2025-08-01
I progressisti buffi si scoprono allergici alla sorveglianza
Elena Stancanelli (Getty Images)
Gli intellettuali, che pretendono di educare «il popolo bue», ora fanno le barricate sul coprifuoco per i giovani teppisti.È suggestivo il fastidio con cui Repubblica, per la penna della scrittrice Elena Stancanelli, ha accolto la decisione del sindaco di Praia a Mare di imporre il coprifuoco per gli adolescenti: i minori di 14 anni non potranno uscire da soli la sera. E agli intellettuali progressisti tutto ciò non piace.«I ragazzi sono inquieti o sono intontiti dai telefonini. Sono teppisti o sono inerti, incapaci di leggere un libro, decifrare un articolo di giornale, investire sul proprio futuro. I ragazzi sono comunque molto diversi da come li vorremmo. Ma questa non è una novità», scrive Stancanelli. «La novità è che stanno male. II loro masochismo, l’angoscia, il dolore, la fragilità contro cui non riusciamo a combattere. Chiedono di essere ascoltati, e noi rispondiamo che cosa vogliono, noi eravamo costretti a cenare in un altro tavolo e scocciare gli adulti con le nostre fisime e le domande inutili era vietato. Ma chiedere di essere ascoltati significa pretendere di essere ritenuti responsabili. Diciamo la verità: ci fidiamo di loro, pensiamo che se la caveranno?». La questione è decisamente rilevante, perché - al di là dei divieti imposti da sindaci esasperati dalle intemperanze di maranza e bulletti vari - chiama in causa la responsabilità individuale, la capacità di autodeterminazione e il rispetto dei limiti che ogni società ha bisogno di ottenere dai suoi membri. Secondo la Stancanelli il problema non sta tanto nel fatto che oggi ci siano troppi adolescenti intemperanti, ma nel modo in cui questi vengono educati. «Li curiamo con la disperazione di chi teme che non ce la faranno mai, a trovare un lavoro, a vivere da soli», spiega la scrittrice. «Siamo noi a impedire loro di diventare adulti. Stiamo facendo un guaio, perché chi non ha diritti, non ha doveri. Chi non capisce che quella città, quella piazza, quella strada sono anche sue, non se ne prende cura, le vandalizza, le usa per sfogare la rabbia. La nostra risposta a quella rabbia che c’è, da noi meno che altrove ma comincia a esserci anche qui - è la punizione. Stiamo riempiendo le carceri minorili, grazie al decreto Caivano, e questo non è mai un buon segno. C’è una novità: perché non finiscano in galera, li chiudiamo in casa, da mezzanotte alle sette di mattina. Poco importa se è giusto o sbagliato, la domanda da farsi è se è efficace. Funziona crescere ragazzini irresponsabili e nasconderli sotto il letto se fanno guai?». Questa visione, dicevamo, è interessante e in parte anche molto condivisibile. C’è bisogno di un proliferare di norme e di regole laddove l’autorità è debole e le persone non sono in grado di gestirsi da sole. In una società sana, invece, la convivenza civile sarebbe garantita dall’educazione e dalla buona creanza dei singoli. Dunque sarebbe bello che la pressione normativa venisse allentata e si privilegiassero invece la capacità di contenersi e il buon senso di ciascuno. Il punto, tuttavia, è: chi, negli anni, ha combattuto con ogni forza tanto la responsabilità individuale quanto il buonsenso? Chi ha voluto indebolire l’autorità fino a mortificarla? Chi ha preferito l’ipertrofia burocratica alla semplicità dell’autodeterminazione intelligente? L’universo politico rappresentato da Repubblica che sbuffa e strepita perché un sindaco impone il coprifuoco, è esattamente quello che ha brigato per deresponsabilizzare non soltanto i ragazzi, ma anche gli adulti, che infatti oggi risultano irrimediabilmente infantilizzati. All’inizio del suo articolo Elena Stancanelli cita en passant il coprifuoco imposto ai tempi del Covid, giustificandolo con le solite scuse (pandemia, emergenza). La scrittrice dovrebbe ricordare come furono ridotti a bambini dell’asilo gli adulti che si presumeva fossero coscienti e coscienziosi. Dovrebbe ricordare come fu combattuta e svilita la responsabilità individuale, come fu martoriato il buonsenso. E non c’è mica bisogno di richiamare la pandemia per ritrovare analoghi comportamenti da parte delle istituzioni progressiste. Non sono forse quelle che costantemente correggono (politicamente) il linguaggio giudicando i cittadini incapaci di esprimersi da soli? Non sono le stesse che impongono la censura e pretendono che la popolazione sia in qualche modo rieducata altrimenti c’è il rischio che voti male (cioè a destra?). Da una parte la cultura progressista, nel tempo, ha brigato per distruggere l’autorità, ogni tipo di autorità: da quella religiosa a quella degli adulti nella famiglia. Dall’altra ha depotenziato la responsabilità individuale e comunitaria. E il motivo alla base di queste azioni era semplice: bisognava imporre una sorveglianza politica, l’autorità del partito (oggi della élite di illuminati) doveva non solo trionfare su ogni altra autorità, ma anche impedire che i cittadini agissero al di fuori dei confini prestabiliti. Questo metodo di controllo è rimasto uguale nel tempo, e ha prodotto le storture che conosciamo. Se oggi ci troviamo davanti a giovani problematici e difficilmente gestibili la responsabilità è di chi, nel tempo, ha costruito generazioni con queste caratteristiche, e adesso ha pure il fegato di frignare perché a mali estremi si cercano rimedi appena più rigidi del solito. Certo: il coprifuoco e le norme opprimenti non sono gradevoli e nemmeno troppo sensate. Ma sono esattamente, questi, i metodi a cui le sinistre ricorrono per gestire il potere quando ce l’hanno. Metodi adatti a una società in cui gli adulti sono trattati da bambini e i bambini assomigliano ad adulti senza contegno. Adatti, cioè, al mondo nuovo progressista in cui nostro malgrado ci troviamo ancora a vivere.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.