la poltrona e lo stipendio da deputato. Il 29 settembre scorso il Collegio regionale di garanzia elettorale (Corege) della Corte d’appello di Bologna ha inviato a Soumahoro un atto di contestazione sulla gestione del rendiconto delle spese elettorali. Nello specifico al parlamentare è stato contestato di aver nominato il mandatario elettorale dopo aver già percepito alcuni finanziamenti. Ma sarebbero state rilevate anche delle irregolarità nella movimentazione dei fondi elettorali, legate sia alla documentazione che alle procedure. Ma Soumahoro ha svolto delle controdeduzioni che non hanno convinto la commissione, che, per questo, nelle scorse settimane ha emesso un’ordinanza ingiunzione irrogando una sanzione amministrativa da circa 40.000 euro a cui il parlamentare ha annunciato di volersi opporre. La Corte d’appello non ha inviato atti in Procura non avendo ravvisato reati penali.L’ordinanza è stata, invece, trasmessa alla presidenza della Camera dei deputati per le autonome valutazioni che può e deve fare il Parlamento. In teoria la pratica dovrebbe passare alla Giunta delle elezioni, ma a quanto risulta, la scelta sarebbe stata quella di aspettare l’annunciata opposizione davanti alla magistratura ordinaria di Soumahoro contro il provvedimento. La Camera, al di là dell’importo che è stato irrogato come sanzione, valuterà se quelle irregolarità che la Corte d’appello ha evidenziato siano tali da determinare una o diverse conseguenze ai sensi della legge elettorale. A quanto risulta alla Verità a Soumahoro dovrebbe essere stato contestato l’illecito amministrativo previsto dall’articolo 7 comma 6 della legge 515/93 per le irregolarità nelle dichiarazioni delle spese elettorali. Per tale condotta l’articolo 15 comma 11 prevede una sanzione pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro. Ma, come ha anticipato ieri il Corriere della Sera, il deputato rischierebbe anche il posto. La decadenza dalla carica, «con delibera della Camera di appartenenza», è prevista dai commi 7, 8 e 9 e cioè in caso di «accertata violazione delle norme che disciplinano la campagna elettorale dichiarata dal Corege in modo definitivo», di «mancato deposito entro il termine previsto della dichiarazione» concernente le spese, «il superamento dei limiti massimi di spesa».Il comma 10 recita: «Al fine della dichiarazione di decadenza, il Collegio regionale di garanzia elettorale dà comunicazione dell’accertamento definitivo delle violazioni di cui ai commi 7, 8 e 9 al presidente della Camera di appartenenza del parlamentare, la quale pronuncia la decadenza ai sensi del proprio regolamento».Il mandatario elettorale di Soumahoro è stato Stefano Manicardi, consigliere comunale del Pd di Modena. Il giovanotto, classe 1995, sarebbe stato affiancato a Soumahoro per decisione del partito in vista della campagna elettorale nel collegio elettorale modenese. Qui il parlamentare di origini ivoriane ha perso all’uninominale, ma è stato ripescato nel proporzionale. Il 24 agosto dell’anno scorso, sul suo profilo Facebook, Manicardi, a un mese dalle elezioni, aveva pubblicato una foto che lo ritraeva insieme all’ex sindacalista, con la quale annunciava: «Ieri ho avuto modo di conoscere Aboubakar Soumahoro, candidato nel collegio di Modena».Secondo il rendiconto depositato alla Camera da Soumahoro, la sua campagna sarebbe costata in tutto 20.991 euro. Quasi la metà, 9.360 euro, sono andati all’agenzia di comunicazione che ha curato l’immagine dell’ex sindacalista, mentre altri 3.082 euro sono stati spesi per il vitto; 2.570 euro sarebbe invece il costo dei viaggi in treno, forse con qualche andata a ritorno da Roma per tornare a casa, visto che la spesa per gli alberghi è relativamente bassa: 950 euro. Poco di meno sono costati i manifesti e i volantini: 927 euro. La campagna elettorale di Soumahoro si sarebbe conclusa in leggera perdita, con 19.785 euro di ricavi, di cui 7.824 sborsati direttamente dal candidato. Altri 6.072 euro sono arrivati dai contributi di privati per somme sotto i 500 euro, i cui nomi, tranne quello di Manicardi che ha versato 15 euro, non vengono specificati. Somme che sono state raccolte anche attraverso una piattaforma online, costata 384 euro. E proprio attraverso quel sito è arrivato un finanziamento, di 1.000 euro che potrebbe rilevante politicamente. La somma infatti è stata versata da un certo Mario Tomasoni, omonimo di uno stretto collaboratore di Pierfrancesco Majorino, ex eurodeputato Pd e candidato alla presidenza della Regione Lombardia, che ha più volte espresso la sua vicinanza alla Karibu, la coop diretta dalla suocera, dalla compagna e da altri famigliari dell’ex sindacalista. Ieri Soumahoro, assistito dall’avvocato Maddalena Del Re, ha fatto sapere: «Le contestazioni di irregolarità che mi vengono mosse riguardano aspetti meramente formali. I fondi - come previsto dalla legge - sono stati tutti utilizzati per la campagna elettorale». E ha aggiunto: «I miei avvocati stanno predisponendo il ricorso contro il provvedimento della Corte d’appello di Bologna, per confutare con precisione gli addebiti che sono stati sollevati nei miei confronti. La Giunta delle elezioni, che è l’organo parlamentare competente, riceverà quanto prima la mia documentazione per fare piena luce su ogni aspetto. Sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune». Adesso bisognerà capire chi abbia di fronte la sfida più difficile tra lui e la sua compagna Liliane.
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