2024-07-09
Entusiasmo tra i dem. Ma ora copieranno le idee della gauche?
Le posizioni della sinistra italiana su Ucraina e Gaza sono agli antipodi. Per questo c’è già chi auspica una «macronizzazione». Il popolo ha votato come doveva, i buoni hanno vinto: a queste condizioni, evviva la democrazia. È stato sufficiente che l’accozzaglia progressista ottenesse la maggioranza dei seggi in Francia perché la sinistra italica ed europea si riconciliasse con il voto e con le masse. Dopo il primo turno, quando sembrava che il Rassemblement national potesse davvero arrivare al governo, i cari democratici si scervellavano per escogitare soluzioni che depotenziassero o vanificassero il verdetto delle urne e consentissero di evitare il peggio (per loro). All’ordine del giorno c’era l’allarme democratico, bisognava impedire al popolo di decidere per sé stesso poiché, con tutta evidenza, non era in grado di amministrarsi. Ora invece - grazie alle magie del secondo turno e agli accordi, più che legittimi e regolari ma comunque profumati di intrallazzo, intessuti da liberali e gauchiste - tutto è tornato alla normalità e si possono celebrare le meraviglie della consultazione.Ezio Mauro, per dirne uno autorevole, applaude il «vero suffragio universale». E si entusiasma perché il «risultato è clamoroso, frutto di una vera e propria mobilitazione nazionale dei cittadini che ha portato a una partecipazione al voto vicina al 70%, coinvolgendo le generazioni più giovani. Ancora una volta, al momento di consegnare la Repubblica al nazional-sovranismo lepeniano e alla sua eredità post fascista mai dismessa», continua l’editorialista principe di Repubblica, «la Francia si è fermata, ha invertito la rotta e ha salvato molto più di sé stessa: perché nel voto erano in gioco i valori liberal-democratici, vale a dire la cultura politica dell’Europa e dell’Occidente, oggi sfidata dai populismi e dai nuovi autoritarismi che insieme propongono lo scenario pericoloso di una democrazia illiberale».Limpido: avesse vinto la destra, sarebbe stato un trionfo dell’autoritarismo. Ma poiché ha perso, siamo al capolavoro liberal-democratico, apprezziamo il colpo di reni e la dignità finalmente ritrovata dei francesi. Ovazione.Poi, vabbè, si sorvola sul fatto che la Le Pen abbia preso il 37,1% dei voti, ben più di Macron e di Mélenchon, ma sono dettagli futili. Contano i seggi e le alchimie parlamentari, tutto il resto è noia e fascismo. Si vede che quasi il 40% dei francesi non rileva, la democrazia appartiene ai vincitori, se sinistrorsi. Amen.Resta, tuttavia, qualche lieve incognita di cui gli entusiasti dem italiani dovrebbero per lo meno interessarsi, visto che sono subito partiti alla carica gridando che si deve prendere esempio dalla Francia e si deve agire come la sinistra di quei paraggi per vincere di nuovo. Ci chiediamo: il Partito democratico e gli altri che ora si spellano le mani - commentatori televisivi e cartacei compresi - si riconoscono davvero nel Fronte popolare che fa incetta di scranni parlamentari? Sarebbe interessante saperlo. Si riconoscono nella folla rovente scesa in piazza nella notte del dopo voto a tirare molotov e a ruggire la rivolta delle periferie? Se così fosse, ci sarebbe vagamente da preoccuparsi. E ci sarebbe pure parecchio da stupirsi: sulla questione palestinese e la guerra in Ucraina ci risulta che la sinistra italica abbia espresso posizioni molto macroniane e pochissimo vicine alla granitica critica di cui Mélenchon si è fatto volentieri portavoce, entusiasmando schiere di seconde, terze e quarte generazioni di musulmani (che, infatti, ora festeggiano).Vale la pena, a tale proposito, di riprendere l’analisi - enfatica ma non sbagliata - che hanno prodotto i veri alleati italiani de La France insoumise, ovvero gli extraparlamentari di Potere al popolo. «La France insoumise non ha vinto perché ha fatto la grande ammucchiata di centrosinistra come oggi in Italia tutti, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, provano a dire», scrivono i compagni. «Ha vinto esattamente per il contrario. Ha vinto perché, a partire dal 2008, ha rotto con il centrosinistra francese che, esattamente come in Italia, ha privatizzato, precarizzato, devastato e impoverito le classi popolari di Francia. Lo ha fatto lottando fianco a fianco con le piazze di lavoratori e lavoratrici, di seconde e terze generazioni, che i sindacati di là hanno avuto il coraggio di mobilitare, mentre qui in Italia il sindacalismo concertativo, dal 2008 in poi, ha fatto da tappo».Severo ma giusto. E non è finita. Secondo Pap, Mélenchon ha avuto successo poiché è stato «capace di rompere anche con le altre forze che ora compongono il Nouveau front populaire e che probabilmente sono disposte ad andare con Macron. Ha rotto con il Ps e il resto della sinistra quando non difendeva i manifestanti e i Gilet jaunes dalle violenze della polizia, quando non attaccava il fascismo delle forze dell’ordine, ha rotto sull’islamofobia che Lfi cerca di combattere mentre altre forze di sinistra no, ha rotto quando, con enormi difficoltà, ha provato a entrare nei quartieri popolari, mentre la sinistra tradizionale cercava il voto dei già inclusi. Se oggi Lfi è stata costretta a trovare un compromesso con forze screditate come il Partito socialista, lo ha fatto da una posizione di forza ottenuta in virtù di quella rottura, con un programma ecosocialista che chiede la riduzione dell’età pensionabile, l’aumento del salario minimo e il blocco dei prezzi». Forse non condivisibile, ma vero.Dunque? La Schlein e i suoi soci hanno improvvisamente deciso di schierarsi con gli estremi? Sono divenuti rivoluzionari? Sarebbe giusto saperlo, visto che esultano come se avessero vinto loro. Sospettiamo, tuttavia, che, al di là degli entusiasmi, i nostri progressisti non siano troppo cambiati. Sfruttano il Fronte popolare per tirarsela da trionfatori ma qualcuno ha già indicato la via di uscita. I nostri dem rassicurano che Mélenchon non potrà imporre la sua visione così com’è, dovrà moderarsi, macronizzarsi un po’, e tutto filerà liscio.Se ci pensate, questa è proprio bella. Celebrano la democrazia perché ha vinto la sinistra, escludendo le destre al 37%. Poi, però, sperano che quella sinistra non faccia ciò che ha promesso e che le ha consentito di ottenere un bel risultato, ma si adegui alle linee guida del mainstream europeo e transnazionale. Tradotto: la sinistra ha vinto, Macron è salvo, dunque la democrazia ha esaurito la sua funzione. Adesso la si può riporre in un cassetto e si può tornare a imporre le antiche soluzioni, quelle contro cui la maggioranza del popolo francese (di destra e di sinistra) ha votato con rabbia e convinzione.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)