2025-02-03
        Ormai la sinistra sa solo predire l’Apocalisse
    
 
         Mario Tozzi, geologo, saggista e presentatore televisivo, profetizza la sesta estinzione (Imagoeconomica)
    
Mario Tozzi parla di «sesta estinzione»: è l’ultimo esempio della deriva catastrofista dei progressisti. Un tempo credevano nella scienza, oggi non fanno altro che immaginare un domani peggiore. Una scelta politica che ci inchioda in un eterno presente.Il futuro si è estinto. E a parte l’apocalisse non ci viene offerta altra prospettiva. Per lungo tempo i conservatori sono stati accusati di soffrire di nostalgia per una passata (inesistente, si diceva) età dell’oro irrimediabilmente perduta. I progressisti, al contrario, bramavano il mondo a venire, lo caricavano di aspettative strabordanti, ne pregustavano le delizie e gli splendori. Non erano del tutto sicuri di come sarebbe andata, ma erano certi che sarebbe andata meglio. Così la pensavano gli utopisti ottocenteschi e i positivisti alla Comte, saldi nella propria fede scientifica. E così hanno continuato a pensarla i fautori della rivoluzione digitale e i liberal fino a pochi anni fa: erano convinti che i social network avrebbero aiutato a diffondere la democrazia, che la tecnologia avrebbe curato malattie e raddrizzato finalmente - con apposito supporto robotico - il legno storto dell’umanità. Hanno alimentato la retorica delle «riforme» che avrebbero garantito un domani più accettabile, razionalmente pensato e realizzato. Poi qualcosa è cambiato, e la catastrofe ha fatto irruzione sulla scena. I progressisti hanno smesso di credere nel progresso, che per quanto illusorio fosse restava comunque una prospettiva più confortante rispetto al disastro annunciato. Non offrono più un sole radioso dell’avvenire, ma un sole nero e malato che non riscalda. Per i teorici più raffinati ci stiamo dirigendo con potenti falcate verso l’auto annientamento. Il mondo non è più un luogo pieno di difetti ma redimibile: è il terreno su cui si fronteggiano potenze ctonie e terribili, orrori metafisici. Siamo nell’era mostruosa dello Chthulucene, sostiene la femminista Donna Haraway evocando le malvagità abissali di H.P. Lovecraft. In effetti è questo lo spirito del tempo. Come aveva intuito agli inizi degli anni Duemila Miguel Benasayag, siamo in una epoca di passioni tristi, dominata da «un sentimento di emergenza, di crisi e di destabilizzazione».Non è sempre stato così: «Non più di 40 anni fa tutti pensavamo che, prima o poi, saremmo riusciti a guarire malattie gravi come il cancro. Credevamo con forza che saremmo riusciti a spiegare le leggi della natura, e quindi a modificare quel che ci sembrava difettoso. Ciò che si ignorava riguardo alle malattie era considerato in biologia non ancora conosciuto... In questa sfumatura del non ancora risuonava la speranza e la promessa di una realizzazione futura, di un avvicinamento progressivo alla conoscenza. Lo stesso valeva per l’ingiustizia sociale, l’ignoranza eccetera. La cultura occidentale si è costituita a partire da questo “non ancora” carico di promesse messianiche». Ma oggi? Beh, oggi quel «non ancora» riguarda soltanto la fine del mondo. L’apocalisse non è ancora arrivata, ma è prossima. Benasayag spiegava che nella «nostra società si sta imponendo un vero e proprio quotidiano della precarietà», costellato di «irruzioni impensabili e imprevedibili, che ci immergono in un sentimento di emergenza». Concludeva Benasayag: «Sicuramente, il fatto di vivere con un sentimento (quasi) permanente di insicurezza, di precarietà e di crisi produce conflitti e sofferenze psicologiche, ma ciò non significa che l’origine del problema sia psicologica». Aveva ragione: a ben vedere, l’origine di tutto questo è politica. La disperazione che ci attanaglia deriva senz’altro dal crollo delle autorità spirituali che sottraggono senso all’esistenza, ma in larghissima parte essa è anche indotta. Non passa giorno senza che si ascoltino o leggano profezie terrificanti. Gli stessi social che prima garantivano libertà e partecipazione ora sono stati ridotti a diffusori di fake news e teorie del complotto, demonizzati e descritti quali strumenti demoniaci delle destre estreme. Destre che, manco a dirlo, riprendono il potere e si apprestano a ristabilire ovunque dittature e regimi totalitari. In questo quadro nefasto, Donald Trump ed Elon Musk sono i messia oscuri alle cui spalle si odono avanzare i quattro mortiferi cavalieri. L’ultimo orrore a essi attribuito è il desiderio di annichilire l’Europa a suon di dazi, come se altre amministrazioni americane non ne avessero fatto largo uso. Ma se pure non dovessimo crollare sotto la scure delle gabelle trumpiane, si spalanca comunque un panorama di male puro. Ecco sulla stampa Mario Tozzi - profetino di sventura più grottesco (e dunque più disturbante) di altri e più aristocratici maestri dello sconforto - annunciare che ci stiamo estinguendo. Riciclando la rediviva Elizabeth Kolbert (che declama la fine dei tempi da una ventina d’anni ed è appena ritornata prepotentemente di moda), Tozzi descrive la «sesta estinzione» e non lascia via di scampo. Intendiamoci: una notevole dose di catastrofismo fa parte del carattere gnostico dell’idea progressista: se la creazione non viene descritta come un errore e la Terra non è dipinta come un luogo oscuro, non si può promettere il risanamento dell’umanità, non si può auspicare l’avvento di lumi che rischiarino le tenebre. Eppure gli attuali profeti non offrono il paradiso in terra, non suggeriscono un risanamento. Nel migliore dei casi, il compenso per l’obbedienza ai loro comandamenti è la bruta sopravvivenza, altro non possiamo sperare. Occorre allora chiedersi: a che serve tutto ciò? La risposta non è facile, ma viene da pensare che l’obiettivo sia la sedazione, la depressione. Non bisogna sperare troppo in grande, non bisogna immaginare un cambiamento realizzabile: si può solo scegliere la penitenza e sperare di essere risparmiati. There is no alternative. Estinguendo il futuro, costoro estinguono il presente, deprimono le masse e la riducono all’humus decantato dalla Haraway. La profezia dello sconforto si auto avvera: il passato è stato decostruito e sclerotizzato, per sempre luogo di tenebre. Il domani è dominato dalle forze oscure della reazione e della distruzione. Non resta che un eterno presente, immerso nello sconforto del vicolo cieco. Per la gioia degli apocalittici che richiamano la morte perché temono la vita.
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