2023-04-27
Sinistra senza freni: persino in Rai c’è chi ammicca a piazzale Loreto
Andrea Vianello (Imagoeconomica)
Bufera per un post della radio pubblica. Polemiche anche contro Vittorio Sgarbi e Franco Cardini.Ululati, strette di mano negate e politici a testa in giù: i nuovi reazionari appaiono a comando nei giorni prestabiliti, avvolti nella bandiera della libertà e di conseguenza legittimati a ogni sopruso da luna park. Durante la celebrazione del 25 aprile, a Viterbo il presidente locale dell’Anpi si rifiuta di dare la mano a Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, chiudendosi in uno sdegnato silenzio come se avesse davanti Alessandro Pavolini. È il giorno più partigiano nella vita di Enrico Mezzetti, che ottiene così il suo quarto d’ora di celebrità social. Spiegherà che «quella è una persona che non stimo». Enrico Chi è costretto ad ammettere che «Sgarbi ha fatto un discorso perfettamente antifascista», ma ormai la frittata era fatta, così comincia a scavare: «Perché non lo va a fare anche al governo di cui fa parte? Devo pensare che stiamo parlando solo di opportunismo e di una persona che punta alla poltrona». Davanti allo sgangherato balbettio e ai fischi della Brigata Nipoti che tenta di interrompere le parole, il sottosegretario per una volta rimane impassibile e neppure accenna a una delle sue omeriche reazioni. Si limita a commentare: «È tragico che finti antifascisti in nome di un’idea equivoca di libertà abbiano tentato d’impedirmi di parlare, e cioè di negare quella libertà di espressione che dovrebbe essere uno dei valori fondanti di questa ricorrenza. Quello che è successo a Viterbo è la prova di come c’è chi utilizza il 25 aprile come strumento di lotta politica». Niente di nuovo, 78 anni dopo tutto ciò sfocia nella noia e nel patetismo, esattamente come l’esibizione delle fotografie di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Matteo Piantedosi, Giuseppe Valditara a testa in giù trovate a Napoli. Tempo fa la premier aveva già subito la carineria democratica in una libreria Feltrinelli, con l’autobiografia esposta al contrario, quindi la vicenda potrebbe essere archiviata come idiozia infantile stile Giangiacomo, se a renderla pepata non ci fosse una curiosa appendice dovuta allo zelo della Brigata Saxa Rubra. Radio Rai ha infatti rilanciato la notizia sulla sua pagina senza commento, scelta stigmatizzata da Roberto Sergio che, oltre ad essere dirigente di riferimento della Radiofonia Rai, è anche in pole position per diventare nuovo amministratore delegato dell’azienda. Sergio ha scritto su Twitter: «Naturalmente nessun commento o distinguo di fronte a questa violenza. Anzi la direzione di Radio 1 la amplifica pubblicando le immagini». È il classico fiammifero che fa scoppiare l’incendio nel fienile. Il direttore incriminato è infatti Andrea Vianello, quota Pd, ortodossia pura, che qualche ora prima sui suoi social aveva pubblicato la foto della carta d’identità per testimoniare d’essere nato il 25 aprile, avvolto in un soffio divino. A sua protezione sono immediatamente calati dalle montagne il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, e il segretario Usigrai, Daniele Macheda. Dietro a tutto ciò c’è la guerra di successione a Carlo Fuortes, al quale Vianello avrebbe chiesto tutela aziendale. In queste ore la posizione dell’ad in carica (che rifiuta ogni alternativa fino a scadenza contrattuale nel giugno 2024) sembra tornata solida. Nel frattempo esplode un caso sulle parole dello storico Franco Cardini a Otto e Mezzo, in riferimento ai combattenti di Salò: «Quei ragazzi, quelle persone, quei soldati sono stati spesso tutt’altro che degli aguzzini, tutt’altro che degli assassini, sono stati combattenti seri, onesti». Dopo queste dichiarazioni, è già partita la richiesta di sollevare Cardini dalla organizzazione di Storia in piazza, la kermesse che si svolge a Palazzo Ducale a Genova e curata dallo stesso storico toscano con Luciano Canfora.
Jose Mourinho (Getty Images)