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Smontate le accuse ai no vax, ma la stampa tace

Smontate le accuse ai no vax, ma la stampa tace
David Parenzo e Concita De Gregorio (Imagoeconomica)

L’ha detto. Nonostante David Parenzo, conduttore su La 7 del programma insieme con Concita De Gregorio, abbia provato a cambiare discorso, Andrea Crisanti ha tirato diritto, completando il suo ragionamento. «Nel 98% dei casi muoiono i vaccinati, non i no vax».

Una bomba, sganciata in diretta all’ora di cena, che in studio hanno tentato di arginare, cercando di virare il dibattito sulla necessità della quarta dose, ma il direttore del dipartimento di microbiologia di Padova ha ignorato la questione con un semplice «poi parlo anche della quarta dose». E così, ecco spiattellata senza censure la sua opinione: nonostante per mesi ci abbiano sfracellato i timpani, e anche qualcos’altro, con i pericolosi untori che non avevano accettato di offrire il braccio alla patria, ad ammalarsi e, purtroppo, a morire, sono le persone fragili che si sono vaccinate le quali, convinte da una propaganda sbagliata di essere immuni al Covid, pagano con la vita la mancanza di precauzione. Crisanti non ha dubbi e la sua non è stata un’uscita estemporanea, ma una riflessione ponderata contro il pensiero unico mainstream, che il professore ribadisce oggi con un’intervista alla Verità. Già a Bari la settimana scorsa aveva spiegato che a essere colpiti dal contagio della nuova variante erano principalmente le persone che si erano sottoposte a doppia o tripla dose. Probabilmente, aveva chiarito, sono più sensibili al virus, quasi che l’iniezione, invece di rafforzare il loro sistema immunitario, lo avesse reso più vulnerabile o, quanto meno, più esposto alla mutazione dell’infezione. La frase, già di per sé sconvolgente in quanto il fenomeno, se confermato, riguarderebbe decine di milioni di italiani, centinaia di migliaia dei quali considerati fragili, è stata ovviamente completamente ignorata dalla grande stampa, attenta a non turbare il pensiero dominante. Così l’altra sera, Crisanti è tornato sull’argomento e senza utilizzare giri di parole. «Noi siamo in una situazione in cui il virus circola, non c’è accettabilità sociale per le misure di restrizione e questo è un dato di fatto di cui i politici e anche i ricercatori e gli operatori di sanità pubblica devono prendere atto e dunque bisogna prendere delle misure ad hoc per proteggere i fragili. Prima di tutto bisogna spiegare alle persone a rischio che devono usare la mascherina, perché la mascherina protegge, e anche le persone che accudiscono i fragili devono indossarla. Io penso che il vero problema sia stato un problema di comunicazione, non è stato spiegato che a levare la mascherina non dovevano essere i fragili».

Concita De Gregorio ha provato a interrompere il fiume in piena per dire che la questione non riguardava un evento meteorologico. Ma a questo punto il professore non si è tenuto più. «Non abbiamo spiegato fin dall’inizio che 160 morti al giorno non erano no vax, ma persone vaccinate e fragili. Tutta la polemica no vax ha creato un corto circuito per cui sembrava che morissero solo i no vax e invece non era vero: morivano persone vaccinate e fragili. Ed è questa la vera priorità». Boom. In studio è sceso il gelo, con il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che pareva una statua di sale. In poche parole, il professore aveva demolito la narrazione ufficiale, che vuole i no vax responsabili dei contagi ed esposti al rischio di finire in ospedale e morire più degli altri.

Un sistema dell’informazione degno di questo nome si sarebbe scatenato, chiedendo di conoscere meglio i dati e di avere pareri che confermassero o smentissero la tesi di Crisanti. Invece niente, tutti zitti. Tutti pronti a lasciar passare sotto silenzio un’accusa che chiama in causa il governo e i responsabili della sanità, per aver nascosto all’opinione pubblica la realtà. In Germania la stampa sta mettendo in croce il Robert Koch Institute, equiparabile al nostro Istituto superiore di sanità, per avere dati attuali sull’efficacia delle vaccinazioni. Una richiesta di trasparenza per ottenere informazioni affidabili. E da noi? In Italia, giornali e tv al contrario si danno da fare per mettere il silenziatore a qualsiasi notizia disturbi il pensiero dominante. E l’articolo 21 della Costituzione, le associazioni che in nome del principio sancito dalla carta su cui si fonda la nostra Repubblica, l’Ordine dei giornalisti sempre pronto a perseguire i presunti diffusori di fake news? Non pervenuti. Tutti in silenzio e ben allineati. E la chiamano libera stampa. Ma fateci il piacere…

Stefano Ricci: «Noi fiorentini abbiamo l’arte nel sangue»
Andy Mann for Stefano Ricci
Così la famiglia Ricci difende le proprie creazioni della linea Sr Explorer, presentata al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, concepita in Patagonia. «Più preserveremo le nostre radici, meglio costruiremo un futuro luminoso».

Il viaggio come identità, la natura come maestra, Firenze come luogo d’origine e di ritorno. È attorno a queste coordinate che si sviluppa il nuovo capitolo di Sr Explorer, il progetto firmato da Stefano Ricci. Questa volta, l’ottava, è stato presentato al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, nata tra la Patagonia e la Terra del Fuoco, terre estreme che hanno guidato una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul suo fragile equilibrio. «Guardo al futuro e vedo nuovi orizzonti da esplorare, nuovi territori e un grande desiderio di vivere circondato dalla bellezza», afferma Ricci, introducendo il progetto. «Oggi non vi parlo nel mio ruolo di designer, ma con lo spirito di un esploratore. Come un grande viaggiatore che ha raggiunto luoghi remoti del Pianeta, semplicemente perché i miei obiettivi iniziavano dove altri vedevano dei limiti».

Da lavapiatti a «rivale» di Marchesi. La stella di Moroni è la materia prima
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.

Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.

Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.

Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.

La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.

Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.

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