2021-02-02
Siamo a Kafka: vietato ciò che è permesso
Ministri, tecnici, commissari e media di regime: tutti a gridare allo scandalo perché la gente passeggia per strada come pure è consentito fare dalle «loro» regole. E anche la zona gialla diventa un incubo. Non è più una distopia sanitaria, ma qualcosa di molto peggio: un insieme di distopie che si sovrappongono e si fondono, rafforzandosi l'un l'altra. C'è un po' di George Orwell, un pizzico di Philip K. Dick, una manciata di Aldous Huxley, e un tocco di Franz Kafka che non guasta mai. Il sistema delle zone colorate sembra ideato da quest'ultimo. È un incubo burocratico che si presenta ammantato di inflessibilità, ma si rivela poi estremamente duttile nell'applicazione, nel senso che il perimetro dei divieti muta costantemente. Il governo inizia dicendo che il semaforo sarà categorico, pura scienza: il destino delle regioni dipenderà dai numeri. Solo che poi, in modo del tutto arbitrario, i parametri vengono modificati. Il passaggio di Veneto, Lazio, Lombardia e altre regioni in zona gialla, ad esempio, è avvenuto ieri, e non domenica come in tutte le altre occasioni. Perché? «Motivi tecnici», dicono, intanto imprenditori e commercianti si dibattono nel pantano kafkiano. Ed è qui che entra in gioco Philip Dick. Domenica non era ancora scattato il passaggio di colore che già dai giornali e dai palazzi governativi partiva la caccia all'untore. «Zona gialla non significa scampato pericolo. Serve ancora la massima prudenza se non vogliamo tornare indietro rispetto ai passi avanti delle ultime settimane», tuonava Roberto Speranza. Forse al ministero della Salute è attiva la Precrimine di Minority Report, la squadra che punisce i reati ancora prima che vengano commessi. Ne fanno parte, oltre al ministro, anche Agostino Miozzo del Cts e il commissario Domenico Arcuri. Il primo nel fine settimana si è affannato a ripetere che «zona gialla non significa normalità» e che si rischia di «far schizzare la curva». Il secondo - invece di pensare ai suoi disastri - dallo studio di Fabio Fazio ha esibito il ditino alzato: «Se ricominciamo a far finta di niente e assistiamo alle scene di folla, perderemo di nuovo il controllo dell'epidemia». Ah, poi c'è Walter Ricciardi, secondo cui l'allentamento delle chiusure in alcune regioni è addirittura «un problema». Quindi ti concedono la zona gialla ma subito ti devono far presente che la situazione è grave; subito devono mettere le mani avanti preparando il ritorno all'arancione o, peggio, al rosso. Fingono persino di non rendersi conto che queste pressioni e questo allarmismo scriteriato causano soltanto danni: perché uno dovrebbe evitare di uscire se gli prospettano un rapido ripristino delle restrizioni? Ovviamente, l'apparato mediatico ci mette del suo, con una sorveglianza orwelliana, cioè totale e mistificatoria. Ieri sui giornali e sul Web era un tripudio di fotografie «scandalose», sempre le stesse due o tre. Ecco gli assembramenti sui Navigli a Milano! Ecco gli irresponsabili che fanno la movida! Siamo arrivati al punto che è vietato anche ciò che è permesso dalla legge. Se è rimasto qualcuno sano di mente, ci spieghi dove diamine sarebbe la movida. Domenica Milano era in zona arancione, dunque bar e ristoranti non potevano far accomodare i clienti all'interno. Quindi nei locali non c'era alcun assembramento. C'erano, sì, un po' di persone che si godevano il sole facendo due passi. Qualcuno fumava una sigaretta, altri bevevano un caffè o una bibita d'asporto. C'era pure chi osava sedersi lungo la carreggiata, magari rivolto verso l'acqua del Naviglio. Tutto ciò è stato sintetizzato dal Corriere della Sera come «allarme folla». Ora, fino a prova contraria, in zona arancione è concesso uscire di casa, passeggiare, andare in bicicletta, acquistare cibo e bevande d'asporto. I cittadini ritratti nelle «foto choc», dunque, non stavano violando la legge. Ma sono stati sbattuti in prima pagina come idioti che spargono il contagio. A corredo, c'è da notare un particolare allucinante: le stesse testate pronte a infierire contro i lombardi irresponsabili sono le stesse che celebrano le piazze russe in cui gli oppositori di Putin si assembrano come rettili. È un po' lo stesso discorso che fecero con le adunate di Black lives matter negli Usa: se esci di casa a prendere aria sei un cretino spargitore di peste; se invece ti inscatoli per le vie al fine di osteggiare i sovranisti cattivi, allora sei un eroe civile. Meravigliosa coerenza. Pure tralasciando i deliri giornalistici, qualcuno dovrebbe rassegnarsi a fornire qualche spiegazione: ma in base a quali valutazioni scientifiche si sostiene che persone munite di mascherina - all'aperto e in una giornata di sole - diffondano il contagio? Chi attribuisce ai sedicenti esperti, ai ministri mentitori e agli inefficienti commissari il diritto di biasimare gli italiani che rispettano le norme e che, per giunta, hanno dimostrato una pazienza da santi sopportando qualunque assurdità? La mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini è inaudita, l'arroganza con cui si calpesta la democrazia è senza pari, e la deriva psicotica in cui l'intera nazione è precipitata risulta evidente. Le tirate sugli irresponsabili, gli allarmi sulle zone gialle, la paura alimentata a mezzo stampa hanno uno scopo preciso: terrorizzare le persone, causare una perdita di lucidità che impedisca di vedere i problemi reali (ad esempio la sciagurata gestione dei vaccini, o il vergognoso occultamento delle fesserie commesse con i piani pandemici). Sembra che vogliano trasformare gli italiani in tanti Francesco Piccolo. Lo scrittore, appena reclutato da Repubblica come editorialista, ieri ha riempito due paginate di giornale per dire che ha paura dei suoi figli. Sentite che scrive del più piccino: «Va alle medie, è sempre andato a scuola finora, e vive con me. Quando torna a casa dico: togliti le scarpe, lavati le mani. Lui sbuffa e dice sì. Poi si avvicina, mi abbraccia e io dico, scansandomi: ti sei lavato le mani? Ma sì!, dice lui. E così mi lascio abbracciare mentre penso: e se non le ha lavate? E se le ha lavate male? E se mi sta spalmando il virus?». Certo, si potrebbe ridere delle ossessioni del letterato chic. Ma quanti sono ridotti come lui? E quanti bambini e ragazzi ne stanno facendo le spese, arrivando in casi estremi a tentare il suicidio? Vogliono ridurci a larve sterilizzate, ad amebe scosse dai tremiti di terrore. Non più esseri umani, ma plancton. Invertebrati sottomessi e vigliacchi, per sempre imprigionati nella zona rossa della mente.