2021-08-05
A Siena Letta vuole usare il forziere europeo
Il segretario pd simula il mea culpa su Mps: peccato fosse uno dei simboli dell'osmosi finanza-politica, dati i suoi incontri con l'allora capo dell'istituto. Ora, nella città del Palio, l'ex premier ricorre a vecchi trucchi: finanziare un polo scientifico coi fondi del Recovery.Carte del processo Antonveneta. Agenda di Giuseppe Mussari, presidente Abi e presidente del Monte dei Paschi di Siena. Settimana tra il 26 aprile e il 2 maggio del 2010. Martedì 27 si vede in bella evidenza l'appuntamento per l'assemblea di Mps. Mercoledì 28, dopo aver raggiunto Roma in treno, Mussari incontra l'onorevole Enrico Letta, successivamente vicesegretario del Pd, premier, transfuga in Francia e, dal 12 marzo scorso, successore di Nicola Zingaretti alla segreteria del partito. Il dettaglio aiuta la lettura del presente. Anzi, per essere più precisi, aiuta la lettura dell'intervento di Letta pubblicato ieri in edicola sulla prima pagina di Repubblica. «A Siena ci si illuse di poter diventare il cuore della finanza italiana», scrive Letta, aggiungendo che «Così non andò. Ci sono stati errori e mancanze della sinistra sui quali è mio impegno rafforzare una critica onesta per un cambiamento radicale». Dobbiamo dedurre che che quel «ci si illuse» sia rivolto anche a sé stesso. Oppure dobbiamo immaginare che nel lontano aprile 2010, Letta abbia bussato alla porta dell'ufficio di Mussari (allora molto trafficato) per tirargli le orecchie e prendere le distanza dall'intero circo senese. Difficile immaginarlo. Perché se urlò all'indirizzo di Mussari lo fece con tale delicatezza che nessuno mai se ne è accorto. E soprattutto perché nel gennaio 2013 (da vice segretario del Pd) ebbe a rilasciare una intervista al Sole 24 Ore piena di imbarazzo per quanto accaduto e trasudante desiderio di lasciare ad altri la patata bollente. Era scoppiata, infatti, da poco, l'inchiesta sull'acquisto di Antonveneta da parte di Mps, la madre di tutte le crisi bancarie, e l'attuale capo del Nazareno si limitò a prendere le distanze scaricando le colpe sulla banca e sulla dirigenza locale. «Il sistema bancario e il sistema politico sono autonomi», disse. «Per quanto riguarda Mps, la territorialità della banca ha prodotto un eccesso di municipalismo che ha rappresentato una zavorra per il sistema politico locale già dai tempi della Dc. Invito comunque a ricercare negli atti parlamentari le tante proposte del Pd che vanno nella direzione di una stretta sui derivati». Non sapendo che dire si limitò a puntare il dito sul provincialismo pensando di lavarsi la coscienza politica con una proposta di legge sui derivati. Come se Alexandria o gli altri magheggi finanziari fossero la causa e non il mezzo. Adesso che mancano due mesi alle elezioni a Siena, dove si candida, il segretario del Pd non riesce a tenere su la maschera. Nemmeno a parole riesce a superare la coazione a ripetere su Mps. Inaccettabile che Letta pensi di voltare pagina dopo che gli investitori privati hanno perso almeno 15 miliardi nella banca e i contribuenti italiani rischiano di pagarne altri 17. Inaccettabile, ma comprensibile. Come dire, chiedo il colpo di spugna e mi dileguo.Invece la cosa più grave è tornare sul luogo del delitto e spacciare come un cambio di paradigma la stessa minestra riscaldata con cui Ds, Margherita e Pd hanno gestito il «groviglio armonioso». Nella lettera pubblicata da Repubblica, il docente di Sciences-Po individua per il rilancio della città e della banca quattro obiettivi. Mantenimento dei posti di lavoro, marchio e unità del gruppo, tutela del territorio e ruolo dello Stato. Ma come? Per voltare pagina, Letta propone quello che la sinistra ha sempre fatto con la differenza che il Covid ha annullato il Palio e ora non può affacciarsi dalla finestra della banca per ammirare piazza del Campo. Così come a differenza di un tempo la coperta è più corta e sa di non poter garantire la piena occupazione. Ed è qui che Letta dimostra la continuità. Se non basteranno i soldi dei contribuenti per tutelare il territorio, c'è sempre il Pnrr. «Tls, Toscana life sciences», spiega, «grazie alla Regione e gli enti locali, può trovare grazie alla pandemia una forte accelerazione». Ora, «con i soldi del Pnrr si può fare di più e creare il Polo delle scienze della vita». Vale la pena ricordare che Fabrizio Landi, il patron di Tls è stato più volte avvistato alla Leopolda e certo non è un avversario dell'ambiente della sinistra toscana. E quindi Letta avrebbe potuto almeno sforzarsi di trovare un altro esempio per voltare pagina. Al di là dei partner ci sono anche dubbi sul contenuto del progetto. O il leader fluido del Nazareno ha in mente una diabolica quanto intelligente sinergia tra Unicredit e il polo biotech senese che in comune hanno un grande fondo americano. Blackrock è socio di Gae Aulenti e pure di Gsk, la multinazionale britannica, che con la fondazione ha aperto a Siena uno dei tre centri di ricerca globale. Quindi o Letta saprebbe cose che gli italiani al momento ignorano. Oppure anche lui le ignora e allora ci ricasca con la mangiatoia pubblica. Usare i fondi del Pnrr per finanziare il seggio elettorale è quello che l'Europa non ci chiede. Giusto per fare un paragone all'altezza dei suoi tweet.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
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