2022-04-23
La sinistra pronta a usare lo spauracchio di Putin contro chi si batte per la vita
Vladimir Putin (Getty Images)
Il mondo progressista non dimentica la sua agenda e prepara il ricatto: «Non vuoi l’utero in affitto? Allora sei come lo zar». I conservatori non si lascino ingannare.È un bel segnale il fatto che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia abbiano proposto una legge per rendere l’utero in affitto reato universale, in modo da impedire che eterosessuali e omosessuali vi facciano ricorso anche al di fuori dei confini nazionali. Benché si siano sollevate già voci indignate (ad esempio quella di Michela Marzano ieri sulla Stampa), è piuttosto condivisa l’idea che questa pratica sia una intollerabile forma di sfruttamento del corpo femminile e di commercializzazione della vita umana. Sull’argomento c’è parecchio consenso anche a sinistra, soprattutto fra le femministe di antica e provata fede, ma - cosa più importante - l’utero in affitto è avversato dalla gran parte della popolazione italiana. E proprio qui sta il punto interessante.Ci sono alcune questioni, i cosiddetti «temi etici», su cui esiste una forte convergenza di opinioni, a prescindere dalle divisioni fra destra e sinistra. Nonostante tutti i tentativi portati avanti in questi anni per disarticolare il tessuto morale - prima ancora di quello sociale - della nazione, in Italia resistono alcuni valori condivisi giudicati dai più non negoziabili. Valori su cui la battaglia, ormai da tempo, si è fatta feroce. Sono state tentate fughe in avanti per via tribunalizia, soprattutto sulla gestazione conto terzi, le «adozioni speciali» e il fine vita. Ma il fatto che in Parlamento si sia faticato molto a legiferare su questi temi (o non si sia proprio riusciti a fare passare nuove norme) significa che non i partiti, ma la stessa popolazione rifiuta le forme più estreme di «liberismo dei diritti». Dal fronte progressista, tuttavia, continuano ad arrivare spinte disgregatrici piuttosto potenti, rispetto alle quali non sempre destre, centristi e conservatori assortiti si mostrano compatti e determinati. Tenere la barra dritta sulle faccende etiche, del resto, non è semplice. Sembra che tutto il mondo remi contro: l’ideologia prevalente, oggi, prevede il totale accoglimento di ogni istanza proveniente dalle minoranze, che si tratti di fluidità di genere, cambiamento di sesso o maternità surrogata. L’intero sistema mediatico e dell’intrattenimento - ovvero quello che più influisce sulla formazione dell’immaginario e sulla creazione di opinioni - marcia compatto sventolando le bandiere arcobaleno e intestandosi ogni battaglia «civile» disponibile, meglio se settaria e intollerante. Il complesso finanziario e industriale, le grandi imprese transnazionali, si adeguano volentieri, appropriandosi delle questioni di genere e imponendole nell’universo lavorativo a discapito di altre e ben più stringenti necessità. Infine, le istituzioni internazionali si danno un gran daffare ad alimentare l’ondata rivoluzionaria. Difendere la famiglia, la sacralità della vita e del corpo, la divisione dei sessi e la gratuità dei rapporti fra persone contempla uno sforzo ai limiti del titanico. Obbliga a risalire la corrente, a stare forti sulla gambe per respingere continui attacchi. Finora, in qualche modo, la sgangherata testuggine conservatrice ha tenuto botta. Ma continuerà a farlo? Ci si avvia a decidere sul fine vita, scopriamo che il ddl Zan riprenderà l’iter parlamentare, si dovrà sostenere la legge contro la compravendita di figli. Ebbene, già immaginiamo quali armi retoriche utilizzerà la sinistra. Parlerà di medioevo, di fascismo, sessismo, razzismo, arretratezza e intolleranza. Tutto già visto, ma non per questo meno subdolo e pericolo. Inoltre, ora i progressisti sono dotati di qualche missile in più. La crisi ucraina ha provocato uno schiacciamento, forse inevitabile, sulle posizioni euroatlantiche. Piccolo problema: dalla anglosfera e da Nord non giungono solo armi per Kiev e belle parole sulla democrazia. No, arriva pure la tendenza a considerare l’Europa la terra di conquista dei cosiddetti woke, i risvegliati, gli illuminati sedicenti tolleranti. La grande sfida consisterà proprio nel riuscire a impedire la sovrapposizione tra la plumbea ideologia liberal e l’Occidente. Di questi tempi, chi insiste a parlare di tradizione e identità non è ben visto a Washington, nei palazzi Ue e nelle cancellerie più à la page. Marine Le Pen continua a essere considerata un «pericolo», in particolare per le minoranze, come ha scritto il New York Times in un editoriale di prima pagina. Viktor Orbán è considerato da qualcuno un impresentabile, e molti anche in Italia hanno pensato bene di disertare gli eventi all’ambasciata ungherese. Chi si mostra «troppo di destra» viene massacrato dalla stampa e subisce forti pressioni a livello politico e istituzionale. Non solo: sempre più di frequente è accusato di putinismo. Come noto, Putin era un Nemico Assoluto anche prima della guerra, proprio per le sue posizioni tradizionaliste. Ergo il giochetto politico è diventato molto facile: sei molto conservatore? Allora stai con lo Zar. Oppure, da un’altra prospettiva, la mettono giù così: vuoi fare parte della coalizione dei buoni? Schierarsi con l’Ucraina va bene ma non basta: devi anche abbandonare gli afflati più intransigenti sul piano dei diritti. Guardate per esempio i polacchi: fino all’altro ieri erano dei paria, indicati come omofobi e fascisti. Ora si sono riscattati giocando agli artiglieri, e sono stati riammessi in società. Come agiranno poi? Torneranno fra i reietti o cederanno sul terreno ideologico pur di rimanere nel salotto buono?La sfida è tutta qui. Se le destre europee vogliono mantenere qualche residuo di identità, almeno sul fronte etico non possono cedere al liberalismo bellicoso che sul caso ucraino è già diventato dominante. Devono riuscire a dimostrare che essere occidentali non vuol dire essere per forza progressisti. Ce la faranno? Beh, devono farcela. Altrimenti, davvero, gli unici baluardi della tradizione rimarranno le nazioni come la Russia oppure la Grande Asia. O un altro Occidente diverrà possibile, oppure a molti non resterà che guardare ad Est, e accumulare delusione verso la propria patria. Per la sinistra sarebbe una grande vittoria, per le destre una penosa sottomissione e il sintomo di una sconcertante vigliaccheria.
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Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità