2024-11-09
Sinistra al manicomio, letteralmente
Una supporter dem a Las Vegas piange dopo i risultati (Getty Images)
Il «Guardian» offre «servizi di supporto» ai dipendenti scossi dal risultato americano, Harvard sospende le lezioni. Ma per Michele Serra «patologici» sono i repubblicani.Il giornale inglese di sinistra The Guardian, dopo l’elezione di Donald Trump, ha inviato una mail ai dipendenti offrendo «servizi di supporto gratuiti» per ristabilire il benessere dei collaboratori dopo il trauma causato dalla vittoria di The Donald. Diversi professori di Harvard hanno cancellato le lezioni per le crisi in cui sono caduti molti studenti dopo la vittoria di Trump sulla Harris che, da quelle parti, aveva il suo quartier generale. Già nel 2016, quando vinse Trump per la prima volta, molti professori rimandarono gli esami e cambiarono molte lezioni scrivendo che potevano prendersi del tempo libero per riprendersi dai traumi psicologici di questo che oggi chiamano «A Very Dark Moment», un momento veramente buio, che richiama il titolo del film su Churchill a proposito della seconda guerra mondiale.Un più modesto e casereccio Michele Serra, a proposito delle elezioni di Trump, ha detto che «è il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché patologico a sua volta». Ad un’analisi anche sommaria il verdetto non può che essere il seguente: i malati non sono i 72 milioni di americani che hanno votato Trump, ma coloro che hanno inviato l’e-mail del Guardian, i professori dell’università di Harvard, il nostro vate Michele Serra. La malattia della quale sono affetti è l’agorafobia, parola di origine greca che viene da agorà, «piazza», e phobia, «paura», etimologicamente «paura della piazza»: una sensazione di forte disagio e disorientamento quando un soggetto si ritrova in ambienti per lo più all’aperto o affollati, non familiari, dove ha la sensazione che la situazione gli possa sfuggire di mano. Questo lo porta a cercare immediatamente una via di fuga perché non sostiene l’ansia in lui crescente e corre verso una situazione, un luogo, uno spazio che considera più sicuro. È l’esatto contrario della claustrofobia, la paura dei luoghi chiusi, dal latino claustrum, «luogo chiuso». Questi signori, infatti, sono abituati a vivere nei loro luoghi chiusi, o meglio aperti solo a chi decidono loro, legittimamente; trovano un sicuro riparo all’interno delle loro convinzioni per lo più ideologiche - cioè costruite su pregiudizi che precedono i giudizi e, quindi, li falsano - e, appena accade qualcosa nell’agorà, al di fuori dei propri luoghi chiusi, che va in senso contrario a ciò che loro pensano dovesse accadere, vengono aggrediti dall’ansia - financo accompagnata da sudori freddi e, spesso, da incontinenze intestinali - perché è successo il contrario di quello che loro avevano previsto. Il problema centrale non è tanto che sia avvenuto il contrario, ma che ciò che è avvenuto è sbagliato e certamente rappresenta un errore in quanto non è quello che pensavano loro. Del resto, se il Guardian e i professori di Harvard hanno ritenuto di dover offrire un supporto rispettivamente ai dipendenti e agli studenti, perché hanno considerato un trauma (pensate che uno studente di Harvard ha dichiarato che quando è stata proclamata la vittoria di Trump ha pianto per ben un’ora intera) ciò che è accaduto appena hanno saputo della vittoria, dall’altra parte Serra ha parlato chiaramente, come avete letto, di Trump come un capo patologico. In pratica 72 milioni di malati di mente che popolano gli Stati Uniti e ai quali, per essere conseguenti al ragionamento di Serra, si dovrebbe vietare il voto come è previsto per gli incapaci di intendere e di volere. Leggo poco, per sincerità, Michele Serra, e quindi non posso dare un giudizio complessivo su quello che scrive, ma su questa solenne cazzata mi sento di formulare la seguente domanda: «Chi cacchio è Serra per dare del patologico a 72 milioni di americani? Sigmund Freud? Carl Gustav Jung? Viktor Frankl? È forse un sociologo o uno psicologo delle masse? Ha condotto ricerche negli Stati Uniti circa la salute mentale degli elettori repubblicani? O è in preda a un attacco di claustrofobia perché in quella piazza è stato colto da ansia in quanto percepita come non familiare e abituale? C’è poco da fare, nella piazza c’è il popolo e il popolo, ci dispiace per il Guardian, per Harvard e un po’ meno per Serra, decide ciò che gli pare e piace spesso indipendentemente e in senso contrario a ciò che, dal chiuso delle loro stanze e dei loro circoli asfittici, costoro profetizzano. Sono agorafobici. Amano gli spazi chiusi e protetti delle loro convinzioni. Dà loro ansia qualsiasi cosa accada al di fuori di esse, come la vittoria di Donald Trump. L’agorafobia si cura ma per curarla uno dovrebbe non avere la convinzione di avere una sorta di verità assoluta in tasca.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)