2022-10-18
Su Sky l'ennesima docuserie sul mondo della truffa
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L’avvocato del Diavolo – La strana storia di Giovanni di Stefano (Sky)
L’avvocato del Diavolo – La strana storia di Giovanni di Stefano, in prima visione su Sky Documentaries e disponibile su Now Tv dalle 21.15 di lunedì 17 ottobre, è l’ultima produzione di tante, atta a restituire le gesta vanagloriose di un truffatore.La truffa ha un che di paradossale. È un lucrare consapevole sulle fragilità umane, sul bisogno di certezze, di punti fermi, sulla necessità di credere che il prossimo sia capace di qualcosa di buono. È una forma orrenda di abuso, condannata all’unanimità. Eppure, nel suo essere spregevole, è capace di esercitare un fascino magnetico su chiunque si trovi a esserne testimone. Ipnotizza, la truffa, e quasi innesca un meccanismo di confronto: «Io pure avrei potuto», sembra asserire una vocetta interiore, giurando a se stessa di possederla, la scaltrezza necessaria a raggirare terzi, e con ciò a farsi ricco. Ricco quanto il Truffatore di Tinder, quanto è stata Anna Sorokin, ricco e rispettato come un tempo Jeffrey Epstein, come Giovanni di Stefano, cui Sky Documentaries ha deciso di dedicare un’intera prima serata. L’avvocato del Diavolo – La strana storia di Giovanni di Stefano, in prima visione su Sky Documentaries e disponibile su Now Tv dalle 21.15 di lunedì, è l’ultima produzione di tante, atta a restituire le gesta vanagloriose di un truffatore. Su Netflix, è stata preceduta da altro: dalle smargiassate di una finta ereditiera tedesca, dalle truffe sentimentali di un tal Simon Leviev, con il suo schema Ponzi del cuore. Diverse serie e film e documentari si sono avventurati nel racconto dei truffatori più noti, Billy McFarland, con il suo presunto Fyre festival, Elizabeth Holmes, protagonista (suo malgrado) di The Dropout, Wanna, sul caso Marchi-Nobile. La truffa è diventata mainstream e un inglese, Jim Sheridan, ha voluto approfittarne. Con la collaborazione di Di Stefano, della sua famiglia e del suo team legale, Sheridan ha ricostruito una vicenda incredibile, una storia che sarebbe «facile inquadrare come film drammatico». Una storia dove il lieto fine è frutto di un’interpretazione soggettiva, di quel relativismo di cui sempre si dice. Perché di Stefano, che la sua vita ha ripercorso in un’autobiografia, oggi è in carcere, colpevole secondo un tribunale di Londra di venticinque reati. Truffa, frode, riciclaggio, vittime che – da sentenza – sono state raggirate con l’obiettivo manifesto di «Trovare un modo per svuotar loro le tasche». Di Stefano si è arricchito tentando il colpo grosso: spacciandosi per avvocato, laureato a Cambridge, e dicendosi pronto a difendere chiunque. «Anche Hitler e Satana», amava ripetere. Negli anni, quel ragazzo del 1955, nato a Petrella Tifernina, nella provincia di Campobasso, e migrato in Inghilterra nel 1961, ha vantato contatti con tiranni e criminali, si è fatto amico Milosevic e il colonnello Arkan, ha giurato di essere vicinissimo a Harold Shipman e Saddam Hussein. Ha millantato e millantato ancora, fino a rendere labile il confine fra verità e finzione. Una realtà nuova è stata plasmata dalle sue parole, solida quanto basta a far sì che di Stefano diventasse qualcuno. Un avvocato di grido, con uno studio internazionale con sede a Roma, una vita in Inghilterra, una magione alle Baleari. Per un attimo, è parso che il colpaccio potesse riuscire. Di Stefano, già presidente del Campobasso, ha fin provato ad acquistare la Metro Goldwyn Mayer, certo di poter far sua anche Hollywood. Poi, però, la bolla è esplosa. Non c’era nessuna laurea, nessuna capacità legale. Di Stefano non ha mai studiato come avvocato, né tantomeno ha mai avuto l’autorizzazione necessaria ad esercitare la professione. Era finto, una vita costruita a tavolino con lo scopo preciso di circuire persone «disperate e vulnerabili». Un tribunale di Londra lo ha condannato, un documentario, L’avvocato del Diavolo, ne ha ricostruito la storia, partendo dall’indagine lunga sette anni che Jerry Walters, detective della polizia, ha condotto.
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