2019-09-27
Sorgenia salvata dalle banche è pronta a ritornare fra braccia pubbliche
F2i, fondo partecipato da Cdp, è in pole position per l'acquisto dell'ex società di Carlo De Benedetti, passata di mano per il debito.Carlo De Benedetti avrà anche detto che non avrebbe votato la fiducia al governo Conte bis, ma la sua (ormai ex) creatura imprenditoriale, Sorgenia, potrebbe rientrare in un'operazione di «sistema» con il benestare dell'esecutivo. Perché le intenzioni di F2i - il fondo di investimento italiano partecipato da Cassa depositi e prestiti, a sua volta controllata dal Mef - sembrano più reali che mai e stanno mettendo in ombra gli altri possibili acquirenti, dalla multiutility emiliana Iren fino a quella lombarda A2a. romanzo all'italianaLa storia di questa utility dell'energia, elettricità e gas, è ormai un classico romanzo all'italiana, con un imprenditore/editore con buone entrate economiche e politiche che riesce a accumulare debiti per quasi 2 miliardi di euro, poi si sfila lasciando la patata bollente alle banche e adesso può assistere al passaggio della sua vecchia impresa sotto un ombrello semi statale. La scelta di F2i sarebbe ben visto soprattutto dell'attuale management di Sorgenia - presidente Chicco Testa e amministratore delegato Gianfilippo Mancini - che potrebbe non ricevere scossoni dall'entrata di altri partner industriali privati ed esteri. Per di più lo stesso amministratore delegato del fondo Renato Ravanelli potrebbe aggiungere all'impegno nel gas, con 2i rete gas, e a quello nell'eolico, con Edison, anche il mercato elettrico dove al momento risulta scoperto. Il dossier Sorgenia rimbalza da più di un anno sulle pagine dei quotidiani economici in attesa di una soluzione. Da fine 2018 le banche che la salvarono nel 2014 hanno deciso di affidare ai consulenti Lazard e Colombo & Associati l'incarico per gestire la cessione delle loro partecipazioni. tracolloVa ricordato che cinque anni fa la utility del gruppo Cir era ormai al tracollo. Quando si insediò al governo Matteo Renzi scoppiò anche una polemica sugli aiuti statali (capacity payment) per i proprietari di impianti termoelettrici. Il segretario del Pd era arrivato da appena un mese, Sorgenia toccava già un debito di 1,9 miliardi di euro e da lì a poco fu raggiunto un accordo con le 21 banche finanziatrici per evitare il fallimento: il tribunale di Milano diede il via libero. I motivi del tracollo erano da ascrivere alla crisi del settore del mercato elettrico, ma anche a una certa disponibilità delle banche ad aprire i rubinetti di credito alla fine degli anni Novanta. Sta di fatto che la holding della famiglia De Benedetti ne uscì indenne. Anzi, con il passaggio del controllo alle banche, in primis Banca Intesa e Unicredit (entrambe sponsor di F2i), Mps, Banco Bpm e Ubi, gli istituti di credito finirono con il convertire crediti per circa 400 milioni e sottoscrivere un prestito convertibile da circa 200 milioni, senza che il salvataggio prevedesse alcun contributo economico da parte di Cir. La strategia ha funzionato. Sorgenia ha ricominciato a ripianare i debiti, tanto che nel marzo dell'anno scorso il presidente Testa aveva spiegato entusiasta di come «il debito» fosse «quasi estinto». Ora la società va bene, tanto che tra gli addetti ai lavori viene definita un «gioiellino» soprattutto per il suo parco clienti. Così, dopo l'arrivo di Lazard come consulente, pochi mesi fa sono iniziate a piovere le prime offerte non vincolanti, da parte dei tedeschi di Rwe o anche dei cechi di Eph in una cordata con A2a. Anche se la proposta più concreta sembra essere quella di Iren. Ora però lo scenario è cambiato. Il processo ha subito un rallentamento dato l'interesse di una corazzata come F2i. Il fondo, tra l'altro, assistito da Mediobanca, avrebbe dimostrato interesse direttamente a Sorgenia. In sostanza si tratterebbe di una soluzione vecchio stile, dove piazzetta Cuccia ne gioverebbe anche perché creditrice a sua volta della utility. Per di più il fondo, sostengono i critici, sarebbe estraneo al mercato reatil gas e luce, anche se vanno ricordati appunto i recenti investimenti con Edison e l'impegno con 2i rete gas. Più che altro le critiche che circolano in queste ore si riferiscono sempre alla decisione molto italiana di difendere le nostre aziende e non aprire agli investitori internazionali. Infine una domanda è legata alle funzioni del fondo strategico che potrebbe adoperarsi di più in settori chiave dell'economia italiana e non dove il mercato è già autonomo, come nel caso appunto di Sorgenia.
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