2020-06-29
Sotto inchiesta o commissariati. Il fallimento della riforma Delrio sui porti italiani
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Continua ad allungarsi la lista dell'autorità portuali volute dall'ex governo di Matteo Renzi finite nel mirino della magistratura o deposte dall'Anac per conflitti di interessi. La nuova gestione fu portata avanti anche dal consigliere dell'ex ministro ai Trasporti Ivano Russo, pupillo del presidente emerito Giorgio Napolitano. Dopo la bocciatura del bilancio dell'autorità portuale di Venezia e dopo la rimozione di Zeno D'Agostino dal porto di Trieste da parte dell'Anac (Autorità anticorruzione), non ci sono più dubbi sul fallimento della riforma dei porti in Italia voluta da Graziano Delrio nel 2016.Del resto, con più della metà delle autorità portuali commissariate o sotto indagine, gli obiettivi del precedente governo di Matteo Renzi di ottimizzare le operazioni marittime nel nostro paese sono naufragati. Su 15 autorità portuali ben 8 sono state travolte dalle polemiche o da inchieste della magistratura. In alcuni casi vengono contestati i bilanci, anche perchè gli azionisti, regione e comune, hanno colore politico diverso. In altri casi invece ci sono state interdizioni di mesi e poi riabilitazioni all'ultimo minuto da parte della magistratura. Oppure ancora ci sono presunti appalti irregolari o spesso presidenti scelti dall'ex ministro dei Trasporti che presentavano in curriculum diversi conflitti di interesse. Delrio, che firmò quella rivoluzione normativa con il consigliere Ivano Russo (molto vicino al presidente emerito Giorgio Napolitano), decise 4 anni fa di concentrare più poteri nelle mani del presidente e in questo modo centralizzando di più il potere del ministero sui porti. Cancellò il comitato tecnico originario introducendo un comitato di gestione, con regione e comune. In teoria sarebbe dovuto sorgere in questi anni anche un comitato interministeriale per tenere sotto controllo la situazione dei porti, peccato che non sia mai stato fatto. Così si è arrivati a un rallentamento delle attività marittime in diverse città. E' successo a Livorno, dove a febbraio sono stati rinviati a giudizio in nove per l'inchiesta sulla concessione delle banchine. Tra questi il presidente dell'Autorità portuale del mar Tirreno settentrionale (che oltre a Livorno conta Piombino e Porto Ferraio) Stefano Corsini e il segretario generale Massimo Provinciali. I due erano stati anche interdetti dai pubblici uffici e poi riabilitati l'anno scorso. L'indagine, partita dalla Guardia di finanza, aveva evidenziato che l'utilizzo di banchine pubbliche avveniva in maniera continuativa con autorizzazioni in proroga trimestrale anziché concessioni temporanee. Una situazione molto simile è accaduta a Ravenna. Anche qui lo scorso anno era scattata un'inchiesta sulla motonave Berkan B, inabissata nel 2010 e pericolosa per ambiente e navigazione. Il presidente Daniele Rossi (che è anche a capo di Assoporti) fu interdetto e poi riabilitato a settembre 2019. Appena in tempo, perché il ministro dei Trasporti Paola De Micheli aveva già scelto un commissario per sostituirlo. Anche a Napoli c'è burrasca. Da mesi il presidente Pietro Spirito, alla guida dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, è sotto indagine per turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Anche qui tutto ruota intorno a presunti appalti pilotati nel porto di Napoli. Che dire poi di Gioia Tauro in Calabria, anche qui la magistratura ha messo sotto indagine 5 dirigenti dell'autorità portuale lo scorso anno, con accuse di abuso d''ufficio e falso. Singolare anche la situazione di Andrea Annunziata, ex presidente dell'Autorità portuale di Salerno ora a Catania. Fu accusato di abuso d'ufficio nell'estate scorsa dopo l'arrivo in procura di alcuni esposti anonimi. Oltre all'indagine c'era stata anche una segnalazione anonima all'Anac che aveva aperto un procedimento di verifica su tutta l'attività svolta da Annunziata dalla sua prima nomina, nel 2008 fino al 2016. Alla fine la stessa procura di Salerno aveva archiviato la sua posizione pochi mesi dopo. A febbraio è invece stato rinviato a giudizio il presidente dell'autorità di sistema portuale dell'Adriatico meridionale (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli), Ugo Patroni Griffi, nell'ambito di un'inchiesta su opere portuali proprio nel porto di Brindisi. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di abusi edilizi, smaltimento illecito di rifiuti, frode in pubblica fornitura, falsità ideologica, abuso d'ufficio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)