2022-04-01
Sintomi da radiazioni fra i soldati a Chernobyl
I militari russi contaminati sarebbero ora in Bielorussia, ricoverati in un centro specializzato. Prosegue il martirio di Mariupol. Gli ucraini hanno riconquistato i villaggi attorno a Chernihiv da cui i cecchini di Vladimir Putin sparavano su volontari e giornalisti.L’agonia di Mariupol prosegue e, prima che la città esali l’ultimo respiro, si tenta di salvare quante più vite umane possibile. La vicepremier ucraina Iryna Vereshcuk ha annunciato l’invio da parte di Kiev di 45 autobus verso Mariupol, col compito di portare gli evacuati a Berdyansk. Un cessate il fuoco è stato stabilito per assicurare corridoi per la consegna degli aiuti umanitari e l’evacuazione delle persone dalla città di Melitopol e per un convoglio di persone con mezzi propri dalla città di Energodar a Zaporizhzhia. La tregua però non ha dato troppo respiro alla città portuale del Sud, come si era sperato inizialmente dopo settimane di intensi bombardamenti: Mariupol resta sotto attacco. «Non c’è un cessate il fuoco a Mariupol, la città è ancora sotto attacco. Il cessate il fuoco riguarda i corridoi umanitari, il segmento che va da Berdyansk a Zaporizhzhia», ha detto infatti la Vereshchuk, che oltre a essere la vicepremier ha anche la delega alla Reintegrazione dei territori occupati. Inoltre, ha spiegato, «non abbiamo un mediatore, non ci sono organi terzi che possono verificare l’eventuale violazione del cessate il fuoco». Resta dunque drammatica la situazione di Mariupol, ormai rasa al suolo quasi al cento per cento, come dimostrano immagini satellitari. E le forze russe continuano a concentrarsi anche sul Donbass, dove si raccolgono nuove denunce di utilizzo di armi al fosforo. L’esercito russo avrebbe sparato nella notte proiettili di questo tipo nella parte centrale della regione di Donetsk. «I russi hanno sparato contro Maryinka, Krasnohorivka e Novomykhailivtsi nella regione di Donetsk con proiettili al fosforo», ha affermato il capo dell’amministrazione militare regionale Pavlo Kyrylenko, aggiungendo che «undici feriti sono stati portati in ospedale, quattro di loro erano bambini». Situazione assai critica è quella di Chernobyl, dove secondo il Pentagono le forze russe hanno iniziato il ritiro. «Ma non possiamo ancora dire se ne siano andati tutti», ha precisato un funzionario. Alcuni dei militari russi sono rimasti contaminati dalle radiazioni perché non indossavano tute antiradiazione quando hanno preso il controllo della zona attorno alla centrale nucleare. Le truppe sarebbero entrate con mezzi pesanti anche nella cosiddetta «foresta rossa», il bosco di pini chiamata così perché la punta degli alberi è diventata rossa a causa delle radiazioni assorbite nell’esplosione del reattore della centrale. Non è chiaro perché i soldati non avessero l’equipaggiamento adatto per far fronte a rischi ben noti. I militari contaminati sarebbero ora in Bielorussia, ricoverati in un centro medico specializzato. «La situazione a Chernobyl è catastrofica, i russi non hanno il controllo della situazione. Si rischiano effetti ad ampio raggio. L’area della centrale deve essere de-militarizzata. Ho scritto di mio pugno una lettera al segretario generale dell’Onu Guuterres per chiederlo», ha dichiarato ancora la vicepremier Iryna Vereshchuk. Restano macerie, intanto, in diversi centri ucraini. Il sindaco di Irpin, nell’oblast di Kiev, Oleksandr Markushin, ha confermato che «metà della città è stata distrutta e le macerie non sono state rimosse». Il sindaco di Kharkiv, nell’Ucraina orientale, Igor Terekhov, ha affermato che l’esercito russo ha distrutto il 15% degli edifici residenziali. Secondo il ministro delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, circa 1.300 palazzi con appartamenti residenziali, 70 scuole, 54 asili e 16 ospedali sono stati distrutti a Kharkiv dall’inizio della guerra. Anche nella regione di Mykolaiv si traccia un bilancio delle vittime: 134 civili uccisi, mentre almeno una persona è morta e tre sono rimaste ferite in bombardamenti su Derhachi, nella regione di Kharkiv. Le truppe di Kiev hanno riguadagnato però terreno a Chernihiv e hanno liberato i villaggi di Sloboda e Lukashivka, sempre nella zona. I due villaggi si trovano lungo la strada per la capitale. È da qui che i russi sparavano a volontari e giornalisti che provavano ad arrivare a Chernihiv. Una forte esplosione è stata avvertita invece nel centro di Kiev, ma non si sa se si tratti di un missile russo abbattuto dalla contraerea o di un missile che ha centrato il suo obiettivo. Nel frattempo, le forze russe in Siria hanno cominciato l’addestramento di migliaia di mercenari locali inquadrati in gruppi armati filo-governativi siriani già finanziati da Mosca. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Se sul piano diplomatico si alternano tensioni e schiarite, insomma, sul terreno la situazione sembra tuttora molto critica. E non pare destinata a risolversi a breve. Non a caso il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sulla coscrizione primaverile per «effettuare dal 1 aprile al 15 luglio 2022, la coscrizione di cittadini russi di età compresa tra 18 e 27 anni che non sono nella riserva, per un totale di 134.500 persone», come si legge nel testo del documento pubblicato sul portale Internet ufficiale di informazioni legali, come riporta l’agenzia russa Ria Novosti.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.