2024-01-01
Sisma di 7,5 gradi colpisce il Giappone: 33.000 case al buio ma niente ecatombe
Scossa violenta, tuttavia il bilancio di morti e feriti è contenuto. Onde alte sulle coste, poi l’allarme tsunami rientra pure in Corea.Strade sollevate, asfalto divelto, incendi, blackout, treni fermi, palazzine collassate su loro stesse. Fanno pensare all’apocalisse le immagini arrivate ieri mattina dal Giappone: un terremoto di magnitudo 7.6 ha colpito la penisola di Noto intorno alle 8.10 ora italiana, 16.10 ora locale. È la più grande scossa registrata in quel territorio almeno da che esistono le misurazioni, ma mentre nelle prime ore si parla di almeno sei persone morte, a fine giornata il bilancio si chiude con quattro vittime accertata tra le sei persone intrappolate sotto le macerie. Sembra incredibile ma è così. Nonostante la violenza della scossa sono pochi gli edifici a collassare, 30 in tutto a creare disagio piuttosto, i blackout energetici che lasciano senza luce 33.000 abitazioni della zona. Il numero include circa 10.300 nella città di Wajima, 7.300 nella città di Noto e 7.100 nella città di Suzu. Violenti incendi sono scoppiati a causa delle scosse, ma per ora non si contano né vittime né danni. Neppure nelle centrali nucleari si segnalano danni. Compresa quella in cui è scoppiato un incendio immediatamente estinto e che quindi non ha causato anomalie. Lo ha reso noto in una conferenza stampa il portavoce del governo, Yoshimasa Hayashi.Il terremoto, che ha avuto il suo epicentro in mare a una profondità di 76 km è stato preceduto da una scossa di magnitudo 5.5 avvenuta 4 minuti prima e nelle 2 ore successive ci sono state una decina di repliche forti, la più forte di queste di magnitudo 6.2. Dieci minuti dopo la scossa più potente scatta immediato l’allarme tsunami. I giapponesi hanno imparato l’importanza di diramare l’allerta immediata, troppo fresco il ricordo dell’11 marzo 2011, quando un violentissimo tsunami devastò Sumatra e le isole del pacifico facendo centinaia di migliaia di vittime. L’Agenzia meteorologica giapponese ha quindi emesso un allarme tsunami lungo le regioni costiere delle prefetture di Ishikawa, Niigata e Toyama, sceso in serata da «maggiore allerta tsunami» ad «allerta tsunami». Le autorità giapponesi di conseguenza hanno ordinato l’evacuazione di oltre 51mila persone. «Onde altissime si stanno avvicinando alle coste. Evacuare immediatamente. Le onde possono colpire ripetutamente. Continuare l’evacuazione finché tutti gli avvertimenti non saranno rimossi», è l’allerta pubblicata da Nhk. E ancora: «Se vi trovate nelle zone colpite, state lontani dalle coste e dalle foci dei fiumi che potrebbero straripare. Continuare l’evacuazione finché tutti gli avvisi non saranno revocati». Per precauzione sono state chiuse al traffico anche tutte le autostrade della zona perché si temeva l’arrivo di onde alte fino a cinque metri.Dal 2011 a oggi è il primo allerta tsunami di importanza significativa. Tanto che anche Russia e Corea del Sud sono state costrette a diramare allarmi. Il ministero russo per le Emergenze ha detto che parti della costa occidentale dell’isola di Sakhalin, situata vicino al Giappone sulla costa russa del Pacifico, sono sotto la minaccia di tsunami. La Tass ha riferito che la popolazione locale è stata fatta evacuare a Sakhalin, così come nella città di Vladivostok e nella vicina Nakhodka, nell’Oceano Pacifico settentrionale. Anche la Corea del Sud ha disposto evacuazioni nella regione di Gangwon. Insomma una mobilitazione incredibile, di massa, immediata, oltre a decenni di progettazione edilizia e infrastrutturale che ha reso il Giappone incredibilmente resiliente anche di fronte ai fenomeni naturali più estremi e imprevedibili che esistano come i terremoti. Per esser chiari è come se all’interno della terra fossero esplose mille bombe atomiche all’idrogeno. Ora, se questo fosse successo in Italia, non difficile prevedere che il bilancio delle vittime sarebbe stato completamente diverso. Basta ricordare gli ultimi terremoti avvenuti nella nostra penisola negli ultimi ventidue anni. Il 31 ottobre 2002 a San Giuliano di Puglia, in Molise, un terremoto di magnitudo 6 fece crollare una scuola, dove morirono 27 bambini e una maestra. Morirono inoltre altre due donne per il crollo delle loro case. Il 6 aprile 2009 L’Aquila, Abruzzo. Ci furono 309 morti e ancora oggi si ricostruisce in una delle città diventata ormai simbolo dell’inettitudine italiana sul campo dei disastri naturali. Il terremoto toccò i 6,3 gradi di magnitudo. Emilia Romagna, 20 e 29 maggio 2012, un totale di 27 morti per due scosse di magnitudo poco superiore ai 5 gradi e mezzo. 24 agosto 2016, Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto. Ore 3:36 scoppia il secondo peggior terremoto per vittime del XXI secolo, preceduto solo dal terremoto dell’Aquila del 2009. 299 morti per una scossa di magnitudo 6. Oggi, in attesa della prossima, che purtroppo arriva sempre, abbiamo a che fare con grandi alluvioni che pure fanno danni e morti a causa della fragilità delle nostre case, delle nostre infrastrutture. La colpa sembra sia del cambiamento climatico, dicono. Si aprono grandi dibattiti sulle responsabilità dell’inquinamento dell’uomo, pochissime su quelle di chi in questi anni avrebbe dovuto sfruttare conoscenze e tecnologia per provare almeno ad avvicinarsi a modelli come il Giappone.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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