2024-12-13
«I siriani cristiani ci saranno sempre Il nuovo governo non se lo scordi»
L’arcieparca cattolico-maronita di Damasco Samir Nassar : «La Chiesa qui esiste da prima di San Paolo e non scomparirà I fedeli vogliono restare e ricostruire il loro meraviglioso Paese. L’islam ha mostrato il suo volto sbagliato».Il crollo del regime di Bashar Al Assad ha rimesso in discussione equilibri che in Siria andavano avanti da oltre mezzo secolo e in questo momento tutte le comunità stanno cercando di capire come il Paese mediorientale cambierà. I cristiani siriani erano circa 2 milioni prima dell’inizio del conflitto del 2011, ma oggi si calcola che fatichino ad arrivare a mezzo milione perché la maggior parte di loro è stata costretta ad abbandonare la Siria. Ad Aleppo, nel Nord del Paese, il crollo è stato ancora maggiore e i cristiani sono ridotti a poche migliaia, perseguitati e spesso costretti a una convezione forzata all’islamismo. In Siria si contano quattro principali raggruppamenti di cristiani: la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, la Chiesa greco-cattolica-melchita, la Chiesa apostolica armena e la Chiesa maronita-cattolica. Questi ultimi sono presenti in tutto il Medio Oriente, ma in Siria il loro numero è vistosamente calato con molte partenze verso il vicino Libano dove i maroniti hanno un determinante ruolo politico. Il credo maronita in Siria è suddiviso in tre arciparchie, l’arcidiocesi del cattolicesimo, e la principale resta a Damasco. Samir Nassar è l’attuale arcieparca dell’Arcieparchia cattolico-maronita di Damasco ed è stato nominato arcivescovo da papa Benedetto XVI nel 2006. Sotto la sua guida la sua comunità ha affrontato uno dei momenti più difficili della millenaria storia di questi seguaci di San Marone. Vostra eccellenza, in Siria la comunità cristiana ha sempre trovato il modo di sopravvivere durante il governo degli Assad, adesso siete preoccupati per la conquista del potere di questi ex jihadisti?«La Chiesa in Siria esiste da prima di San Paolo e non scomparirà mai, siamo radicati in questa terra che abbiamo fatto nostra. C’eravamo prima dell’arrivo dell’islam e abbiamo convissuto per secoli con i musulmani. I cristiani siriani sono cittadini attivi e liberi e non siamo mai stati perseguitati tranne che durante le guerre e dalle azioni del regime che è appena crollato. Chi vuole guidare la Siria questo lo deve capire, noi siamo siriani e cristiani, ma siamo soprattutto siriani e vogliamo contribuire alla rinascita del nostro meraviglioso Paese e ci auguriamo che molti dei cristiani che sono scappati abbiano la forza di tornare nella loro patria». Gli alawiti si sono rifugiati nella regione costiera e cercano un accordo con il nuovo governo. I drusi si sono già mossi per avere un ruolo. Come stanno gestendo i leader cristiani questo complicato momento?«I drusi e gli alawiti vogliono unirsi a quella che hanno chiamato “nuova rivoluzione”, ma nessuno parla della necessità del rispetto di tutte le minoranze. Adesso tutti pretendono di avere un ruolo di potere, ma noi invece cerchiamo la pace. I musulmani sunniti in Siria rappresentano oltre il 70% della popolazione e rappresentano l’80% dei rifugiati e sono stati la principali vittima di questi 14 anni di guerra, perché Bashar Al Assad li aveva individuati come il suo principale nemico. Credo che sia normale che spetti a loro governare la nuova Siria dato che sono la stragrande maggioranza, ma il nuovo governo siriano deve comunque rispettare i cristiano-maroniti e lasciarli liberi di partecipare alla vita pubblica. Non è mai stato normale che la minoranza degli alawiti, che rappresenta poco più del 10% dei siriani, detenesse tutto il potere dal 1971. Questo è stato il vero grande problema della Siria». La Siria è un mosaico di culture e fedi. Ritiene che il pluralismo e la tolleranza siano indispensabili per il futuro e che i cristiani dovrebbero avere un ruolo in questa rinascita?«In Siria convivono più di 18 gruppi religiosi ed etnici e lo fanno in pace fra loro da secoli. Io come arcieparca della Chiesa cattolica-maronita di Damasco mi aspetto che il nuovo governo capisca e conosca la storia siriana e che sia pronto a rispettare i diritti di tutti i suoi cittadini. I primi atti fanno ben sperare, ma serve tempo per capire meglio quale tipo di Paese vogliano costruire, o meglio ricostruire». Fra i suoi fedeli e fra il clero cristiano sta serpeggiando la paura, temete che altri cristiani siano pronti a lasciare la Siria?«Il nostro popolo è stato educato con l’idea di temere l’islam, tante volte ci è stato detto che ci avrebbero ucciso oppure costretto ad abbandonare la nostra fede. Ora dobbiamo lavorare per convincere i cristiani che non devono temere per la loro vita e che devono fidarsi del nuovo governo che si è insediato a Damasco. Ma non è facile cancellare 54 anni di soprusi, violenze, omicidi che hanno mostrato il volto sbagliato dell’islam. Il regime degli Assad ha segnato le nostre coscienze in profondità e noi ci auguriamo che i nuovi governanti vogliano far dimenticare le tante sofferenze patite dai cristiani in tutti questi anni. Questo è il mio desiderio e la mia speranza e prego la Madonna della Pace perché costruisca una nuova fraternità fra i cittadini siriani».