2023-02-14
La sinistra vince solo a Sanremo
Enrico Letta (Getty Images)
Gli elettori non si sono fatti ingannare dai colpi bassi provenienti dal Festival (e non solo) e hanno punito Pd e 5 stelle. Grande flop di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Giorgia Meloni trionfa, ma Lega e Fi tengono: si allentano le tensioni interne. E l’incredibile Enrico Letta esulta per la sconfitta.Nonostante un Festival di Sanremo schierato attivamente contro la maggioranza uscita dalle elezioni dello scorso 25 settembre, gli italiani non si sono fatti abbindolare. La foto di un viceministro strappata in diretta da un guitto con i capelli ossigenati; i sermoni di un’atleta che non perde occasione per dire che l’Italia è un Paese razzista anche se in Italia ha fatto la sua fortuna; il volgare spettacolo di un ammiccamento sessuale fra due uomini mimato davanti alle telecamere, a cui è seguito un bacio fra un tizio che si fa chiamare Rosa Chemical e il guitto di cui sopra, non sono bastati a convincere gli elettori a votare per la sinistra. Dunque, nonostante la bassa affluenza e le molte polemiche, dalle urne è uscito un risultato netto, che non lascia alcuno spazio a un Pd tramortito, a un Movimento 5 stelle in cerca di un ruolo e a un Terzo polo che si augurava di essere l’ago della bilancia. Infatti, nemmeno sommando i voti del Partito democratico, del duplex Renzi-Calenda e degli ex grillini (dopo la débâcle dei mesi scorsi il comico ha fatto perdere le sue tracce e ciò che resta dei pentastellati ormai è nelle mani di Giuseppe Conte), la sinistra sarebbe riuscita a strappare al centrodestra la guida del Lazio e della Lombardia. In entrambe le regioni, sebbene fino all’ultimo la stampa amica e la tv di Stato abbiano provato a sabotare le elezioni, inquinandole con ogni genere di accusa e ogni tipo di spettacolo, anche il più sgradevole, alla fine sia Francesco Rocca che Attilio Fontana, il primo candidato alla guida della Regione finora retta da Nicola Zingaretti e il secondo del Pirellone, sono stati eletti con una maggioranza piena. Sebbene il voto abbia fatto registrare un calo sensibile dell’affluenza (poco più del 37 per cento nel Lazio, appena il 41 in Lombardia), entrambi i governatori sono stati eletti con oltre il 50 per cento dei consensi. In pratica, più della metà di chi si è recato ai seggi ha scelto il centrodestra. I voti del Pd sommati a quelli del Terzo polo si sono fermati poco sopra il 30 per cento, mentre la candidata dei 5 stelle supererebbe di poco il 10. Ancor più significativo è il dato della Lombardia, dove nonostante una campagna serrata che va avanti fin dai tempi dell’epidemia di Covid contro Attilio Fontana, i consensi del Partito democratico sommati a quelli dei grillini, con un candidato come Pierfrancesco Majorino, già noto per le campagne a favore degli immigrati e pro Rom, si sono fermati al 35 per cento, segno evidente che per i lombardi la sinistra è inadatta a governare la più grande e la più forte (economicamente) regione d’Italia.Le elezioni però ci forniscono anche due dati politici di estremo interesse. Il primo riguarda la conferma dell’orientamento uscito dalle urne cinque mesi fa. Dopo i primi cento giorni, periodo in cui di solito si tirano le somme dell’esperienza di governo (cosa che quasi sempre coincide con la fine della luna di miele), gli italiani riconfermano la fiducia nel centrodestra, riconsegnando nelle mani dei moderati la guida della Lombardia, ma soprattutto aggiungendovi la presidenza del Lazio. Se si considera che tutto il Nord è già governato dalla coalizione composta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, e a questo punto al nutrito nucleo di regioni del centrodestra si aggiunge pure il Lazio, si capisce che la crisi della sinistra è più profonda di quanto ci si potesse immaginare. Né il partito di Enrico Letta, né quello di Giuseppe Conte sono ritenuti un’alternativa credibile. Lo schieramento composto da grillini, da ultrasinistri (come Majorino) e finti moderati (come il segretario - ancora per poco - del Pd) è considerato dagli elettori incapace di governare. Negli ultimi anni, la sinistra ha perso tutto o quasi ciò che poteva perdere e le rare vittorie in alcune città sono più dovute agli errori del centrodestra di schierare i candidati giusti che ai meriti del centrosinistra.C’è però un secondo elemento che non si può e non si deve trascurare ed è dato dall’affluenza. Mai come in questo caso gli italiani, invece di votare si sono girati dall’altra parte. Su dieci elettori, solo quattro si sono recati ai seggi e ciò dimostra una disaffezione per le urne che se già in passato si era vista, ora ha raggiunto livelli preoccupanti. Immagino che nei prossimi giorni ci toccherà leggere pagine dense di analisi sul fenomeno, con dotte citazioni circa la partecipazione dei cittadini alla vita politica. Io mi permetto solo una considerazione. Si fa presto a condannare chi ha deciso di restare a casa o di andare al mare o in montagna. Ma più degli elettori, il mea culpa lo dovrebbero recitare i politici. Infatti, se le decisioni cruciali che riguardano la guerra e l’invio di armi in Ucraina vengono prese a Washington e non in Italia, se le politiche fiscali ed economiche vengono stabilite a Bruxelles e quelle che riguardano il futuro, cioè la fine del motore a combustione insieme alle spese per rendere green le case, sono stabilite dalla Ue anche se a pagare siamo noi, credo che molti italiani si sentano presi in giro e si domandino che senso abbia votare se poi il loro parere non ha alcun peso. A dire il vero, non mi sento di condannare chi non ha votato. Anzi: se devo puntare il dito, preferisco farlo contro la classe politica, che da questo risultato ha molto da imparare.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)