2022-01-05
Sindacati e industriali uniti dal Covid: chi rifiuta la puntura può far la fame
Cgil, Uil e Confindustria d’accordo nel negare lo stipendio ai non vaccinati. Per Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini l’obbligo va esteso a tutti i cittadini, per evitare discriminazioni. Mandare famiglie sul lastrico, invece, va bene.Dobbiamo aggiungere un nuovo miracolo al novero - già piuttosto corposo - dei prodigi compiuti dal regime sanitario. Grazie all’ossessione pandemica siamo riusciti a scovare e addirittura a catturare il più straordinario degli ircocervi: la fine della lotta di classe. Proprio così, signori: sindacati e padroni, eterni nemici, hanno finalmente trovato un’intesa, viaggiano sugli stessi sentieri, si scambiano tenerezze d’amore. Il risultato «inorgoglisce» Alberto Bombassei, fondatore della storica Brembo nonché autorevolissimo e ascoltato esponente confindustriale. In un’intervista concessa alla stampa, Bombassei ha celebrato la ritrovata armonia, «la stretta collaborazione con i sindacati interni ed esterni sul fronte della pandemia». Tale corrispondenza sensuale «è la dimostrazione delle cose belle che riusciamo a fare quando azienda e sindacato marciano sullo stesso binario. Ogni volta che avviene, è un fatto estremamente positivo per il Paese».Su che cosa si fonda, dunque, lo spettacolare sodalizio? Semplice: sull’imposizione dell’obbligo vaccinale. I dirigenti delle principali sigle sindacali e Confindustria sono concordi: in un modo o nell’altro, i lavoratori - se vorranno riscuotere il salario - dovranno sottoporsi all’iniezione. Bombassei sintetizza in maniera spiccia, da uomo che non ama perder tempo: «In fabbrica soltanto se vaccinati, non perdiamo il treno della crescita». Ora, in quale stazione fermi questo treno della crescita non lo sappiamo. Sappiamo invece che l’aereo della crescita è rimasto miseramente ancorato al suolo, bloccato dalle 1.322 letterine di licenziamento appena spedite da Air Italy ai dipendenti per festeggiare l’anno nuovo. Ma ci rendiamo conto che siano dettagli, minuzie a fronte delle lodi dell’Economist all’Italia o delle vittorie sportive, risultati che riempiono di gioia Bombassei: «Arrivato alla mia età ormai non pensavo che avrei assistito a simili performance».Visto il momento eccezionale, il grande industriale pretende dal governo gesti forti: «Questa discussione su green pass e obbligo vaccinale è durata fin troppo», sentenzia. Certo, il ritornello lo conosciamo: è l’ora di obbedire, non di ragionare. Ma l’aspetto più bello della faccenda sta proprio nel fatto che i sindacati la pensino allo stesso modo. Sia Maurizio Landini (Cgil) sia Pierpaolo Bombardieri (Uil) sono allineati alle posizioni degli industriali: chi entrerà in fabbrica dovrà essere vaccinato. Avanti compagni, siringa e martello!Soltanto su un punto le linee si distanziano. Bombassei ritiene che l’obbligo vaccinale sia necessario soltanto «per entrare in fabbrica, negli uffici, nei posti di lavoro». Insomma è favorevole all’ultra green pass con scappellamento a destra, perché l’obbligo erga omnes gli sembra difficile da mettere in pratica. I sindacati, invece, hanno appena intuito che qualcosa non torna. «No a discriminazioni», dice Bombardieri.Già, i nostri eroi si rendono conto che obbligare i lavoratori a farsi la puntura (pena rinunciare allo stipendio) potrebbe essere lievemente discriminatorio. Sentite però come escono dall’impiccio: «Meglio l’obbligo per tutti», dichiara Bombardieri. «È dal mese di agosto dello scorso anno che lo chiediamo!», tuona Landini. «Pensiamo però che si debba estendere l’obbligo a tutti i cittadini. […] La trasmissione avviene fuori dai posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblici, nei luoghi affollati». Capito? Per non discriminare gli iscritti al sindacato, meglio infierire su tutti: mal comune mezzo gaudio, mirabolante strategia. Forse a Landini sfugge che per salire sui mezzi pubblici sarà necessario esibire la tesserina da vaccinazione anche senza obbligo, ma son dettagli. Il punto è che «l’uomo del popolo», l’intransigente portavoce dei metalmeccanici si è risolto a prendere sottobraccio Bombassei e gli amici di Confindustria.C’è un solo, minuscolo, problema. La sempre auspicata concordia arriva su una misura totalmente inutile. Imporre adesso l’obbligo - come persino molti corifei della Cattedrale Sanitaria ammettono - non cambierà l’andamento dei contagi. Inoltre è ormai noto ed evidente a tutti che un ambiente pieno di vaccinati non garantisce protezione dei contagi. Eppure sindacati e industriali, rivoluzionari e padroni, marciano compatti: niente vaccino, niente lavoro, niente assegno a fine mese.Al netto del sarcasmo, la situazione è sconfortante. Dalle associazioni di categoria e dai sindacati ci saremmo aspettati ben altro atteggiamento. Chiaro: industriali e commercianti, nei mesi passati, hanno accettato ogni forma di restrizione pur di rimanere aperti. Hanno fatto da spalla al governo pensando così di evitare blocchi e inaccettabili fermate. Ma insistere persino di fronte al fallimento plateale dei passaporti sanitari rinforzati è un po’ troppo, specie se si ripensa alla foga con cui gli industriali - un annetto fa, prima dell’era vaccinale - chiedevano regole più lasche per far rientrare i lavoratori in azienda. Quanto al sindacato, stentiamo a capire quale sia la sua utilità residua. Esso dovrebbe, almeno in teoria, tutelare chi lavora, garantire i suoi diritti. Invece briga perché sia cancellato il diritto di non vaccinarsi e insiste a far dipendere la sopravvivenza di operai e dipendenti dalla puntura.Insomma, entrambe le forze (sulla cui rappresentatività, prima o poi, si dovrà pur aprire una riflessione) si stanno mobilitando a sostegno di provvedimenti che non gioveranno agli imprenditori (anzi, rischiano di metterli in seria difficoltà) ma in compenso danneggeranno i lavoratori. Sono talmente succubi della retorica sanitaria, talmente stretti nella tenaglia ideologica del governo da infilare da soli le mani nella tagliola.Che si festeggi, allora: la complicità è stata infine stabilita! Guardiamo con speranza il futuro: la pace sociale sarà fondata sulla guerra civile permanente.