2018-07-24
Silenzi e omissioni. Su Marchionne Torino come l’Urss
Dal male alla spalla al necrologio di John Elkann. La casa madre esce dall'impasse grazie a Grande Stevens: tumore ai polmoni.Il responsabile delle attività europee lascia, deluso dalla scelta di Manley, e il titolo soffre senza crollare Il Cavallino perde più di tutti (-5,22%), seguito da Exor (-3,64%), Fca (-2,73%) e Cnh industrial (-2,09%).Lo speciale contiene due articoliAlla fine il giallo l'ha risolto l'Avvocato, inteso come Franzo Grande Stevens: Sergio Marchionne sta morendo di cancro ai polmoni, per «la sua incapacità di sottrarsi alla sigaretta». D'accordo con la famiglia Elkann-Agnelli, domenica pomeriggio ha scritto a un giornale non di proprietà del gruppo torinese, in questo caso Il Corriere della Sera, come sempre ha fatto la Fiat ogni volta che c'era da dare una brutta notizia. E dopo un mesto balletto di silenzi e mezze verità, sulla vicenda umana del manager italo-svizzero naturalizzato canadese cala il sipario. Che sia un grande fumatore, addirittura a getto continuo, lo sanno tutti coloro che lo hanno incontrato. E poi se era socio e consigliere di amministrazione della Philip Morris da un decennio vuol dire che gli piaceva proprio, il tabacco. Quando si parla di multinazionali quotate a New York e a Milano non è facile gestire la malattia di un amministratore delegato. Da un lato bisogna evitare che ci siano speculazioni sul titolo della società. Dall'altro non si devono creare delle asimmetrie informative tali per cui i pochi che sanno la verità siano avvantaggiati su tutti gli altri. E poi, per via della benedetta legge sulla privacy, c'è sempre un dibattito su quale rilevanza abbiano per il mercato le notizie sulla salute di un personaggio pubblico. Quando poi si tratta di persone di enorme potere, è sempre in agguato il paragone grottesco con i presidenti dell'Unione sovietica, che di solito avevano un semplice raffreddore fino a pochi minuti prima di morire. Dunque Marchionne scompare dai radar dopo il 26 giugno, quando a Roma partecipa alla presentazione della nuova Jeep realizzata appositamente per i carabinieri. I presenti ricordano che non era in forma e respirava male, ma faceva anche un gran caldo. Il 5 luglio, inizia a uscire il primo spiffero, su Internet. Il sito Lettera43, con un articolo di Giovanna Predoni, racconta che «da una settimana il capo di Fca ha annullato tutti gli impegni». E poi aggiunge: «Secondo indiscrezioni ora si trova in una clinica in Svizzera, dove si è sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Un portavoce di Fca, interpellato in merito, ha precisato che Marchionne si è operato alla spalla destra ed è ora in fase di recupero. È previsto un breve periodo di convalescenza». La storia dell'operazione alla spalla, dal punto di vista della comunicazione, è una mezza verità a doppio taglio. Ha il pregio di non essere una bugia, il che poi potrebbe dare problemi con le autorità di vigilanza, ma è anche una notevole minimizzazione quando si scopre che siamo in presenza di un male incurabile. In più, a meno che la spalla sia finita sotto un trattore, di solito non si richiede una lunga convalescenza. Con le voci sempre peggiori che s'infittiscono di giorno in giorno, la mattina di giovedì scorso, Lettera43 torna alla carica: «A oggi è molto probabile, a meno di recuperi formidabili, che l'ad di Fca non possa essere presente alla conference call sui risultati prevista per il 25 luglio». Dopo di che registra il «no comment» del gruppo e punta il dito: «C'è un problema molto serio di comunicazione ai mercati». Un problema che ha spostato denari? In realtà, per tutta la scorsa settimana Fca si è mossa in linea con gli indici e i «guardiani» della Consob non hanno rilevato movimenti anomali. Ma è certo che lo staff di comunicazione del gruppo e di John Elkann era assai preoccupato e giovedì aveva un solo, disperato, obiettivo: arrivare indenni a sabato, ovvero poter parlare a mercati chiusi. La scelta, sabato, è stata di rispettare al massimo la riservatezza di Marchionne e dei suoi cari. E quindi nessuna notizia sul suo male. Al mattino vengono riuniti d'urgenza tutti i cda delle società coinvolte (Fca, Cnh, Ferrari) e vengono scelti i successori del manager che aveva salvato Fiat da morte certa. In serata, ecco un comunicato sulle sue condizioni di salute con l'ammissione che «sono intervenute complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questi motivi Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa». E anche adesso il manager si trova sempre in terapia intensiva all'Universitätsspital di Zurigo, dove è entrato il 28 giugno per un dichiarato intervento alla spalla destra. Ma quello che conta, per i mercati, è che Fca non abbia nascosto l'impedimento assoluto del suo numero uno. E non l'ha fatto. Neppure nel weekend, però, da Torino spiegano che cosa ha veramente. E allora, come sempre accade quando ci si chiude a riccio, fioriscono le illazioni. Si pensa a un errore, o a un imprevisto, in sede di anestesia, oppure a un ictus o a qualche tumore che ha invaso la spalla. È un altro sito, Dagospia, a fare lo scoop: «Marchionne colpito da un tumore ai polmoni». Questo la mattina di domenica, quando i giornali sono pieni di commemorazioni in vita del povero Marchionne, complice il fatto che lo stesso Elkann ne parla al passato («Non torna, è stato il migliore»). Ieri mattina, infine, ci pensa Grande Stevens a raccontare la verità, con una lunga lettera al Corriere di Urbano Cairo, nella cui parte finale scrive: «Quando ho saputo che era ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette (…). Poi ebbi la conferma da Zurigo che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine». Francesco Bonazzi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/silenzi-e-omissioni-su-marchionne-torino-come-lurss-2589492597.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-nuovo-ad-e-laddio-di-altavilla-allarmano-i-mercati-e-gli-analisti" data-post-id="2589492597" data-published-at="1757874973" data-use-pagination="False"> Il nuovo ad e l’addio di Altavilla allarmano i mercati e gli analisti L'importanza di Sergio Marchionne all'interno di Fca si vede anche in questo momento di transizione per i vertici del gruppo Fca. Alfredo Altavilla, braccio destro di Marchionne e tra i favoriti a prendere il posto di ceo di Fca, ieri ha lasciato la carica di direttore operativo Europa, Africa e Medioriente del Lingotto. La carica ad interim sarà assunta da Mike Manley che da meno di ventiquattro ore è stato nominato amministratore delegato del Lingotto dopo il precipitare delle condizioni di salute di Sergio Marchionne, considerate «irreversibili» e pertanto molto gravi. Altavilla lavorerà con il neo amministratore delegato fino alla fine di agosto per assicurare il proprio supporto durante la transizione. Le deleghe di Altavilla, dunque, verranno divise tra Manley e Richard Palmer, il direttore finanziario (terzo nome in lista per la poltrona operativa più alta di Fca) che si occuperà di curare a livello globale tutte le attività di sviluppo a livello commerciale. Ufficialmente, si legge nel comunicato di Fca, Altavilla lascia il gruppo automobilistico per perseguire altri interessi professionali. In realtà sono in molti a sostenere che dietro il passo indietro di Altavilla ci sia proprio la nomina di Manley alla guida del gruppo. Altavilla è stato nominato direttore operativo Emea il 12 novembre 2012, ma ha iniziato la sua carriera al Lingotto molto tempo prima. Nel 1990, infatti, è stato assunto in Fiat auto, dove inizialmente si è occupato di operazioni internazionali nell'ambito delle attività di pianificazione strategica e sviluppo prodotto. Nel 1995 è stato nominato responsabile dell'ufficio Fiat auto di Pechino e nel 1999 responsabile delle attività in Asia. Dal 2001 si è occupato di sviluppo commerciale, assumendo nel 2002 il coordinamento delle attività riguardanti l'alleanza con General motors e, nel 2004, l'incarico di gestione di tutte le alleanze. A luglio 2009 è entrato nel cda di Chrysler e a ottobre 2009 è stato nominato vicepresidente esecutivo dello sviluppo commerciale del gruppo Fiat. Da novembre 2010 a novembre 2012 è stato anche presidente e ad di Iveco. Altavilla è stato uno degli uomini chiave della fusione con Chrysler, l'operazione che ha portato al rilancio del gruppo automobilistico italiano. In molti pensavano che potesse essere proprio lui a raccogliere il testimone del manager italocanadese; una scelta che poi il cda ha deciso di far ricadere su Manley. Tra l'altro, il manager a maggio scorso è diventato membro del cda di Tim, indicato dal fondo americano Elliott dopo il riassetto dell'azienda di tlc alla luce dello scontro con il socio francese Vivendi. Ad ogni modo, le dimissioni di Altavilla e l'impasse che stanno attraversando i vertici del Lingotto non sembrano convincere agli analisti. In realtà, i quattro titoli del gruppo quotati in Borsa hanno perso terreno, ma senza esagerare. Il problema riguarda più il futuro del gruppo nel lungo periodo. Ferrari è quella che ha perso più di tutti (-5,22% a 113,45 euro), seguita dalla capogruppo Exor (-3,64% a 54,54 euro), da Fca (-2,73% a 15,968 euro) e da Cnh Industrial (-2,09% a 8,638 euro). Banca Akros ha ridotto la raccomandazione sul titolo del Cavallino rampante da «accumulate» a «neutral» (da accumulare a neutrale), con prezzo obiettivo che scende da 132,5 a 120 euro. Per gli esperti «il mercato aveva aspettative molto alte sui risultati che Sergio Marchionne avrebbe portato a Ferrari nei prossimi cinque anni. Ora riteniamo che al nuovo ceo, Louis Camilleri, servirà del tempo per conoscere la società e non saremmo sorpresi se posticipasse il Capital markets day in agenda a settembre». Giudizio simile da Banca Akros anche su Fca. In questo caso il prezzo obiettivo scende da 25 a 22,5 euro: «Il peggioramento delle condizioni di salute di Marchionne ha accelerato un processo già in atto», evidenziano gli analisti, che però si dicono «non certi al 100% che l'esito di tale processo sarebbe stato identico. Ad ogni modo, la notizia giunge come una sorpresa negativa. È possibile che riparta una qualche speculazione di fusione e acqusizione (da altri gruppi, ndr) ora che la leadership di Fca si è indebolita in modo così brusco». Per Equita sim (che consigliano di mantenere il titolo senza venderlo con prezzo obiettivo a 21,8 euro su Fca), «alla luce dei successi degli ultimi 14 anni l'uscita di Marchionne è indubbiamente una grave perdita. Riteniamo che ciò possa pesare soprattutto su Fca», con gli analisti della sim che invece pensano si possa allontanare «il potenziale di una eventuale acquisizione (conoscendo le qualità di negoziatore di Marchionne)». Mediobanca securities (prezzo obiettivo a 22,7 euro su Fca) ritiene che l'uscita del manager italocanadese «aumenti la volatilità del titolo». Il gruppo di Piazzetta Cuccia crede che «il mercato si aspettasse che Marchionne sorprendesse ancora con un ultimo fusione prima del suo ritiro». Al momento, quindi, Piazza Affari appare piuttosto incerta sul futuro del gruppo Fiat Chrysler. Gli analisti credono che un matrimonio come quello prospettato con Hyundai per sviluppare il settore delle auto elettriche ora possa saltare. Sarebbe un peccato, oltre che un grande danno per la più importante azienda del Paese. Gianluca Baldini
Jose Mourinho (Getty Images)